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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

09/11/14

Padri e madri in piazza per difendere il diritto alla Bigenitorialità

Padri e madri in piazza per difendere il diritto alla Bigenitorialità

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Per Bigenitorialità si intende il principio per cui un bambino ha il diritto ad avere un rapporto stabile con entrambi i genitori, anche nel caso che siano separati o divorziati

E proprio per difendere questa prerogativa a Roma e in altre 35 città italiane e francesi, genitori, nonni, figli e associazioni si sono incontrati la mattina del 15 ottobre 2014 davanti alle sedi giudiziarie per manifestare con sit-in, flash mob e proteste spontanee per reclamare più diritti per i propri figli e una corretta applicazione della legge 54 sull’affido condiviso, tradita e disattesa inspiegabilmente da molti giudici e tribunali grazie anche alle nuove norme introdotte surrettiziamente dal governo Renzi col Decreto Filiazione e dalla mancanza di provvedimenti che tutelino le famiglia duramente colpite dalla crisi economica.

Un male che si perpetua ormai da anni a danno dei minori e della società intera. L’inosservanza, infatti, del principio di bigenitorialita’ spinge gli operatori della Giustizia a relegare la famiglia all’interno di un modello ormai arcaico, sopratutto in relazione al ruolo della donna, costretta in tal modo ad essere sempre dedicata – anche forzatamente, per via giudiziale – ad occuparsi dei figli e della casa, e a non poter pensare a realizzarsi anche nel mondo del lavoro e delle professioni. Questo, infatti, richiederebbe una concreta collaborazione dei mariti (ed degli ex, nella separazione) che, invece, la disapplicazione dell’affido condiviso impedisce del tutto.

Anche la mancata applicazione del mantenimento diretto, previsti dalla L. 54, segna una continuità sub-culturale che non aiuta la donna a crescere professionalmente e crea, di fatto, un welfare occulto a carico del genere maschile che, nel 98% dei casi, ne risulta gravato. L’attuazione di tale mantenimento, che prevede ad ogni genitore di provvedere alle spese del minore quando è con se, responsabilizza entrambi i genitori, elimina i conflitti ed assicura al minore di ricevere sempre ed in ogni caso il necessario.

I genitori e tutte le associazioni chiedono  così risposte e soluzioni ai continui passi indietro che si fanno in tema di bigenitorialità e affidamento condiviso dei minori. Non ultimo il tanto sbandierato Decreto Filiazione, il decreto legislativo 28 dicembre 2013, n. 15 entrato poi in vigore il 7 gennaio 2014 e che persegue un principio sacrosanto: l’uguaglianza tra i figli nati dentro e fuori dal matrimonio. Peccato che per farlo ne violi uno altrettanto sacrosanto: l’uguaglianza tra i genitori dei figli.

Il decreto filiazione non solo va oltre la legge delega ma modifica in peius la legge n. 54/2006 sull’affidamento condiviso, già tradita nei suoi principi fondamentali negli otto anni di applicazione durante i quali il principio del “condiviso” è stato sostituito dal “falso condiviso” restaurando il dominio incontrastato di un genitore (la madre) sull’altro (il padre), quest’ultimo relegato ad un ruolo marginale.

Tale situazione non è più accettabile nel 2014, si tratta di una vera e propria discriminazione sessuale che va abrogata immediatamente nell’interesse delle famiglie italiane e soprattutto dei minori in primis.

La legge 54 del 2006 sull’affidamento condiviso tuttavia è, e rimane, una buona legge non ancora applicata dai tribunali italiani.  Il rodaggio di questi otto anni di applicazione ha mostrato alcune distorsioni in contrasto col dettato di legge. È comune in Italia che, quando una coppia si divide, i figli vengano di fatto affidati a uno solo dei genitori con marginalizzazione del ruolo dell’altro, di solito il padre. Ciò comporta gravi ripercussioni (sia dal punto di vista biomedico che sociale) sui minori e, a cascata, sull’intera società. Il presupposto per una giusta applicazione dell’affidamento condiviso e quindi del diritto alla bigenitorialità, può essere realizzata consentendo ai figli di avere oltre che due genitori, spesso anche una doppia casa. È sufficiente pensare che se il figlio è affidato a due genitori, quasi inevitabilmente avrà due case, due domicili, perché il luogo dei suoi interessi e affetti sarà duplice. La bigenitorialità presuppone due nuclei  attorno ai quali si svolga la vita del minore, due luoghi ove si realizzi la sua personalità, in termini di istruzione, di socializzazione, di accrescimento psicologico, di svolgimento di attività ludiche o sportive, insomma due “genitori parimenti genitori”, “due case parimenti casa”.

I genitori e le organizzazioni presenti con questa iniziativa hanno chiesto l’adozione da parte dei servizi sociali della Carta dei Servizi, l’istituto di un Tribunale unico della famiglia costituito esclusivamente da giudici esperti in diritto di famiglia, l’istituzione dei patti prematrimoniali, l’introduzione della mediazione familiare gratuita, l’abolizione delle competenze civili dei tribunali per i minorenni e l’introduzione del reato di “stalking familiare”.

di Massimiliano Gobbi - 8 novembre 2014 - 18:12
fonte: http://www.ilcorrieredellacitta.com


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