Il settimanale tedesco Die Zeit in un articolo ha descritto gli
orientamenti della Cancelliera sul futuro della Bce e sui prossimi
appuntamenti istituzionali italiani...
Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo
l’articolo di Giorgio Ponziano apparso su Italia Oggi, il quotidiano
diretto da Pierluigi Magnaschi
Angela Merkel ci prova. Otterrebbe due piccioni con
una fava. Libererebbe il posto di presidente della Bce, per issarvi un
uomo di sua fiducia, e avrebbe a capo dell’Italia, il paese oggi
più-antitedesco, un (quasi) amico, in grado di contrastare l’egemonia
renziana e allo stesso tempo tranquillizzare i mercati finanziari. È
stato il settimanale tedesco Die Zeit a svelare il piano della
cancelliera tedesca, con un titolo a tutta pagina: Mario Draghi si
trasferisce a Roma? Ovvero sarà lui il prossimo presidente della
Repubblica?
Il nome del presidente della Bce era circolato lo scorso anno, in
occasione delle votazioni per il Capo dello Stato, salvo poi il
pellegrinaggio bipartisan per convincere Giorgio Napolitano a rimanere.
Ora l’argomento torna di attualità e la Merkel non vuole perdere l’occasione di fare bingo.
Die Zeit è un settimanale tedesco che dà spazio all’analisi politica
ed è solitamente bene informato sui comportamenti della cancelliera. È
stato fondato ad Amburgo nel 1946 e vende circa mezzo milione di copie.
Dal 2004 è diretto da Giovanni di Lorenzo, un giornalista italiano
naturalizzato tedesco che ha svelato di avere votato due volte alle
ultime europee: la prima presso il consolato italiano e la seconda in
una scuola elementare di Amburgo. Quindi tutti coloro che hanno il
doppio passaporto hanno anche (se vogliono) il doppio voto.
Oltre alla staffetta Napolitano-Draghi egli ha pubblicato anche il
nome dell’aspirante sostituto di Draghi al vertice della Bce, si tratta
del finlandese Erkki Liikaner, ex-commissario europeo, fedelissimo della
cancelliera. C’è pure una data: primavera 2015, appena dopo
l’approvazione delle riforme istituzionali. In Germania sono convinti
che Silvio Berlusconi non accetterà un candidato targato Pd e che i
5stelle ripeteranno il copione dell’altra volta, non parteciperanno ad
alcuna trattativa e nei fatti si escluderanno. Poiché coi soli voti
piddini (e nemmeno tutti: ricordate i 101 di Prodi?) non si va da
nessuna parte, Renzi dovrà tirare fuori dal cappello un candidato super
partes: chi più autorevole di Draghi?
Il leit motiv dell’ufficio stampa della Bce è: Draghi finirà il suo
mandato. Ma le divergenze nella Bce sulla linea da tenere per cercare di
dare ossigeno all’economia europea potrebbero incidere sulle decisioni
del presidente. Del resto una banca centrale, in questo caso la banca
d’Italia, ha già pagato tributi alla politica con Carlo Azeglio Ciampi,
Lamberto Dini, Fabrizio Saccomanni (e indirettamente con Mario Monti,
Tomaso Padoa Schioppa, Piercarlo Padoan). Ancora una volta quindi
sarebbe un economista a correre al capezzale della politica, formando un
tandem con Renzi per cercare di riuscire finalmente a portare il Paese
fuori dal tunnel.
L’altro ieri Draghi era all’università Roma Tre per commemorare il
centenario dell’economista Federico Caffè. A margine del convegno ha
avuto una fitta serie di incontri. Poi è stato contestato dagli studenti
(con intervento delle forze dell’ordine) con cartelli e slogan contro
la finanza che padroneggia e impoverisce le società. Lui ha scelto la
strada del dialogo: «L’attuale livello di disoccupazione – ha detto- è
inaccettabile, va contro ogni nozione di equità ed è la più grande forma
di spreco di risorse. Sono qui per spiegarvi l’azione che la Bce ha
intrapreso per rispondere alla crisi in cui l’area euro, e specialmente
l’Italia, si trovano».
Draghi sarebbe la persona giusta, secondo i tedeschi, per co-guidare
l’Italia anche perché assicurerebbe quel rigore dei conti che sta tanto a
cuore a Berlino. Non a caso Die Zeit sta portando avanti una campagna
contro il finanziamento pubblico del Kirchentag, un grande meeting
organizzato dalle chiese protestanti ogni due anni. È finanziato dallo
Stato, dai Länder e dai Comuni e in questo periodo di crisi, secondo il
giornale, non è ammissibile che questi soldi escano dalla casse
pubbliche. «Che le chiese finanzino le loro feste», titola il
settimanale, che scrive: «Perché i cittadini che non sono stati
battezzati o che non hanno ricevuto la confessione devono pagare
manifestazioni come questa»?
La recessione incomincia a farsi sentire anche in Germania, e il
giornale lo registra. Il governo tedesco è contrario al piano di
acquisto di titoli cartolarizzati proposto da Draghi, duramente
contestato dal ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble: «Non sono
particolarmente contento dell’acquisto dei titoli cartolarizzati da
parte della Bce. Bisogna agire con prudenza anche per evitare conflitti
di interesse o parvenze di conflitti di interesse tra politica monetaria
e vigilanza, che devono essere rigorosamente separate all’interno della
Bce».
Si tratta di uno sgambetto di non poco conto poiché l’acquisto di
titoli è uno dei pilastri della strategia disegnata da Draghi affinché
la Bce sia protagonista di una politica di rilancio dell’economia
europea. Insomma, Draghi si verrà a trovare al centro di una bagarre
economica (in Europa, quando incomincerà a comprare titoli di Stato) e
politica (in Italia, quando Napolitano alzerà bandiera bianca). Si
preannuncia, per lui, una primavera calda. In attesa degli eventi ha
tracciato in un’intervista a un quotidiano lituano una sorta di bilancio
della sua presidenza alla Bce: «L’area dell’euro ha dolorosamente
riconosciuto i difetti nel suo design originale e adottato importanti
iniziative per ripararli. Ci sono regole più severe per le politiche di
bilancio, più forte sorveglianza degli squilibri macroeconomici, un
prestatore di ultima istanza per i titoli sovrani sotto forma di
meccanismo europeo di stabilità, e ci sarà presto un ecoscandaglio per
un settore bancario più integrato grazie alla creazione di un meccanismo
di vigilanza unico. L’area dell’euro ha attraversato la sua difficile
fase iniziale di apprendimento e ora prosegue nel suo cammino».
Ancora: «Ora è nelle mani dei governi agire con decisione su
ulteriori riforme strutturali – afferma Draghi- in grado di garantire
una maggiore crescita sostenibile e l’occupazione nell’area dell’euro.
Inoltre, sul lato della politica fiscale, i governi dovrebbero
utilizzare i progressi compiuti nel risanamento dei conti pubblici per
rendere le politiche di bilancio più favorevoli alla crescita. Da parte
nostra, siamo pronti a ricorrere a strumenti non convenzionali
aggiuntivi all’interno del nostro mandato, modificando le dimensioni e
la composizione dei nostri interventi non convenzionali in caso di
ulteriori rischi collegati a un periodo troppo prolungato di bassa
inflazione».
La Merkel (e i tedeschi) erano abituati a presidenti della Bce più
malleabili. Anche per questo cercano di staccare per Draghi un biglietto
per Roma. Così potrebbero essere tutti contenti, pure Silvio
Berlusconi, che accettando Draghi riuscirebbe addirittura a fare pace
con la sua nemica tedesca.
fonte: http://www.formiche.net
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