Un presidente: perché Renzi ha fatto finta di eliminarci?
“Renzi sbaglia a prevedere un percorso di
due anni per arrivare a una legge di riforma costituzionale. Le Province
vanno abolite da domani mattina”. Parola del presidente della Provincia
di Cremona, Massimiliano Salini, secondo cui il ddl Delrio “non fa
altro che rimandare la soluzione del problema come hanno già fatto prima
di lui Tremonti, Monti e Letta”. Insomma una riforma troppo timida,
quella approvata ieri in via definitiva dalla Camera dei Deputati con
260 sì, 158 no e 7 astenuti. Salutata come la norma che dice addio alle
Province, nella realtà ne svuota soltanto le funzioni pur senza
eliminarle. Insieme a Comuni e Regioni, le Province sono infatti uno
degli enti dell’ordinamento della Repubblica previste dalla
Costituzione, e non possono essere abolite con legge ordinaria.
Come presidente di un ente Provincia, come giudica il ddl Delrio?
Condivido l’idea di rivedere radicalmente
la struttura dell’amministrazione dello Stato, ponendosi nella
prospettiva di superare le Province. Il presupposto deve essere però
un’aggregazione dei Comuni, che oggi sono una miriade. Nella sola
provincia di Cremona se ne contano 115 dei quali la stragrande
maggioranza ha meno di 5mila abitanti. L’articolazione amministrativa è
talmente atomizzata da rendere impossibile il dialogo tra Comuni così
piccoli e i livelli amministrativi superiori. Occorre quindi che
l’abolizione delle Province vada di pari passo con la fusione tra Comuni
in modo che questi ultimi abbiano almeno 100mila abitanti e siano in
grado di interloquire direttamente con le Regioni e lo Stato.
Condivide il metodo graduale seguito dal governo Renzi?
No, il mio giudizio sul ddl Delrio è che è
una riforma fin troppo timida, in quanto prevede un triplo passaggio per
arrivare all’abolizione delle Province che finirà per creare soltanto
confusione.
Ritiene che si debba fare subito le legge costituzionale?
Su questo non ci sono dubbi. La Provincia è
un ente per molti versi anacronistico, e per eliminarla occorre
intervenire con un disegno di legge costituzionale. Prima Monti, poi
Letta e ora Renzi hanno continuato a rimandare il problema, lasciandosi
intimorire dalla lobby dei difensori dello status quo a tutti i costi.
Non condivido quindi il tentennamento implicito nella riforma Delrio,
con un’articolazione graduale che non lascia intendere quando si metterà
la parola fine alle Province. Al contrario, nella prospettiva di
un’aggregazione per legge dei Comuni fino a raggiungere i 100mila
abitanti, ritengo che le Province possano essere abolite anche domani
mattina.
E’ vero che le Province sono un pozzo senza fondo di sprechi o si tratta di un falso mito?
Come tutte le altre articolazioni dello
Stato, a seconda di come sono amministrate le Province possono generare
valore aggiunto oppure sprechi. Per ciascun cittadino italiano, il costo
politico degli amministratori provinciali è pari a un euro all’anno. Il
vero spreco c’è quando questi ultimi lavorano male. Il costo della
politica si misura sulla capacità degli amministratori di sfidare il
contesto pubblico con soluzioni innovative. Quando non si innova si
costa, mentre quando si individuano risposte adeguate si crea valore e
si aumenta il beneficio per i cittadini.
Può fare un esempio?
Quando sono stato eletto presidente della
Provincia di Cremona, quest’ultima aveva 120 milioni di euro che in
cinque anni sono scesi a 80 milioni. Abbiamo costituito un fondo
immobiliare dove abbiamo collocato l’intero patrimonio della Provincia. I
proventi derivati da questo conferimento hanno consentito di abbattere
drasticamente il debito, dismettendo una serie di palazzi che nelle mani
dell’ente pubblico si stavano disfacendo, mentre affidati a un ente
privato hanno ripreso a ricevere un’adeguata manutenzione.
(Pietro Vernizzi)
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