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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

03/04/14

Quelli che accusano il popolo di populismo mentre servono i banchieri



Quelli che accusano il popolo di populismo mentre servono i banchieri




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Francesco Venerando Mantegna

La Nuova Italia lo ha sancito a chiare lettere nel proprio manifesto fondativo: non si tratta di far uscire l’Italia dall’Euro, bensì di sopprimerlo, in quanto moneta orfana di sovranità nazionale o federale, cioè politica ed istituzionale. L’Euro è privo di controllo diretto da parte dei parlamenti e dei governi degli Stati membri della UE. Nei quindici anni trascorsi dalla sua introduzione, esso ha fallito l’obiettivo sostanziale, che era quello di migliorare la circolazione monetaria favorendo la dinamicità dei mercati ed i consumi, ingranaggi di sviluppo in un contesto sociale ampio, senza confinamenti rigidi.  Apprezzabile l’idea, ma sbagliati i modi, i tempi e la logica di gestione. E’ stato un atto di malafede e di idiozia politica aver soppresso le banche centrali e le sovranità monetarie nazionali, per dar luogo ad una moneta unica il cui soggetto politico di riferimento è inesistente. In questo caso l’inesistente Federazione  (politica) di Stati con una banca centrale unica, interamente pubblica e controllata dal Parlamento e dal Governo federali, oltre che dai singoli Stati federati, comunque sovrani su parecchie materie.
L’Euro non ha fatto diventare l’Europa quella potenza economica strombazzata da tanti demagoghi, né ci sono le condizioni per credere, sia pure in prospettiva, che esso possa diventare rivale del dollaro. In buona sostanza, non potrà esistere una moneta unica forte europea sin quando i governi degli Stati membri non avranno realizzato riforme strutturali che siano compatibili ed armonizzabili tra loro, e soprattutto sin quando non sarà votata direttamente dai popoli una Costituzione federale.
Quindi la prima questione Euro sul tappeto è politica ! Chi è titolare dell’Euro ? A chi appartiene il denaro sotto forma di euro ? Era  questo l’interrogativo di Giacinto Auriti, allorquando tutti eravamo distratti da altre cose o eventi, magari avvenuti perché programmati di proposito. Nel Trattato di Maastricht non v’è una riga che spieghi a chi appartiene l’euro, diceva Auriti. Se ci venisse detto che il denaro appartiene ai popoli e che la Bce ha solamente il diritto di stamparlo, questo potrebbe essere accettabile, ma se ci viene detto che appartiene alla Bce, allora prende corpo la colossale truffa  ! Si, aveva  visto proprio giusto, Auriti, mentre quasi tutti avevamo le bande dei ciuchi agli occhi.
Una verità fasulla e paradossale è emersa sull’appartenenza della moneta unica. Olli Rehn, da vicepresidente della Commissione europea, ha affermato che  “al momento dell’emissione, le banconote in euro appartengono all’Eurosistema e che, una volta emesse, sia le banconote che le monete in euro appartengono al titolare del conto su cui sono addebitate in conseguenza”. Si arguisce perciò che la proprietà della moneta è in prima istanza dell’Eurosistema, cioè l’insieme della Bce e delle banche centrali nazionali che ormai ne sono filiali. La moneta diventa dei cittadini solo in seguito ad un prestito da parte della banca. Ma in quale Costituzione di quale Stato Europeo è stata mai scritta e votata una tale scelta ?
Come si è potuti arrivare all’art.128 comma 1 del “Trattato di funzionamento della UE” saltando la volontà dei popoli europei ? Quel Trattato afferma: “La Banca centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in euro all’interno dell’Unione. La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione.”
Frase confezionata senza possibilità di errore dai banchieri e condivisa nei fatti da una classe politica collusa, complice, non certo dai popoli ! Nel Trattato non esiste alcun riferimento alla “proprietà” della moneta, ecco perché appare legittima e oggettiva la deduzione di una colossale truffa in danno dei cittadini.
A tutti coloro che alimentano dubbi e timori sulle possibili conseguenze di un’uscita dall’Italia dall’euro, c’è semplicemente da chiarire che non si tratta di uscire dall’euro, ma da un sistema di truffa legalizzato, estraneo a qualsivoglia diretto mandato popolare. E’ quindi l’Euro che deve scomparire, non i popoli europei ad uscirne.  In una democrazia la proprietà della moneta non può che appartenere al popolo, che producendola attraverso il lavoro ed il risparmio dei cittadini,  ne forma il valore. L’esempio che faceva il prof. Auriti, al riguardo, era di singolare chiarezza: se un banchiere va su un’isola deserta e stampa moneta, quella moneta non avrà alcun valore.
La base della truffa risiede nel suo stesso atto d’origine, cioè nella stampa del denaro, in quanto la Bce non possiede in precedenza i soldi che presta, li crea nell’atto stesso di prestarli. Abbiamo quindi subìto un esproprio di portata epocale. Una banca dovrebbe poter prestare i soldi che  realmente possiede, di cui è proprietaria in virtù delle proprie  “legittime” prestazioni di servizio, non i soldi di cui sono legittimi proprietari i cittadini. E se la banca presta soldi non suoi, applicando interessi e lucrando, la sua attività è da definire a tutti gli effetti una truffa in danno della società.
La situazione è precipitata quando la “cupola finanziaria” è riuscita a chiudere il cerchio (la truffa) facendo perdere ai governi degli Stati membri ogni facoltà di controllo sull’emissione della moneta. Senza neanche rendercene conto, ci è stata scippata la sovranità monetaria. Oggi la Bce (posseduta integralmente da banchieri privati) emette la moneta e la presta a chi essa decide, come dove e quando. E’ ora di finirla con i giochi di parole, voltando le spalle alla vera origine dei problemi: i banchieri sono riusciti ad imporre alla società una condizione vincolante, rendendola ineluttabile come una sorta di dogma: cioè che il denaro da loro emesso è l’unico strumento di misura di ogni attività umana. Attraverso questo sistema hanno umiliato il lavoro vero ed esaltato quello virtuale, assieme all’attività speculativa. Si è passati ad una dittatura finanziaria che sfrutta il lavoro di milioni di persone per arricchire a dismisura una casta di poche migliaia di individui. Da ciò deriva il fatto che in Italia, ad esempio, un operaio prende 1.500 euro al mese ed il manager dell’azienda pubblica in cui lavora, ne prende 500 mila, sedicimila euro al giorno ! 
Va riformato dalle fondamenta l’intero sistema bancario e finanziario che sta alla base della gestione UE. Sono i governi quali organi elettivi a stabilire criteri e metodi di gestione del rapporto tra banche e Stati, tra banche e privati, quindi: soppressione della riserva frazionaria (la banca presta solo i soldi che ha nel proprio portafoglio, non quelli dei clienti e dei risparmiatori), accettazione del rischio d’impresa per i banchieri, eliminazione di qualsivoglia concorso di finanza pubblica, diretto o indiretto, in favore delle banche.
I Francesci l’hanno capito, gli Spagnoli e i Portoghesi pure, i Greci lo stanno subendo in termini di massacro economico. Noi Italiani continuiamo a tifare per questo o quel leader, abituati come siamo alle stravaganze ed alla inveterata immaturità politica. Siamo truppa, vogliamo essere guidati da un pastore col bastone, non importa sotto quale simbolo elettorale. In realtà ci sarebbero già i numeri per stoppare questa Unione Europea pilotata dal sistema bancario, a partire dalla Trilateral Commission (fondata nel 1973 da David Rockefeller), per giungere alla logica della Troika ed al superclub affaristico-speculativo Bilderberg.
Grazie a questo sistema, sono diventati ministri economici dei governi solo quelli graditi alla “cupola finanziaria”, veri affidatari/fiduciari dei poteri forti, per blindare ed applicare le logiche bancarie in stretta connessione con la spremitura fiscale. Qui entra per l’appunto in scena il MES (Meccanismo di Stabilità Europea), quello che la bieca malafede politica ha fatto passare come “Fondo salva-stati”. Un meccanismo perverso che esalta la truffa dei banchieri in danno dei popoli. Ci indebitiamo in Italia per ulteriori 125 miliardi di euro (il nostro debito pubblico è ad oltre 2.000 miliardi di euro), 15 miliardi da dare subito e… siccome non li abbiamo, facciamo nuovi debiti, a cui vengono applicati nuovi interessi. Ma per essere salvati da cosa e da chi ? Nessun salvataggio, se dovessimo essere sull’orlo del fallimento (e lo siamo già) la cupola finanziaria ci offrirà la cortese “opportunità” di nuovi prestiti, ingigantendo il debito e rendendo perenne la macchina degli interessi passivi. Ci sono quelli che di soldi vivono e quelli che di soldi muoionoMilioni di persone potranno soffrire,  subire la fame, fallire, impiccarsi… I banchieri no, loro non fanno impresa come tutte le altre imprese, affrontando il rischio, loro non hanno alcun rischio, lavorano con la cartastraccia che stampano sotto forma di banconote . Se i banchieri rubano i risparmi dei cittadini che lavorano e li trasformano in arricchimento proprio, sono considerati dei ricchi galantuomini…, tanto i buchi neri delle loro banche, i latrocini, le tangenti, i titoli tossici… li coprono i cittadini grazie alla spremitura fiscale.
Partiamo da questo problema, se vogliamo discutere di politica economica, saltando a piè pari le quotidiane oscillazioni delle borse e dello spread. Un tumore maligno, o viene estirpato o ti porta inesorabilmente alla morte.  Se non moriamo prima e riusciremo a superare questa grande truffa organizzata, dovremo mettere mano alle riforme vere di cui abbiamo bisogno, a partire dallo smantellamento di una burocrazia sterile, che si traduce in un danno della società Italiana, un sistema elefantiaco corresponsabile della dissoluzione dell’impresa, determinato in primo luogo da una classe politica incapace e maneggiona, ai vari livelli, da quello nazionale alla scala municipale.

Francesco Venerando Mantegna - 27/3/2014


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