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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

30/03/14

Cantieri senza soldi e operai. La Capitale dei lavori in corso



C__WEB

Roma, emblema dell’immobilismo e dei cantieri che non partono. O che se partono, poi si fermano e non finiscono più. Domani saranno trascorsi due mesi esatti, eppure sono ancora tutte lì le ferite causate dal nubifragio che si è abbattuto sulla Capitale lo scorso 31 gennaio. A 60 giorni dall’acquazzone che ha provocato frane e smottamenti, aperto voragini, distrutto strade e prolungato esponenzialmente i tempi già biblici della mobilità capitolina, sono ancora tante, troppe le vie chiuse al traffico.
Il risultato è che ci sono interi quadranti ostaggio degli ingorghi, situazione cronica che finisce per condizionare, come un domino, tutta la città. Non solo. Al momento soltanto alcuni cantieri sono partiti, anche se a ritmo molto lento, mentre nella maggior parte dei casi c’è in campo un esercito di esperti, ingegneri, geologi e avvocati, tutti impegnati nel cercare di capire, caso per caso, quali siano le modalità operative più adatte. Di ruspe e operai, però, in giro se ne vedono ben pochi e la pazienza dei cittadini è già terminata da tempo, fra maledizioni, invettive, lettere di comitati di quartiere arrabbiati, prese in giro e contestazioni ironiche. In totale, abbiamo contato almeno quindici situazioni veramente critiche, figlie dell’ondata di maltempo di fine gennaio. Ma, anche a causa della scarsità di risorse economiche a disposizione del Comune di Roma, di maestranze operative se ne vedono poche, e nemmeno tutti i giorni.
In questo contesto, ad esempio fa specie vedere la frana che ostruisce via del Foro Italico nella stessa situazione di due mesi fa. Un’arteria fondamentale, la Tangenziale Olimpica, già trafficata in situazioni normali, resa ormai impercorribile da quando il doppio senso è assicurato su una corsia sola. Pazienza terminata anche sulla Cassia Antica, dove lo smottamento di piazza dei Giuochi Delfici mette da settimane in crisi Corso Francia e tutta Roma Nord. Fra la Panoramica aperta in un solo senso di marcia e la Trionfale interdetta, poi, è sempre più difficile scendere a valle da Monte Mario. Da Roma Nord a Roma Ovest la distanza non è molta: basterebbe percorrere via Anastasio II, che però è ancora chiusa per colpa di una buca gigante. Complicato destreggiarsi al Gianicolo, dove è ancora lì il muro crollato su via Porta San Pancrazio, così come la voragine di via Revoltella, a Monteverde. Anche l’Aurelia è un disastro per i lavori di allargamento della consolare, ma soprattutto per la chiusura al traffico di via di Brava e via di Malagrotta.
TANGENZIALE
E BUROCRAZIA
Quella della Tangenziale Olimpica è la questione più sentita dai romani, perché interessa un’arteria che collega la città da sud-est a nord-ovest. La frana che si è abbattuta sulle barriere antirumore fra viale Tor di Quinto e Corso Francia, in direzione Stadio Olimpico, è ancora al suo posto. Nel frattempo, si è provveduto solo a regolare la circolazione nei due sensi attraverso un «imbuto» sulla carreggiata opposta. «Sono terminati i monitoraggi - assicura l’ufficio stampa dell’assessorato capitolino ai Lavori Pubblici - Ora stiamo riempiendo una cavità sotterranea. Ci vorranno ancora dai due ai tre mesi per riportare tutto alla normalità». Eppure c’è chi sostiene che i tempi potevano essere molto più stretti. Come l’Acer, Associazione Costruttori Edili di Roma e Provincia, che a quattro giorni dallo smottamento aveva presentato al sindaco Marino «a titolo gratuito» un dettagliato progetto firmato dall’ingegner Alessandro Focaracci. Costo totale dell’intervento: 1,4 milioni, da poter appaltare in brevissimo tempo. Nonostante la proposta-lampo, tuttavia, si è preferito temporeggiare, col risultato che a quasi due mesi di distanza il Comune è stato costretto a far suo il progetto dell’Acer. «Era già tutto fatto - spiega il presidente Edoardo Bianchi - Per evitare conflitti d’interesse, avevamo anche chiesto di escludere dall’appalto le ditte che facevano parte della nostra associazione. Eppure in Campidoglio non si sono mossi. Eravamo pronti a lavorare anche sulle altre emergenze, ma data questa situazione abbiamo desistito». Sull’argomento è pronta anche un’interrogazione del consigliere comunale di Fdi, Fabrizio Ghera.
CASSIA ANTICA FERMA AL TAR
Ancor più incredibile la vicenda di piazza dei Giuochi Delfici. In questo caso, a franare sulla strada è stato il muro di contenimento che fa riferimento ad alcune villette private. Anche qui, Comune e Municipio prevedono altri due mesi per riportare la situazione alla normalità, per una spesa di 1,3 milioni. I lavori, però, dovranno essere eseguiti «in danno», quindi pagati dai proprietari degli edifici. La cosa assurda è che i preventivi richiesti dai privati parlano di una spesa massima di appena 300mila euro: una differenza di 1 milione di euro che i proprietari non sono disposti a pagare, a costo di prolungare i tempi di recupero della strada. Ne è nato un contenzioso, con un ricorso urgente al Tar del Lazio, che si pronuncerà mercoledì. Dopodiché, se non si raggiungerà un accordo, probabilmente bisognerà attendere anche il Consiglio di Stato. Nel frattempo, fra le proteste dei cittadini, il cantiere aperto l’11 marzo non è mai partito, in quanto una perizia del gruppo di progettazione del Comune vieta la rimozione dei detriti «per non evitare ulteriori danni strutturali agli edifici». Il risultato è che, specialmente di mattina, Corso Francia, Flaminia e Cassia sono inavvicinabili.


MONTE MARIO FRANA PERENNE
Tutto fermo sulla «montagna di Roma». Sono chiuse al traffico da otto settimane sia la Panoramica che la via Trionfale. Qui gli smottamenti sono continui, l’ultimo dieci giorni fa, ma di operai al lavoro per mettere in sicurezza la zona non se ne vedono. E nemmeno in Campidoglio, dopo due mesi, sanno dare risposte certe. «Forse la prossima settimana potremo fornire risposte più dettagliate», comunicano dal Dipartimento Lavori Pubblici. Ad oggi, è molto difficile per gli automobilisti scendere da Monte Mario a piazzale Clodio e viceversa.
AURELIO SENZA OPERAI
Qualcosa si muove, seppur molto lentamente, nella periferia ovest, dove l’interdizione al traffico di via di Brava e via di Malagrotta ha messo in ginocchio il quadrante da due mesi. In via di Brava, grazie all’impegno della presidente di Municipio, Cristina Maltese, i lavori di ripristino sono partiti, ma purtroppo vanno a singhiozzo: gli operai al lavoro sono pochi, i residenti sono inferociti. E non è detto che si riesca a completare entro aprile. Discorso ancor più complicato per via di Malagrotta, dove insiste anche la raffineria collegata alla discarica. Il problema è che queste due strade permettevano a chi percorreva l’Aurelia di saltare a piè pari l’imbuto cittadino. Cosa che oggi è assolutamente impossibile.
IN OSTAGGIO DELLE VORAGINI
Da un po’ di tempo a questa parte, quando a Roma si apre una buca un po’ più profonda, i residenti tremano. Il terrore è che si possa finire come a via Genzano (Tuscolana) o via Filarete (Pigneto), dove le voragini sono lì, ferme, da un anno esatto. Così, c’è molta apprensione fra la cittadinanza per la buca gigantesca di dieci metri che si è aperta a via Anastasio II, arteria di collegamento fra la zona Clodio e Valle Aurelia. Una zona «difficile», dove un’altra voragine, più piccola, in precedenza aveva tenuto la carreggiata ristretta per ben quattro anni. Altra buca, altro dramma infinito per i cittadini: questa volta in via Revoltella, a Monteverde, strada interdetta al traffico ormai dal un febbraio scorso. Qui nei giorni scorsi alcuni comitati locali hanno lasciato un messaggio inequivocabile: «Mi nonna cor cucchiaio faceva prima», il contenuto delle scritte spray. Ma nonostante questo, non si è mosso molto. Negli ultimi giorni, a questa situazione si sono aggiunte anche quelle di via Ciro da Urbino e via del Pigneto, strade che hanno ceduto adesso ma che erano state già messe a dura prova durante il nubifragio. Procede invece, a sorpresa, il cantiere di via Tor Marancia: qui al lavoro ci sono gli operai di Acea Ato 2 ed entro aprile la strada dovrebbe essere riaperta. Segno che, con organizzazione e fondi a disposizione, i lavori si possono fare e si possono concludere in tempo utile per la soddisfazione dei cittadini. Ma non è questo il caso della capitale d’Italia.

Vincenzo Bisbiglia- 30/03/2014

fonte: http://www.iltempo.it

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