Marine Le Pen piace agli immigrati. Nelle elezioni amministrative che si sono tenute in Francia il leader del Front National conquista anche parte dell’elettorato delle banlieue e cerca di scollare definitivamente dal partito fondato dal padre Jean Marie la storica etichetta di “fascista”. I numeri del disastro del Partito Socialista del presidente Hollande, si trasformano in un trionfo se letti dalla parte dell’estrema destra transalpina (anche se inferiori rispetto alle amministrative del 1995). Sull’onda dell’entusiasmo la Le Pen ha promesso che il FN diventerà “il primo partito alle prossime europee”.
Concetto ribadito anche dal vice segretario generale del Fronte Nicolas Bay che, in un comunicato apparso sul sito ufficiale del partito, ha condannato la “globalizzazione ultra-liberista difesa dal sistema UMPS”. Un gioco di parole alla Grillo (Pdmenoelle) che serve ad identificare come un’unica entità i due partiti europeisti francesi, l’UMP di Sarkozy e il PS di Hollande. Bay ha anche elencato i nomi dei 12 Comuni conquistati dal FN (Beaucaire, Cogolin, Fréjus, Hayange, Hénin-Beaumont, Le Luc, Le Pontet, Mantes-la-Ville, Marseille 7e secteur, Villers-Cotterets, Béziers, Camaret-sur-Aigue) e ha confermato l’elezione di 1546 consiglieri municipali.
Ma qual è il segreto dell’inarrestabile ascesa di un movimento politico fino a pochi anni fa considerato ai limiti della costituzionalità a causa dei toni razzisti e xenofobi propagandati? Secondo il politologo francese di idee liberali, Dominique Reynié, il modello a cui si ispira Marine Le Pen è la scrittrice Oriana Fallaci, “donna di sinistra, insospettabile, femminista” che “se la prende con l’Islam per difendere un modello liberale che sarebbe minacciato dagli invasori”. Come la Fallaci “attacca l’Islam in nome della libertà”, così, spiega Reynié, la Le Pen “difende la laicità, l’uguaglianza uomo-donna, la libertà di opinione, è moderata nell’opporsi alle nozze gay” e si presenta come la paladina delle libertà individuali contro “i musulmani omofobi e intolleranti”. La Destra rappresentata dal FN diventa in questo modo anti-immigrati ma non più razzista.
L’ex presidente della Camera e segretario di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti, preferisce soffermarsi sulle ragioni socio-economiche del consenso ottenuto dalla Le Pen. Bertinotti dà atto alla bionda Marine di aver compreso che il conflitto sociale si è spostato: “Non è più tra destra e sinistra ma tra alto e basso. Tra le élites e il popolo”. Bertinotti imputa la responsabilità del crollo del Ps alla scomparsa della Sinistra dal quadro politico. I giovani, i ceti popolari, la classe media, le banlieue, tradizionale appannaggio elettorale della gauche, oggi votano la Le Pen che ha avuto la “capacità di ricollocarsi a partire dal popolo”. Fondamentale è stato il mutamento del razzismo “da elemento etnico a fatto economico”. Il sindacalista divenuto leader della “Sinistra da bere” spiega che per il FN “il problema non è il colore della pelle ma che gli immigrati rubano il lavoro”. Un populismo però incompatibile, a suo modo di vedere, con quello proposto da Grillo. Il movimento della Le Pen è pur sempre di destra e crede nello “Stato nazionale”, mentre quello a 5Stelle si presenta come una “democrazia referendaria ostile allo Stato”.
Dunque, gli immigrati delle banlieue parigine non hanno più paura, né tantomeno si vergognano, di votare il FN perché la discriminazione sociale e la disoccupazione sono diventate il vero problema. A onor del vero la figlia d’arte Marine è stata preceduta da papà Jean Marie nella ricerca dei voti delle banlieue. Era il 2007, infatti, quando Le Pen padre, impegnato nella campagna elettorale contro Sarkozy, si recò senza subire contestazioni ad Argenteuil, nel quartiere del Val d’argent, località interdetta al futuro presidente della République a causa di una infelice battuta sulla “feccia da ripulire con l’aspirapolvere.
fonte: http://osservatorepolitiko.wordpress.com
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