Varato il ddl Delrio, alla Camera le opposizioni protestano: con le 15 Città metropolitane enti e costi si moltiplicano
Varato il ddl Delrio, alla Camera le opposizioni protestano: con le 15 Città metropolitane enti e costi si moltiplicano
Roma
- Province addio. Con il voto favorevole di 260 deputati la Camera ha
approvato il disegno di legge vergato dal sottosegretario Graziano
Delrio che prevede l'abolizione di questi enti territoriali.
L'ultima parola ora spetta a Napolitano che dovrebbe con la sua firma promulgare la legge. Ed è proprio al presidente della Repubblica che si appella, dopo aver urlato in aula «è un golpe», Renato Brunetta di Forza Italia. «Il Quirinale non si renda complice di questa porcata - avverte - È una vera truffa ed è manifesta la sua incostituzionalità». «Noi sosteniamo da sempre le riforme - gli fa eco Elena Centemero (Forza Italia) - purché siano riforme intelligenti, semplifichino il panorama istituzionale e forniscano servizi efficienti. Il ddl Delrio non risponde a nessuno di questi criteri. Anzi favorisce la creazione di altre poltrone. Siamo di fronte a una confusione molto simile a quella che avevamo denunciato nel 2001 con la riforma del Titolo V e a esserne penalizzati saranno, ancora una volta, i cittadini». Sulla stessa linea i parlamentari grillini che al momento del voto hanno esposto in aula cartelli con su scritte due cifre: «+26.096 e + 5.600». Rappresenterebbero, secondo quanto riferito da Giuseppe D'Ambrosio nel suo intervento, il numero di consiglieri comunali in più e di assessori che saranno nominati in seguito all'entrata in vigore del ddl Delrio. Almeno questa è la stima del Movimento 5 Stelle.
La nuova legge poi consente anche l'uso dell'ironia. E sui social network impazzano battute al riguardo. E sono in molti a notare maliziosamente che le nuove Città metropolitane sono quasi tutte in mano al centro-sinistra e che proprio da queste verranno fuori i «nuovi» senatori previsti dalla riforma Renzi. Insomma una legge cucita addosso a una maggioranza per proprio tornaconto in attesa della modifica radicale del Titolo V della Carta costituzionale. Tra le novità contenute nel testo della legge, oltre l'abolizione degli enti provinciali, c'è la contestuale nascita delle Città metropolitane. Dieci in tutto (altre 5 si aggiungeranno in futuro). L'abolizione delle Province porta in dote in parte ai capoluoghi e in parte alle Regioni, eredità e competenze amministrative. Le Province già commissariate quindi continueranno a esserlo e quelle in scadenza saranno prorogate fino al 31 dicembre 2014, spostando al primo gennaio 2015 il momento in cui le nuove Città metropolitane entreranno a pieno regime. Il presidente della Provincia verrà eletto dai sindaci e dai consiglieri dei Comuni della Provincia e durerà in carica quattro anni. Il relativo consiglio, eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali dei Comuni della Provincia, sarà composto dal presidente della Provincia e da un numero di consiglieri variabile tra le sedici e le dieci unità sulla base della popolazione. Tra gli organi della Provincia è prevista anche l'assemblea dei sindaci. Presidenti e consiglieri provinciali non riceveranno alcun compenso extra rispetto a quello percepito in quanto primi cittadini dei rispettivi Comuni.
Su questo punto è particolarmente critica la Lega che ha ricordato come anche la Corte dei conti abbia considerato il progetto inefficace per il taglio dei costi della politica. «Il messaggio che viene dato a fini propagandistici dal governo - aggiunge la deputata di Forza Italia Sandra Savino - è che con questo voto l'ente sparisca e con esso tutto il carrozzone composto da uffici e strutture. E invece niente di tutto ciò: le Province continueranno a esistere sotto mentite spoglie e continueranno a essere guidate dalla politica, solo senza l'elezione diretta degli organismi di vertice». Profilo questo che renderebbe appunto, per Forza Italia, i nuovi soggetti incostituzionali.
Pier Francesco Borgia Ven, 04/04/2014 - 08:18 -
L'ultima parola ora spetta a Napolitano che dovrebbe con la sua firma promulgare la legge. Ed è proprio al presidente della Repubblica che si appella, dopo aver urlato in aula «è un golpe», Renato Brunetta di Forza Italia. «Il Quirinale non si renda complice di questa porcata - avverte - È una vera truffa ed è manifesta la sua incostituzionalità». «Noi sosteniamo da sempre le riforme - gli fa eco Elena Centemero (Forza Italia) - purché siano riforme intelligenti, semplifichino il panorama istituzionale e forniscano servizi efficienti. Il ddl Delrio non risponde a nessuno di questi criteri. Anzi favorisce la creazione di altre poltrone. Siamo di fronte a una confusione molto simile a quella che avevamo denunciato nel 2001 con la riforma del Titolo V e a esserne penalizzati saranno, ancora una volta, i cittadini». Sulla stessa linea i parlamentari grillini che al momento del voto hanno esposto in aula cartelli con su scritte due cifre: «+26.096 e + 5.600». Rappresenterebbero, secondo quanto riferito da Giuseppe D'Ambrosio nel suo intervento, il numero di consiglieri comunali in più e di assessori che saranno nominati in seguito all'entrata in vigore del ddl Delrio. Almeno questa è la stima del Movimento 5 Stelle.
La nuova legge poi consente anche l'uso dell'ironia. E sui social network impazzano battute al riguardo. E sono in molti a notare maliziosamente che le nuove Città metropolitane sono quasi tutte in mano al centro-sinistra e che proprio da queste verranno fuori i «nuovi» senatori previsti dalla riforma Renzi. Insomma una legge cucita addosso a una maggioranza per proprio tornaconto in attesa della modifica radicale del Titolo V della Carta costituzionale. Tra le novità contenute nel testo della legge, oltre l'abolizione degli enti provinciali, c'è la contestuale nascita delle Città metropolitane. Dieci in tutto (altre 5 si aggiungeranno in futuro). L'abolizione delle Province porta in dote in parte ai capoluoghi e in parte alle Regioni, eredità e competenze amministrative. Le Province già commissariate quindi continueranno a esserlo e quelle in scadenza saranno prorogate fino al 31 dicembre 2014, spostando al primo gennaio 2015 il momento in cui le nuove Città metropolitane entreranno a pieno regime. Il presidente della Provincia verrà eletto dai sindaci e dai consiglieri dei Comuni della Provincia e durerà in carica quattro anni. Il relativo consiglio, eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali dei Comuni della Provincia, sarà composto dal presidente della Provincia e da un numero di consiglieri variabile tra le sedici e le dieci unità sulla base della popolazione. Tra gli organi della Provincia è prevista anche l'assemblea dei sindaci. Presidenti e consiglieri provinciali non riceveranno alcun compenso extra rispetto a quello percepito in quanto primi cittadini dei rispettivi Comuni.
Su questo punto è particolarmente critica la Lega che ha ricordato come anche la Corte dei conti abbia considerato il progetto inefficace per il taglio dei costi della politica. «Il messaggio che viene dato a fini propagandistici dal governo - aggiunge la deputata di Forza Italia Sandra Savino - è che con questo voto l'ente sparisca e con esso tutto il carrozzone composto da uffici e strutture. E invece niente di tutto ciò: le Province continueranno a esistere sotto mentite spoglie e continueranno a essere guidate dalla politica, solo senza l'elezione diretta degli organismi di vertice». Profilo questo che renderebbe appunto, per Forza Italia, i nuovi soggetti incostituzionali.
Pier Francesco Borgia Ven, 04/04/2014 - 08:18 -
fonte: http://www.ilgiornale.it
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