“Potrebbe
mettere la parola fine la sentenza pubblicata oggi dalla Corte
D’Appello di Roma su uno tra i primi casi in Italia che portò
all’attenzione del mondo il problema dell’uranio impoverito”. Lo scrive
in una nota il coordinatore dell’Osservatorio uranio impoverito,
Domenico Leggiero, dando notizia della pubblicazione di una sentenza
della Corte d’appello di Roma che dà ragione a Giuseppina Vacca, madre
di Salvatore Vacca morto a 23 anni per uranio impoverito. La sentenza
respinge l’appello del ministero della Difesa verso la sentenza di primo
grado, che imponeva oltre agli indennizzi anche un risarcimento alla
famiglia del militare morto di oltre 4 milioni.
Vacca, riassume Leggiero, fu “esposto agli effetti dell’uranio
impoverito senza “alcuna adeguata informazione sulla pericolosità e
sulle precauzioni da adottare”; “la pericolosità delle sostanze
prescinde dalla concentrazione”; “condotta omissiva di natura colposa
dell’Amministrazione della Difesa”; “vi è compatibilità tra il caso ed i
riferimenti provenienti dalla letteratura scientifica”; “esistenza di
collegamento causale tra zona operativa ed insorgenza della malattia”;
“comportamento colposo dell’autorità militare per non avere pianificato e
valutato bene gli elementi di rischio”. Questi sono solo alcuni dei
principi contenuti in sentenza da cui emergono gravi inadempienze e la
certezza assoluta del rapporto diretto di causa effetto tra
l’esposizione all’uranio impoverito e le neoplasie che hanno portato
alla morte 333 ragazzi ed oltre 3.600 malati”.
Leggiero ricorda che si tratta “della 47ma sentenza di condanna
ottenuta dall’avvocato Angelo Fiore Tartaglia dell’Osservatorio nei
confronti del ministero della Difesa. E’ stato un crescendo di presa
d’atto da parte della magistratura che oggi ha emesso questa sentenza
unica in Europa che potrebbe chiudere definitivamente il caso uranio
impoverito. Questa sentenza darà certamente una spinta maggiore alla
missione della quarta Commissione parlamentare” che indaga sui casi di
morti per neoplasie di militari in missione.
“La sentenza esce proprio alla vigilia dell’audizione in commissione
d’inchiesta del ministro Pinotti prevista per giovedì, che certamente
prenderà atto delle evidenti ed impetuose motivazioni in essa contenute.
La sentenza -si legge infine- definisce anche un ulteriore problema
sollevato dal ministero della Difesa sulla distinzione netta tra
indennizzi, già ricevuti e risarcimenti, sanciti in sede giudiziaria già
in primo grado. Anche su un caso così complicato la magistratura
-conclude Leggiero- ha saputo intervenire con determinazione e terzietà
nell’argomento riportando in giusto equilibrio quella fiducia necessaria
in un ordinamento democratico tra cittadini ed istituzioni”.
20 maggio 2016,
fonte: http://www.liberoreporter.it
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