QUANDO IL CENTRODESTRA ROMANO SI SVEGLIA DAL TORPORE NEL QUALE E’
SPROFONDATO E MOSTRA SEGNALI DI
VITA DIETRO C’E’ SEMPRE LO ZAMPINO DI FABRIZIO SANTORI, IL CONSIGLIERE
REGIONALE CHE SABATO 8 NOVEMBRE LANCERA’ LA SUA SFIDA A IGNAZIO MARINO
Come si fa a cacciare il sindaco Marino
dal Campidoglio? Esistono tre percorsi: la prima è che muoia, la seconda
che si dimetta spontaneamente e la terza è che venga sfiduciato dal
consiglio comunale. La prima non la auguriamo a nessuno, la seconda è
alquanto improbabile. L’unica via da percorrere è la terza: la sfiducia
dell’Aula Giulio Cesare. Operazione difficilissima ma non impossibile.
Serve una mozione di sfiducia e serve che questo atto, che va votato in
consiglio comunale dalla maggioranza dei consiglieri, arrivi forte di
un sostegno che parta dal basso, dai cittadini.
Ecco perchè Fabrizio Santori, consigliere regionale e in passato consigliere comunale ai tempi di Alemanno, sabato 8 novembre, insieme all’associazione DifendiAmo Roma, ha
invitato tutti i cittadini stanchi di Marino e del suo modo di
governare Roma a firmare una petizione per fargli abbandonare il
Campidoglio, l’appuntamento proprio sotto la statua del Marco Aurelio a
partire dalle nove di mattina. L’iniziativa si chiama “#Sgomma” e ha il
chiaro intento di prendere in giro quel “Daje” targato Marino, slogan
con il quale l’attuale sindaco vinse le elezioni nel Maggio del 2013.
La mozione recita così: “La città di
Roma vive, in particolare da più di un anno a questa parte, uno stato di
degrado, di percezione di insicurezza diffusa e di abbandono
gravissimo, testimoniato dalle numerose manifestazioni che si ripetono
settimanalmente nei diversi quadranti della città. I sottoscritti
cittadini, consapevoli delle gravi quanto acclarate responsabilità
dell’attuale Sindaco, responsabile dell’incapacità ad adempiere i doveri
derivanti dal proprio mandato, e stante l’aggravarsi delle difficoltà
riscontrate nella maggioranza che lo sostiene, esprimono sfiducia, al
dott. Ignazio Marino e lo impegnano a rassegnare le dimissioni da
Sindaco di Roma Capitale”.
Marino, evidenzia la petizione, è stato eletto con “palese
astensionismo e, di fatto, senza il consenso di neanche un terzo dei
cittadini”. Romani che “risultano ad oggi i cittadini più tassati
d’Italia, con aliquote Tares, Tasi e addizionali regionali e comunali
Irpef tra le più alte del Paese”.
Ora non staremo qui ad elencare tutte le
cose che non vanno in città. Basta affacciarsi alla finestra e vi
accorgerete di essere circondati da zingari, degrado e delinquenti che
si aggirano indisturbati per le vie di Roma. Testimonianze evidenti di
un sindaco e di una Giunta leggera e impalpabile che non riesce a tenere
le impegnative briglie della Capitale.
Santori, uno dei pochi a Roma e nel
Lazio in grado di organizzare una opposizione responsabile e lontana da
toni populisti, è chiamato alla sua ennesima prova di forza. Arriva a
questo appuntamento in un periodo in cui l’elettorato del centrodestra
è smarrito e sfiduciato, senza punti di riferimento, costretto ad
aggrapparsi alla giacchetta nordista di Salvini a livello nazionale e a
quella di cachemire di Alfio Marchini a livello cittadino. Due leader
“stranieri”, lontani anni luce dall’universo culturale e politico
dell’elettorato che fu di Berlusconi e di Alemanno. Non è un caso se
Santori, figlio del popolo e senza potentati politici alle spalle, sia
arrivato quarto nel sondaggio lanciato dal quotidiano Il Tempo su un
ipotetico sindaco di Roma. Il gradino più alto del podio è andato ad
Alfio Marchini, figlio di un campagna mediatica a suon di milioni di
euro, seconda è arrivata Giorgia Meloni, romana della Garbatella, ex
VicePresidente della Camera, ex Ministro Berlusconiano, e con alle
spalle un partito come Fratelli d’Italia, la medaglia di bronzo è andata
al collo di Sveva Belviso, ex vicesindaco dell’era Alemanna e sostenuta
dalla rete di appoggi del potentissimo senatore Augello. Ecco che, dopo
i tre politici figli di apparati, si piazza Santori, forte, appunto,
della forza esplosiva della gente comune. E sabato sarà proprio la
forza della gente comune a far tremare la poltrona di Ignazio Marino.
di Michele Ruschioni
fonte: http://www.noiroma.tv
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