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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

02/11/14

"Subito i marò in Italia" il primo passo di Gentiloni al ministero degli Esteri







"Subito i marò in Italia" il primo passo di Gentiloni al ministero degli Esteri Ieri il passaggio delle consegne con Federica Mogherini "Ci sono tanti dossier aperti, bisogna dimostrare continuità" Battesimo del fuoco a Bruxelles: al Consiglio Affari Esteri, il 17, sarà il presidente di turno FRANCESCO BEI ROMA Corridoi deserti alla Far-nesina. Nel giorno di Ognissanti solo il grande ufficio al primo piano, affacciato sul Tevere, vede un andirivieni di alti funzionari. E arrivato il nuovo titolare della "Casa", come i diplomatici chiamano il loro ministero. «Si comincia», twitta da buon renziano Paolo Gentiloni al mattino, quando si presenta per prendere possesso del suo ufficio. Un passaggio di consegne «non formale» con Federica Mogherini. Lei in jeans, lui già calato in un serissimo completo ministeriale. Tre ore di colloquio per discutere delle patate bollenti sul tavolo: Libia, Ucraina, il terrorismo islamico. «Arrivo in un momento molto impegnativo», confida Gentiloni agli amici. E poi, certo, i marò italiani. Proprio per garantire «continuità» nella difesa dei diritti dei due fanti di marina, come primo atto «simbolico» da ministro Gentiloni li chiama entrambi al telefono. Latorre è in Italia per curarsi, tra pocoè previsto che raggiunga Girone in India. «Devono sapere che ci siamo, sono in cima alle nostre priorità», riferisce il ministro, «stiamo lavorando sia sul piano politico che legale». Massimiliano Latorre, parlando con l'Ansa, trova anche la forza di scherzarci sopra: «L'insediamento del nuovo ministro degli Esteri è avvenuto nel giorno di Ognissanti, e speriamo che questo sia di buon auspicio per la risoluzione della vicenda». Giorgia Meloni, di Fratelli d'Italia, vorrebbe di più: «Gentiloni faccia piuttosto qualche telefonata utile a riportarli a casa. Chiami la Nato, l'Onu e la (Je e annunci il ritiro delle nostre truppe dalle missioni internazionali di pace». Dopo le telefonate con Girone e Latorre, altri colloqui con colleghi «da mezzo mondo» per presentarsi. Un trancio di pizza a pranzo e di nuovo con la testa sui dossier. «Devo studiare, certo. Anche se sono un ragazzo preparato», scherza l'ex studente del liceo Tasso, compagno di corso di Antonio Tajani e Maurizio Gasparri «in un momento in cui nella nostra scuola persino quelli della Federazione giovanile comunista li consideravamo di destra». La Libia è uno dei crucci maggiori di Gentiloni, ma tutto il Medio Oriente è oggetto di preoccupazione: «L' Italia è impegnata su questo fronte —dice al Tg 1 —perché il Mediterraneo è nel nostro interesse strategico. Per noi italiani è grave il rischio di disgregazione della Libia». Fronteggiare l'altra «minaccia veramente grave» del califfato islamico, coinvolgere la Turchia e l'Iran, sono queste le direttrici di marcia. E proseguire nel dialogo fra israeliani e palestinesi. Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica di Roma, è stato tra i primi ad apprendere da Renzi della nomina e conta molto sul ruolo del neo-ministro:
«Lo ricordo bene quando era al comune di Roma, abbiamo lavorato tantissimo insieme per numerose iniziative di dialogo. Più che un amico di Israele è un amico della giustizia e saprà operare per un giusto dialogo e per la pace in Medio Oriente». Ma oggi è il giorno delle controverse elezioni nelle due repubbliche separatiste del sudest ucraino, si intensificano i combattimenti tra i miliziani filorussi e le truppe di Kiev ( ieri altri sei morti e dieci feriti tra i soldati ucraini), la tensione e tornata alle stelle. Per Gentiloni a questo punto «le pressioni nei confronti della Russia devono aumentare», perché le «elezioni illegittime» nel Donbass «possono produrre un congelamento stabile delle divisioni». n ministro affronterà invece il suo battesimo del fuoco a Bruxelles: al Consiglio Affari Esteri, in programma il 17 novembre, sarà lui il presidente di turno. Tra molti estimatori i critici più feroci restano tuttavia i grillini. Dopo gli attacchi a caldo diAirola, ieri sul blog diGrilloun post collettivo riassumeva tutte le accuse dei M5S. Gentiloni «è l'usato sicuro di Matteo Renzi, il suo uomo Rai, il fido perfetto. Era importante piazzarlo, non importava dove, ma serviva piazzarlo. Anche per tenere in piedi il patto del Nazareno». Gentiloni, prosegue la nota dei parlamentari grillini, «è l'uomo perfetto, emblema di un Paese morto e senza speranze: conte e nobile di famiglia, milionarioda sempre, comunista da salotto e pseudo-giornalista».

di Bei Francesco
Repubblica di domenica 2 novembre 2014, pagina 11
fonte: http://www.astampa.rassegnestampa.it
 




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