Conto alla rovescia: tra cinque giorni i nostri due fucilieri
di marina “festeggeranno” – diciamo così – mille giorni di prigionia.
Circa tre anni di tribolazioni, di scelte sbagliate, di interessi
equivoci, soprattutto di promesse non mantenute. Da quel fatidico 15
febbraio 2012 lo Stato italiano non è riuscito né a riportare a casa i
marò, né a incassare l’appoggio reale dell’Unione europea, né ad imporre
il processo in sede internazionale. Un fallimento totale, dunque, una
pagina buia della nostra politica estera. Passata attraverso due governi
e tre ministri degli Esteri. Non è un tema che sposta le italiche
coscienze: se ne parla sporadicamente, in occasione di qualche
anniversario, ma sostanzialmente la vita del Paese non sembra risentire
più di tanto di questa vicenda.
Il fatto può essere riassunto in poche righe; quello che
invece paradossalmente prende spazio è la sequela di dichiarazioni
ottimistiche del governo italiano, di date presunte, di
scadenze realizzabili che hanno caratterizzato questa telenovela. Per
quanto attiene alla storia basti ricordare che l’incidente della Enrica
Lexie – la nave da trasporto che imbarcava anche i fucilieri di marina
in servizio antipirateria – è avvenuto a 20,5 miglia nautiche al largo
delle coste del Kerala, oltre quindi le acque territoriali indiane ma
all’interno della cosiddetta “zona di interesse economico esclusivo” che
si estende tra le 12 e le 200 miglia nautiche e su cui il Sua Act (la
legge antipirateria indiana che prevede la pena capitale in caso di
omicidio) si applica. Quel giorno un’imbarcazione si avvicinò troppo
alla nave, ignorando gli avvertimenti dei marò: che fecero fuoco
uccidendo due persone. Pescatori, per le autorità indiane, terroristi,
per quelle italiane. Poi l’ingresso della Lexie nella baia indiana e
l’arresto di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Da qui in poi è partita la raffica di dichiarazioni ufficiali, il più delle volte senza riscontro effettivo.
Settembre 2013 la Ministro Bonino: “Il Governo Letta ha “ereditato un
dossier di grande complessità” sulla vicenda dei due marò italiani
trattenuti in India. Il nostro impegno è portare a casa i marò”. Ottobre
2013, ancora la titolare della Farnesina. “Ma noi non abbiamo tanta
credibilità da spendere all’estero”. “…Confido e sono speranzosa di
riuscire, posso dare la garanzia del nostro impegno massimo”.
Febbraio 2013, il giorno dell’insediamento
dell’attuale Governo, il Premier Renzi lanciava un twitter: “Ho appena
parlato al telefono con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone”. Ed
ancora il 25 febbraio alla Camera il Premier ribadiva: “Vanno giudicati
in Italia”.
Marzo 2013 il Ministro della Difesa Onorevole
Pinotti in un’intervista a Sky TG24 ammetteva che “di errori ne sono
stati fatti tanti, dalle regole di ingaggio, alla mancanza di una chiara
strategia…”. Una posizione condivisa dalla Ministro degli Esteri On.
Mogherini che il 25 marzo dichiarava dopo aver incontrato il proprio
omologo indiano: “Abbiamo ribadito la nostra determinazione ad esplorare
tutte le azioni politiche e legali per vedere riconosciuti i nostri
diritti ad esercitare la giurisdizione sul caso marò”.
Ad aprile l’On. Pinotti affermava: “Siamo usciti
dall’alveo bilaterale, per innalzare il contenzioso a livello
internazionale: siamo ancora aperti a discutere con gli indiani”, ma
“non abbiamo altra via che ricorrere all’arbitrato internazionale”.
Le parole rimangono tali. La conclusione è sempre
più lontana e si passa alla fase riservata, quella della “secret
diplomacy”, applicata un anno prima dalla Ministro Bonino ed il romanzo
continua quando domenica 2 novembre 2014 il governo informa: “Aperta
interlocuzione con governo indiano, speriamo porti ottimi frutti”.
Dichiarazioni di auspicio che si aggiungono alle parole del neo Ministro
degli Esteri, on. Gentiloni che dichiara poco dopo l’investitura: “le
prime telefonate” che ha fatto “sono state a Massimiliano Latorre e
Salvatore Girone”, perché il “dossier” è prioritario anche per il neo
titolare della Farnesina resta il destino dei due Maro”. Peccato siano
frasi già pronunciate il 22 febbraio scorso dal Premier Renzi e ancora
prima all’insediamento del Governo Letta. Cambiano gli Esecutivi, resta
la prigionia. E l’Italia sta a guardare.
Angelo Perfetti - 7 nov 2014
fonte: http://www.interris.it
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