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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

04/11/14

Marò, mille giorni e tre governi di strategie sbagliate


Dai soldi ai pescatori alla trattativa. Ma la situazione non si è mai sbloccata


marò

 

«Ci aspettiamo di risolvere la situazione. Vorremmo che questa sia la sorpresa. Ci lavoro ogni giorno, ma non faccio previsioni»: il ministro della Difesa Roberta Pinotti annuncia la strategia su cui punta il governo per risolvere il caso dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, da 988 giorni fatti oggetto di accuse assurde e infamanti. Ma le «strategie» messe in atto dallo Stato sono cambiate più volte e, fino a oggi, hanno portato tutte in un vicolo cieco.
«Stiamo lavorando con molta attenzione e con riservatezza: il caso marò è una questione di cui non è importante parlare, ma su cui è importante lavorare», ha detto il ministro Pinotti, durante l’intervista rilasciata a Maria Latella su SkyTg24. «Abbiamo aperto un’interlocuzione con il governo indiano e speriamo che possa portare ottimi frutti. Siamo consapevoli che c’è una scadenza, che è quella di gennaio, e non ce ne dimentichiamo», ha aggiunto riferendosi al termine del permesso per malattia di Massimiliano Latorre.
«Ho incontrato Latorre recentemente a Roma e presto lo andrò a trovare in Puglia nella sua città. E ho incontrato la moglie di Salvatore Girone prima che partisse per l’India con i suoi due bimbi, per salutarla. E sento regolarmente Girone - ha proseguito la Pinotti - Ma in questo momento, non è utile raccontare i passi che si stanno facendo. Non perché debbano essere segreti, ma perché in questi casi la riservatezza è un elemento che può aiutare a risolvere la situazione». Potranno esserci sorprese? «Ci aspettiamo di risolvere la situazione. Vorremmo che questa sia la sorpresa».
 
 
STRATEGIA 1: PAGARE
La «sorpresa» per il momento è una strategia diversa dall’internazionalizzazione annunciata a febbraio dall’allora ministro Mogherini. E appare evidente che il cambio di tre governi, cinque ministri degli Esteri e tre della Difesa e di un commissario straordinario (Staffan de Mistura) ha contribuito a complicare ancora di più una situazione già complicata. All’inizio, nel 2012 (tutto comincia il 15 di quell’anno) la strategia italiana era: pagare. Ad aprile i due marò erano dietro le sbarre, nel carcere di Trivandrum, capitale dello stato federale del Kerala. Nella speranza di risolvere rapidamente la complicatissima situazione il governo Monti decise di fare una «donazione» alle famiglie dei due pescatori misteriosamente uccisi: venti milioni di rupie in totale, da suddividere tra le due famiglie, circa 300mila euro. Una «donazione», per il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, un «risarcimento», secondo gli avvocati indiani. La cosa non solo non risolse il caso, ma lo complicò.
 
 
STRATEGIA 2: TRATTARE
Ci fu poi un momento in cui vinse la linea del basso profilo: era il momento di passaggio da Monti a Letta: il confronto tra India e Italia era affidato all’ambasciatore Staffan de Mistura, prima come sottosegretario agli Esteri, poi come inviato speciale del Governo. De Mistura adottò la politica della riservatezza, pur cercando di mantenere un’attenzione internazionale sufficientemente alta sul caso.
 
 
STRATEGIA 3: INTERNAZIONALIZZARE
Mentre gli indiani si incartavano in continue e inconcludenti dispute tra ministeri e uffici giudiziari, il governo Letta decise di puntare sull’internazionalizzazione del caso, coinvolgendo Onu, Nato e avviando un procedimento al Tribunale Internazionale del Mare. Il Governo Renzi confermò questa linea, ma, come rivelato con molta sincerità dal sottosegretario agli Esteri Della Vedova a luglio, l’iter formale non è stato mai avviato.

Antonio Angeli- 3 nov 2014
fonte: http://www.iltempo.it

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