Perché accogliamo solo i profughi, in gran parte musulmani, in fuga dalla Siria?
Perché accogliamo solo i profughi, in gran parte musulmani, in fuga dalla Siria?
I
profughi di guerra vanno salvati e accolti, ma perché lo facciamo solo
con quelli, in gran parte musulmani, in fuga dalla Siria? Ed in mezzo al
mare tiriamo un salvagente a tutti, pure a chi non avrebbe alcun
diritto di sbarcare da noi, ma in nome del politically correct non
possiamo chiamare più clandestini.
I cristiani perseguitati dallo Stato islamico e bloccati in
Irak sono forse figli di un dio minore? Poveretti, non hanno un barcone a
portata di mano per farsi salvare dalla nostra possente flotta che
continuerà a presidiare il Mediterraneo. Ed il mare è troppo lontano da
loro per poter tentare la fuga. In realtà sono già un po' dimenticati
nel nord dell'Irak, dove l'Onu è in ritardo nel costruire dei campi
degni di questo nome in vista dell'inverno. Sotto le tende rischiano non
solo l'oblio, ma di congelare quando a fine novembre il Kurdistan
comincerà ad imbiancarsi con la prima neve.
La Francia, che non perde mai occasione per sventolare la sua
grandeur , aveva annunciato pomposamente di essere pronta ad
accoglierli. A fine settembre di cristiani ne aveva accolti appena 201.
Altri diecimila, però, hanno fatto richiesta di visto al consolato di
Erbil, capitale curda.
L'Italia continua a preferire il metodo Mare Nostrum, ora Triton, che
ci ha portato in casa centomila migranti, con dispendio di uomini e
mezzi. Nessuno si è mai sognato di proporre un piccolo «Sos cristiani»
con un mini ponte aereo che imbarchi almeno qualche centinaio fra i più
malandati e bisognosi nel nord dell'Irak e li porti in Italia per essere
curati e assistiti. Se non li salviamo in mezzo al mare,
preferibilmente con pedigree islamico, non siamo contenti. Se i siriani o
gli afghani scappano gli apriamo le porte, ma se nella piana di Ninive
si rischia la tabula rasa della millenaria presenza cristiana in Medio
Oriente alle parole seguono pochi fatti, nonostante Papa Francesco
sproni la comunità internazionale a non dimenticare i cristiani d'Irak.
Lodevole spedire in missione qualche centinaio di nostri addestratori ed
un paio di aerei cisterna in Kurdistan, ma servirà ad attirarci qualche
rappresaglia e non a riportare nelle loro case i cristiani. Ci vorrebbe
ben altro per spazzar via il Califfato da Mosul.
E così continuiamo a strapparci inutilmente i capelli ad ogni
decapitazione jihadista, mentre i nostri fratelli, cacciati e vessati
dalle bandiere nere, passeranno il Natale al gelo chiedendosi che fine
ha fatto l'Occidente.
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