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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

02/11/14

Se sei cristiano nessuno ti salverà


Perché accogliamo solo i profughi, in gran parte musulmani, in fuga dalla Siria?


I profughi di guerra vanno salvati e accolti, ma perché lo facciamo solo con quelli, in gran parte musulmani, in fuga dalla Siria? Ed in mezzo al mare tiriamo un salvagente a tutti, pure a chi non avrebbe alcun diritto di sbarcare da noi, ma in nome del politically correct non possiamo chiamare più clandestini.




I cristiani perseguitati dallo Stato islamico e bloccati in Irak sono forse figli di un dio minore? Poveretti, non hanno un barcone a portata di mano per farsi salvare dalla nostra possente flotta che continuerà a presidiare il Mediterraneo. Ed il mare è troppo lontano da loro per poter tentare la fuga. In realtà sono già un po' dimenticati nel nord dell'Irak, dove l'Onu è in ritardo nel costruire dei campi degni di questo nome in vista dell'inverno. Sotto le tende rischiano non solo l'oblio, ma di congelare quando a fine novembre il Kurdistan comincerà ad imbiancarsi con la prima neve.
La Francia, che non perde mai occasione per sventolare la sua grandeur , aveva annunciato pomposamente di essere pronta ad accoglierli. A fine settembre di cristiani ne aveva accolti appena 201. Altri diecimila, però, hanno fatto richiesta di visto al consolato di Erbil, capitale curda.
L'Italia continua a preferire il metodo Mare Nostrum, ora Triton, che ci ha portato in casa centomila migranti, con dispendio di uomini e mezzi. Nessuno si è mai sognato di proporre un piccolo «Sos cristiani» con un mini ponte aereo che imbarchi almeno qualche centinaio fra i più malandati e bisognosi nel nord dell'Irak e li porti in Italia per essere curati e assistiti. Se non li salviamo in mezzo al mare, preferibilmente con pedigree islamico, non siamo contenti. Se i siriani o gli afghani scappano gli apriamo le porte, ma se nella piana di Ninive si rischia la tabula rasa della millenaria presenza cristiana in Medio Oriente alle parole seguono pochi fatti, nonostante Papa Francesco sproni la comunità internazionale a non dimenticare i cristiani d'Irak. Lodevole spedire in missione qualche centinaio di nostri addestratori ed un paio di aerei cisterna in Kurdistan, ma servirà ad attirarci qualche rappresaglia e non a riportare nelle loro case i cristiani. Ci vorrebbe ben altro per spazzar via il Califfato da Mosul.
E così continuiamo a strapparci inutilmente i capelli ad ogni decapitazione jihadista, mentre i nostri fratelli, cacciati e vessati dalle bandiere nere, passeranno il Natale al gelo chiedendosi che fine ha fatto l'Occidente.


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