Lunga vita al vitalizio. No, a niente sono serviti i Fiorito e i Trota. E così, nel silenzio generale di tutti, l’assemblea dei Presidenti dei consigli regionali, lo scorso 10 ottobre, si sono riuniti. All’ordine del giorno proprio i vitalizi. Si dirà: per abolirli. Niente affatto. Per rimodularli. Tagliarli, diciamo anche. Eppure i privilegi, semmai ci fosse qualche dubbio, restano tutti. Anzi, crescono.
LA LEGGE NAZIONALE
Ma partiamo da lontano. E, esattamente, dal 2012, quando il governo guidato da Mario Monti, all’indomani delle tante inchieste che avevano rivelato la vergogna delle sprecopoli regionali, approva un decreto che, tra le altre cose, interviene anche sui vitalizi per gli ex consiglieri. Inizialmente il governo aveva deciso di abolirli definitivamente da subito. Poi, però, in Parlamento – come spesso succede in questi casi – è arrivata la longa manus dei partiti, pronti ad annacquare il provvedimento. Il risultato è stato che la legge dice che gli Enti locali “possono prevedere o corrispondere trattamenti pensionistici o vitalizi”. Ecco, “possono”. E ovviamente tutti l’hanno fatto. Ad oggi infatti solo 10 Regioni hanno previsto l’abolizione. Ma sia chiaro: per coloro che già ne godono, tutto resta invariato.
I PALETTI
Qualche paletto, però, nel decreto è rimasto. Ad esempio, si legge nel testo del decreto, i beneficiari possono accedere alla pensione se “hanno compiuto sessantasei anni di età” e se “hanno ricoperto tali carichie, anche non continuativamente, per un periodo non inferiore a dieci anni”. La legge nazionale, concepita proprio per regolamentare i comportamenti delle Regioni che in molti casi erano completamente arbitrari, parla dunque chiaro: al vitalizio si può accedere solo dai 66 anni in poi e se si è stati consiglieri per 10 anni almeno.
RAGGIRO COI FIOCCHI
Sono passati da quel decreto, concepito forse più sulla scia delle proteste che per un rinnovamento convinto e sentito, e nulla è cambiato. Anzi. L’ordine del giorno approvato il 10 ottobre dai Governatori delle Regioni, infatti, lascia intatti gli assegni per tutti. Ma c’è di più. Si raggira infatti la stessa legge nazionale: si potrà accedere al vitalizio dopo 5 anni e non 10, a partire da 65 anni e non 66. E, soprattutto, si potrà incassare contemporaneamente un vitalizio regionale e uno da parlamentare. Cumuli garantiti, dunque. Un bluff totale. Alla fine quello che si vende è solo una finta cura dimagrante. Nell’odg si legge che “tenuto conto della necessità di rivedere l’entità del diritto” scatta la riduzione del 6 per cento fino a 1.500 euro, del 9% fino a 3.500, del 12 per cento fino a 6.000 e del 15 per cento oltre. Un taglio invisibile. Per dire: un ex consigliere che prende oggi 6mila euro rinuncerà a 720 euro; uno che ne prende 9mila, ne riceverà comunque 7,650. Insomma, briciole. Le 3.200 pensioni degli ex restano. E pure la spesa pubblica complessiva da 170 milioni di euro.
di Carmine Gazzanni - 2 novembre 2014
fonte: http://www.lanotiziagiornale.it
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