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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

12/02/17

La fine dell’Euro è già segnata




 


Ma voi credete davvero che la Merkel, Juncker, Hollande e soprattutto Mario Draghi, siano convinti dell’irreversibilità dell’Euro e dell’utilità generale del suo impianto? Credete veramente che lo ritengano insostituibile e che mai abbiano pensato, o pensino, a uno scenario alternativo che riporti alle singole sovranità? Pensate spassionatamente che la moneta unica sia stata fatta nascere per il bene dell’Europa, di ogni membro e con spirito di solidarietà e condivisione? Da ultimo, siete persuasi fino in fondo che la crisi dello “spread” con Silvio Berlusconi sia nata da una spontanea sfiducia dei mercati nei confronti dei nostri fondamentali?
Bene, se pensate così e ciecamente, fate male e il suggerimento non può che essere quello di iniziare a riflettere meglio e considerare un futuro alternativo. Anzi, tanto più perentoriamente Draghi parla dell’Euro e della sua inamovibilità e tanto più dietro le quinte si muovono le scene e c’è puzza di bruciato. Qui non si tratta di Trump, Brexit o dell’ipotesi di chi fino a ora con l’Euro si è fatto ricco. Del resto, anche uno sprovveduto, all’approssimarsi del prosciugamento di un giacimento, inizierebbe a smontare la baracca per cercarne uno nuovo. E siccome la Germania fin dall’inizio era perfettamente convinta della temporaneità dell’Euro, è da un po’ che studia il modo per liberarsene. Tanto i tedeschi ne erano convinti, che pretesero e ottennero che la moneta unica nascesse con lo stampo del Marco e la Banca centrale europea quello della Bundesbank. Solo così, infatti, la Germania poteva garantirsi per un verso vita e guadagni facili, per l’altro la possibilità di uscirne a piacimento e nel momento di massima convenienza.
Insomma, per Kohl prima e la Merkel dopo, con la complicità di una Francia accarrozzata, l’Euro doveva essere un giacimento da sfruttare e utilizzare finché possibile. A distanza di quindici anni la miniera non solo si va esaurendo, ma rischia di crollare su se stessa per via dei troppi tunnel scavati dentro. Primo tra tutti quello dell’Italia, che non solo per dimensioni è mastodontico, ma che da quando ha iniziato a scricchiolare nessun Governo ha puntellato e messo in sicurezza. E se con la Grecia, la Germania e la Francia l’hanno fatta franca, cacciando Berlusconi e obbligando noi e gli altri a pagare gli sbagli loro o delle loro banche, oggi non è più così.
Oggi l’Italia non ha più un soldo, gli altri partner sono in crisi e indebitati, i popoli si lamentano e soprattutto il Quantitative easing dovrà cessare. Come se non bastasse, è sempre più pressante la richiesta alla Germania di utilizzare l’enorme surplus accumulato e di condividere il debito di tutti. Insomma, stiamo arrivando al collo dell’imbuto e solo i più forti ne usciranno per primi, perché gli altri si schiacceranno e basta. Inoltre e qui si che c’entra Donald Trump, la politica degli Stati Uniti d’America sarà diversa e, con la Brexit, gli scambi, il commercio, la produzione e gli accordi cambieranno verso e non di poco. La Merkel lo sa bene e vedendo l’esaurirsi della miniera, che l’ha fatta d’oro, brigherà per far saltare l’Euro e continuare da sola.
Del resto la Germania è l’unica che può farlo senza rischi e pericoli particolari; è ricca, forte e ben piazzata e in fondo l’Euro è come il Marco. Prepariamoci dunque e smettiamola di pensare che la moneta unica sarà indiscutibilmente per sempre, pensiamo a noi e a quel che ci conviene, sapere è potere. Non sarà una passeggiata e nemmeno polvere di stelle, anzi, ma senza l’Euro si può continuare e magari crescere, rinascere e ricostruire, meglio padroni di se stessi e delle proprie scelte che schiavi e sudditi di quelle altrui.

di Elide Rossi e Alfredo Mosca - 11 febbraio 2017

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