Applaudito il riferimento del neo inquilino del Colle ai fucilieri a Dheli. È la svolta L’India propone: processo rapido e rientro oppure scuse (soldi) e sentenza a Roma
«Occorre continuare a dispiegare il massimo impegno affinché la
delicata vicenda dei due nostri fucilieri di marina trovi al più presto
una conclusione positiva, con il loro definitivo rientro in Patria»: il
presidente della Repubblica e Capo delle Forze Armate, Sergio
Mattarella, al netto delle frasi di rito, nel discorso di insediamento,
mette in cima alle priorità del suo mandato Massimiliano Latorre e
Salvatore Girone, i due marinai del Battaglione San Marco ingiustamente
accusati, in India, della morte di due pescatori in un misterioso
incidente avvenuto in acque internazionali. L’intenzione è quella di
riportarli a casa al più presto, indiscrezioni rivelano che per i due
militari, che hanno fatto il loro dovere di soldati della pace, il
processo sarebbe inevitabile: o in India o in Italia.
Sergio Mattarella segna così un cambio di rotta, rispetto al precedente
inquilino del Quirinale, per quello che riguarda i due marò che, come
tutti gli italiani dispersi «in terre difficili e martoriate» devono
fare ritorno al più presto in Patria. Napolitano, invece, era stato più
volte criticato per aver «dimenticato», nei suoi discorsi, Latorre e
Girone.
A molti osservatori la vicenda, a questo punto, sembra giunta ad una
possibile soluzione, ad una vera svolta. L’impegno del Capo dello Stato e
del governo è per riportare stabilmente sul suolo italiano i due marò:
uno, Latorre, attualmente in convalescenza e riabilitazione nella sua
casa di Taranto, l’altro, Girone, ancora agli «arresti domiciliari»
nella sede diplomatica italiana a New Delhi. Le trattative riservate,
alle quali più volte l’esecutivo ha fatto riferimento, avrebbero portato
a due possibili ipotesi. Ben lungi l’India dal voler riconoscere
l’illegittimità della sua azione che ha portato alla reclusione di due
militari in missione internazionale antipirateria, Latorre e Girone
potrebbero tornare in Italia dopo un processo, in tempi rapidi, in
India. L’altra possibilità è che i due marò vengano sottoposti ad un
procedimento in Patria, in un processo di estremo rigore, certamente non
una farsa, al quale dovrebbe partecipare, in qualche modo, anche
l’India.
In ogni caso Nuova Delhi vorrebbe delle scuse ufficiali per
l’incidente, mai chiarito, avvenuto nel Mare Arabico e una sorta di
«ammissione di colpa», con scuse, da parte dell’Italia. Il che
porterebbe in qualche modo ad uno sblocco del braccio di ferro tra i due
governi, ma di certo non piacerebbe a Latorre e Girone che, da
militari, hanno sempre assicurato di non aver mai aperto il fuoco contro
l’imbarcazione, ma di aver sparato (se proprio di quel peschereccio si
trattava) in aria e in acqua. Si starebbe trattando anche sul pagamento
di una somma in denaro a titolo risarcitorio, che si aggiungerebbe ai
soldi, già versati dal governo Monti alle famiglie nei giorni successivi
all’incidente. Il caso nasce il 15 febbraio del 2012 e ad aprile i marò
erano dietro le sbarre, nel carcere di Trivandrum, capitale dello stato
federale del Kerala. Nella speranza di risolvere rapidamente la
complicatissima situazione l’esecutivo decise di «dare un aiuto» agli
eredi dei due pescatori misteriosamente uccisi: venti milioni di rupie
in totale, da suddividere tra le due famiglie, circa 300mila euro. Una
«donazione», per il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, un
«risarcimento», secondo gli avvocati indiani. La cosa non solo non
risolse il caso, ma lo complicò.
Le parole di Sergio Mattarella, ieri, hanno comunque riscosso
soddisfazione. Alla standing ovation dopo il discorso alla Camera sono
seguiti i commenti soddisfatti di Elio Vito e Maurizio Gasparri (FI); un
ringraziamento è arrivato anche via Facebook dal marò Latorre: «Grazie
presidente», spero di avere «l’onore ed il piacere di stingergli la
mano».
Antonio Angeli- 4 febbraio 2015
fonte: http://www.iltempo.it
Ormai sappiamo tutti che sono innocenti, che quel giorno le sparatorie furono due, che i nostri spararono colpi in acqua alle 1630, che i pescatori vennero uccisi invece alle 2120.
RispondiEliminaVoglio proprio sperare che Max e Salvo, che si son sempre dichiarati innocenti, che son però sempre stati CONNIVENTI coi governi mantenendo la consegna del riserbo, non vogliano ulteriormente SPUTTANARE se stessi e l'Italia tutta accettando questa ulteriore farsa.
È ora di finirla con questa sceneggiata che lascia credere a 60 milioni di italiani e 1,2 miliardi di indiani la balla che il San Marco, la Marina, l'Italia e noi italiani mandiamo gente a far tiro a segno su pescatori inermi.