“Nessuno guadagni più di un governatore o
presidente di regione, nessuno guadagni più di un sindaco”. L’iniziativa
per frenare gli sprechi della Pubblica Amministrazione è garanzia di
maggiore equità sociale
Il
fallimento delle riforme federaliste degli anni Novanta è ormai
incontestabile e continua a produrre conseguenze disastrose in termini
di qualità dei servizi e di coesione sociale. L’autonomia impositiva e
le deleghe rispondevano all’applicazione del principio “Vedo-Pago-Voto”.
Purtroppo, come è ormai evidente, questo principio di responsabilità
diretta associato all’elezione diretta dei sindaci non solo non ha
funzionato, ma si è trasformato nell’italico “Vedo e pago sempre, a
prescindere”, come avrebbe detto il Principe De Curtis.
Dal 1990, infatti, la spesa per il personale degli Enti Locali è
cresciuta del 120% e quella per la fornitura dei beni e servizi del
215%, mentre la spesa delle amministrazioni centrali è aumentata nello
stesso periodo dell’80% per il personale e del 70% per i beni e servizi.
L’esplosione della spesa necessaria a finanziare il funzionamento e le
forniture degli Enti Locali è rappresentabile da un semplice dato: a
parità di beni e servizi forniti, lo Stato avrebbe risparmiato in poco
più di 20 anni oltre 600 miliardi di euro, cioè il 28% dell’intero
debito pubblico italiano, che ora sarebbe inferiore al 90% del PIL, cioè
come quello della Francia.
Questo ingiustificato aumento della spesa, non solo ha drenato
risorse dallo Stato ma si è tradotto in una crescita (+130%)
dell’imposizione locale (addizionali IRPEF, IMU, Tasi, Tari, etc.)
passata dal 5,5% al 16% del totale delle tasse pagate dagli italiani ed è
responsabile per oltre l’80% dell’aumento della pressione fiscale,
passata dal 38% all’attuale 43% del PIL.
Alle notizie di questi giorni, come la bocciatura del TAR del Lazio
degli aumenti delle rette degli asili nido ad anno iniziato – come
l’aumento dell’IRPEF regionale del Lazio al 3,3%, il collasso delle
aziende dei trasporti locali, l’invio degli ispettori del Ministero
della Sanità nelle scuole per verificare la presenza di infestazioni
(topi, scarafaggi, etc.) e persino il riemergere di infezioni come gli
ossiuri (vermi) tra i bambini – fanno da contraltare i dati relativi ai
premi di risultato concessi ai dirigenti e agli avvocati dirigenti delle
amministrazioni locali, malgrado e nonostante tutto questo.
Come denunciato dalla Relazione della Corte dei Conti Sezione delle
Autonomie (2014), la retribuzione di posizione e di risultato degli
oltre 5.000 dirigenti risulta superiore al 50% dello stipendio. Per
avere un’idea di cosa si sta parlando si può consultare il sito
dei premi ai dirigenti del Comune di Roma, quello stesso Comune che nel
2014 denunciava un passivo di bilancio di 816 milioni e che ha la più
alta addizionale IRPEF d’Italia.
Se intervistati, questi “public servant” rispondono, bontà loro, che
guadagnare oltre 300.000 euro l’anno è nel contratto e che loro non
possono di certo rifiutare questi soldi. Se le cose stanno così, si
potrebbe allora immediatamente approvare una semplice norma, seguendo
l’esempio della Presidente della Regione Friuli- Venezia Giulia: Nessuno guadagni più di un Governatore o Presidente di Regione, Nessuno guadagni più di un Sindaco.
Che ci vuole? gli italiani sono tutti d’accordo.
5 febbraio 2015
fonte: http://www.lookoutnews.it
Nessun commento:
Posta un commento