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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

04/02/15

CASO MARO' - Il Presidente, i marò e le due trattative

Applaudito il riferimento del neo inquilino del Colle ai fucilieri a Dheli. È la svolta L’India propone: processo rapido e rientro oppure scuse (soldi) e sentenza a Roma

Camera dei Deputati - Giuramento del Presidente della Repubblica

«Occorre continuare a dispiegare il massimo impegno affinché la delicata vicenda dei due nostri fucilieri di marina trovi al più presto una conclusione positiva, con il loro definitivo rientro in Patria»: il presidente della Repubblica e Capo delle Forze Armate, Sergio Mattarella, al netto delle frasi di rito, nel discorso di insediamento, mette in cima alle priorità del suo mandato Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marinai del Battaglione San Marco ingiustamente accusati, in India, della morte di due pescatori in un misterioso incidente avvenuto in acque internazionali. L’intenzione è quella di riportarli a casa al più presto, indiscrezioni rivelano che per i due militari, che hanno fatto il loro dovere di soldati della pace, il processo sarebbe inevitabile: o in India o in Italia.
Sergio Mattarella segna così un cambio di rotta, rispetto al precedente inquilino del Quirinale, per quello che riguarda i due marò che, come tutti gli italiani dispersi «in terre difficili e martoriate» devono fare ritorno al più presto in Patria. Napolitano, invece, era stato più volte criticato per aver «dimenticato», nei suoi discorsi, Latorre e Girone.
A molti osservatori la vicenda, a questo punto, sembra giunta ad una possibile soluzione, ad una vera svolta. L’impegno del Capo dello Stato e del governo è per riportare stabilmente sul suolo italiano i due marò: uno, Latorre, attualmente in convalescenza e riabilitazione nella sua casa di Taranto, l’altro, Girone, ancora agli «arresti domiciliari» nella sede diplomatica italiana a New Delhi. Le trattative riservate, alle quali più volte l’esecutivo ha fatto riferimento, avrebbero portato a due possibili ipotesi. Ben lungi l’India dal voler riconoscere l’illegittimità della sua azione che ha portato alla reclusione di due militari in missione internazionale antipirateria, Latorre e Girone potrebbero tornare in Italia dopo un processo, in tempi rapidi, in India. L’altra possibilità è che i due marò vengano sottoposti ad un procedimento in Patria, in un processo di estremo rigore, certamente non una farsa, al quale dovrebbe partecipare, in qualche modo, anche l’India.
In ogni caso Nuova Delhi vorrebbe delle scuse ufficiali per l’incidente, mai chiarito, avvenuto nel Mare Arabico e una sorta di «ammissione di colpa», con scuse, da parte dell’Italia. Il che porterebbe in qualche modo ad uno sblocco del braccio di ferro tra i due governi, ma di certo non piacerebbe a Latorre e Girone che, da militari, hanno sempre assicurato di non aver mai aperto il fuoco contro l’imbarcazione, ma di aver sparato (se proprio di quel peschereccio si trattava) in aria e in acqua. Si starebbe trattando anche sul pagamento di una somma in denaro a titolo risarcitorio, che si aggiungerebbe ai soldi, già versati dal governo Monti alle famiglie nei giorni successivi all’incidente. Il caso nasce il 15 febbraio del 2012 e ad aprile i marò erano dietro le sbarre, nel carcere di Trivandrum, capitale dello stato federale del Kerala. Nella speranza di risolvere rapidamente la complicatissima situazione l’esecutivo decise di «dare un aiuto» agli eredi dei due pescatori misteriosamente uccisi: venti milioni di rupie in totale, da suddividere tra le due famiglie, circa 300mila euro. Una «donazione», per il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, un «risarcimento», secondo gli avvocati indiani. La cosa non solo non risolse il caso, ma lo complicò.
Le parole di Sergio Mattarella, ieri, hanno comunque riscosso soddisfazione. Alla standing ovation dopo il discorso alla Camera sono seguiti i commenti soddisfatti di Elio Vito e Maurizio Gasparri (FI); un ringraziamento è arrivato anche via Facebook dal marò Latorre: «Grazie presidente», spero di avere «l’onore ed il piacere di stingergli la mano».
 
Antonio Angeli- 4 febbraio 2015
fonte: http://www.iltempo.it

1 commento:

  1. Ormai sappiamo tutti che sono innocenti, che quel giorno le sparatorie furono due, che i nostri spararono colpi in acqua alle 1630, che i pescatori vennero uccisi invece alle 2120.
    Voglio proprio sperare che Max e Salvo, che si son sempre dichiarati innocenti, che son però sempre stati CONNIVENTI coi governi mantenendo la consegna del riserbo, non vogliano ulteriormente SPUTTANARE se stessi e l'Italia tutta accettando questa ulteriore farsa.
    È ora di finirla con questa sceneggiata che lascia credere a 60 milioni di italiani e 1,2 miliardi di indiani la balla che il San Marco, la Marina, l'Italia e noi italiani mandiamo gente a far tiro a segno su pescatori inermi.

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