Dobbiamo aumentare la produttività degli italiani? Essere più
competitivi? Rilanciare le privatizzazioni e rendere meno rigido il
mercato del lavoro? Nemmeno per sogno, caro “Pinocchio” Renzi. Secondo Paolo Barnard,
bastano «parole da terza media» per «asfaltare» il pensiero economico
di “Renzino”. A cominciare dal falso dogma della produttività: gli
italiani dovrebbero produrre di più, sul lavoro?
«Ma questo cosa ci risolve? Il problema che spacca il paese oggi è la
disoccupazione, con percentuali da record africano e almeno 300 miliardi
all’anno di ricchezza perduta, per questo». Domanda: a che ci serve far
diventare più produttivi quelli che già lavorano? «Vuol dire avere
sempre mente gente a lavorare, perché gli occupati lavoreranno come
delle furie (e poi crepano)». Parabola: se hai 100 cani ma gli butti
solo 50 ossi (posti di lavoro),
50 cani torneranno a cuccia senza mangiare. Gli fai dei corsi di
formazione per imparare a correre e mordere meglio? Se gli ossi restano
50, metà dei cani (formati o meno) resteranno affamati. E poi: «La
produttività tedesca per ora lavorata è la più bassa d’Europa, ma da loro la disoccupazione è molto più bassa: ti dice nulla, Pinocchio?».
Essere più competitivi? «Lo siamo già». Lo dice uno dei maggiori
centri di studio economici del mondo, la Ert, European Roundtable of
Industrialists: «Fa ogni anno la classifica dei lavoratori più
competitivi d’Europa.
Be’, gli italiani sono sempre fra i primi, meglio di Gran Bretagna e Danimarca, e solo un pelo sotto la Germania». La competitività? «Si misura con una formula da Mago Merlino che si chiama “Unit Labour Cost”, che fa la media fra quanto ti costa un lavoratore e quanto ti produce. Noi siamo già fra i migliori». Al che, Renzi cambia discorso e dice che il settore privato deve rilanciarsi, e il governo gli darà sempre più spazio (privatizzazioni) per arricchire l’Italia. Altro errore madornale: «I soldi, o li fa lo Stato o li fanno le banche, punto. Se tu obbedisci ai diktat dei tecnocrati Ue che proibiscono (coi limiti di deficit e di debito) allo Stato di creare soldi per noi tutti, allora non ci rimane che sperare che siano le banche a creare la ricchezza finanziaria». Le banche: «Vuol dire che i privati italiani devono indebitarsi come pazzi in banca, e coi debiti arrivano gli interessi, lo strangolamento, l’anatocismo e altre porcate delle banche».
Be’, gli italiani sono sempre fra i primi, meglio di Gran Bretagna e Danimarca, e solo un pelo sotto la Germania». La competitività? «Si misura con una formula da Mago Merlino che si chiama “Unit Labour Cost”, che fa la media fra quanto ti costa un lavoratore e quanto ti produce. Noi siamo già fra i migliori». Al che, Renzi cambia discorso e dice che il settore privato deve rilanciarsi, e il governo gli darà sempre più spazio (privatizzazioni) per arricchire l’Italia. Altro errore madornale: «I soldi, o li fa lo Stato o li fanno le banche, punto. Se tu obbedisci ai diktat dei tecnocrati Ue che proibiscono (coi limiti di deficit e di debito) allo Stato di creare soldi per noi tutti, allora non ci rimane che sperare che siano le banche a creare la ricchezza finanziaria». Le banche: «Vuol dire che i privati italiani devono indebitarsi come pazzi in banca, e coi debiti arrivano gli interessi, lo strangolamento, l’anatocismo e altre porcate delle banche».
I soldi, quelli veri, «o li crea lo Stato investendo per noi, e
quelli noi non dobbiamo restituirli, sono ricchezza al netto, oppure li
creano le banche,
e sono debiti di noi privati, non ricchezza al netto». Renzi? Un
«codino dei tecnocrati», quelli che «stanno dando tutta l’Italia in mano
alle banche, con ’sta storia che il rilancio viene dal privato: così le banche
diventano lo Stato». Poi, continua Barnard, «quando privatizzi che fai?
Togli un bene costruito per tutti da generazioni di italiani, e lo
vendi a prezzi stracciati ai privati. Questi devono fare profitto,
gliene fotte di noi, e quindi tagli all’occupazione, cali dei salari, intrighi con le banche
(che sulle privatizzazioni guadagnano parcelle da sogno), e zero
interesse pubblico». Il rilancio dal settore privato come lo intende
Renzi «non avverrà mai senza debiti bancari e senza danni ai cittadini».
Per Barnard, al contrario, «Deve tornare in gioco la spesa pubblica,
l’investimento di Stato, che è ricchezza al netto per noi privati,
perché lo
stipendio di un medico
pubblico, di un operaio che lavora per lo Stato o un servizio pubblico
non sono soldi che noi dobbiamo restituire con interessi, mai!».
Altra favola: il mercato del lavoro
italiano “troppo rigido”, per colpa dell’articolo 18. “Facciamo come
gli stranieri, basta con ’sta rigidità antimoderna”. «Come gli
stranieri? Chi? Il World Economic Forum di Davos, il top del top della
finanzia e dell’industria mondiale, ogni anno scrive pagelle sui vari
Stati. Andiamo vedere l’ultima», propone Barnard. «I bocciati per troppa
rigidità sul mercato del lavoro sono: Germania, Finlandia, Svizzera, Svezia e Giappone». Chiaro, no? «Evidentemente non è la protezione del lavoro
che ci fa danni economici». Per fortuna, dice Renzi, col ministro
Poletti il governo sta trovando risorse finanziarie per aiutare le
imprese, le famiglie, l’occupazione. Macché, «voi non state trovando un
accidenti», protesta Barnard. «Voi fate il gioco delle tre carte, cioè
fate entrare 10 soldi dalla porta dell’Italia e intanto gliene sfilate
10 o 15 dalla finestra. Non siamo tutti idioti, qui, perché ce ne
accorgiamo che, quatti quatti, sono sbucati 10.000 aumenti di balzelli
strani a tutti i livelli». Inoltre, come insegna la Modern Money Theory
sviluppata da Warren Mosler e diffusa in Italia da Barnard, «se un
governo vuole dare soldi ai suoi cittadini e alle sue aziende al netto,
cioè senza poi volerli indietro, o li sborsa lui a deficit (cioè ci dà
più soldi di quanto ci tassa), o ci riduce le tasse in modo drammatico».
In economia
non c’è altro modo, conclude Barnard. «Ma il governo Renzi deve
obbedire al pareggio di bilancio imposto dalla Ue (lo Stato ci dà 100 e
ci tassa 100)», quindi i famosi fondi li allunga con la destra e poi li
ritira con la sinistra, sotto forma di imposte.
«Lo raccontate ai fagiani e ai cefali – aggiunge Barnard – che senza
un esborso di Stato superiore alle tasse voi ci darete qualcosa da
masticare: no, è matematicamente impossibile. E infatti raccontate
balle, buffoni». Anche per questo, Renzi continua ad annunciare grandi
svolte e grandi decisioni. Mente, sapendo di mentire: sa benissimo,
infatti, che «l’Italia ha firmato e ratificato tutti i Trattati europei
sovranazionali, cioè più potenti delle leggi italiane, che hanno
totalmente tolto potere decisionale al governo e al Parlamento
nazionale». Così, l’Italia «oggi può solo obbedire alle decisioni della
tecnocrazia europea», la Troika Ue che esegue gli ordini di Berlino
attraverso la Commissione e la Bce, col supporto del Fmi. Inutile
agitarsi, fingendo di non essere un «pagliaccio fiorentino, parto del
popolo bue del Pd». Renzi non conta nulla, e ogni esperto d’Europa lo sa benissimo. Lo sa anche Renzi, purtroppo. Per questo, continua a inventare fiabe su come risollevare l’economia di famiglie e aziende, ben sapendo che si tratta soltanto di favole.
fonte: http://www.libreidee.org - 5 febbraio 2015
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