Bruxelles, 20 apr – “Sui due nostri Marò l’India ha mentito“,
che lo abbia fatto in buona fede o in mala fede non importa. Le perizie
sui proiettili ritrovati nei corpi dei pescatori uccisi, i rilevamenti
sul peschereccio colpito, persino i disegni dei prospetti grafici sulla
posizione della nave Enrica Lexie sono sbagliati, creati per sostenere
una colpevolezza che non esiste, un reato di cui il personale militare
italiano imbarcato sulla Lexie non si è mai macchiato. Queste parole
risuonano chiare e forti nella grande aula delle petizioni
del parlamento europeo. A parlare è Luigi Di Stefano, già perito sul
caso Ustica e consulente tecnico su molti casi di questo tipo. Le
pronuncia mentre sul grande schermo posto sulla testa del tavolo della
presidenza scorrono le immagini dei risultati della sua analisi
sulle carte indiane, ricevute dal tribunale di Amburgo e prodotte
dall’accusa del tribunale del Kerala che ha indagato i due Marò.
In aula a sentire Di Stefano
un discreto gruppo di parlamentari europei fra cui anche una pattuglia
di italiani di vari patiti politici. Per ben quindici minuti tra
esposizione e replica Di Stefano mostra come sia lacunosa e sbagliata la
struttura portante dell’accusa indiana e infine formula la sua
richiesta alla commissione:” Chiedete al tribunale internazionale di
Amburgo i dati tecnici prodotti dagli indiani così come ho fatto io, poi
nominate quattro esperti anche non italiani per evitare accuse di
faziosità, analizzate le carte e sono certo che non potrete non
constatare gli errori madornali che hanno commesso contro i nostri
Marò”. Conclusa l’esposizione il presidente della commissione, la
deputata svedese Cecilia Wikiström ha accolto la petizione proponendo
lei stessa, di intervenire sulla commissione per i rapporti con l’India e
sull’ambasciata stessa per sollecitare un’azione conoscitiva su questo
argomento che come lei stessa ammette: “coinvolge due cittadini europei
che stavano svolgendo un lavoro” nell’ambito di una missione europea di
protezione delle navi in transito nelle zone infestate dalla pirateria.
Resta l’ombra di una risoluzione europea votata a gennaio del 2015 in cui nei punti iniziali ( a e b) accetta sostanzialmente la tesi accusatoria indiana che condannerebbe i due Marò, una risoluzione, sempre secondo Di Stefano ed ora alla luce dell’analisi tecnica dei dati, votata sulla base di “falsità” prodotte dal tribunale indiano. Al tempo anche molti deputati italiani votarono una tale dichiarazione e questo resta senza dubbio una macchia sull’operato della delegazione dei parlamentari italiani in UE ma oggi, forse, grazie all’operato di un singolo cittadino della comunità è stata mostrata al parlamento che la rappresenta la via della verità sul caso Marò, stà ora a questa alta istituzione aprire un dialogo risolutivo con l’India anche in vista del tavolo bilaterale di accordo sullo scambio commerciale tra Europa e India che si aprirà a breve e in cui non si dovranno più anteporre ai due nostri Marò “sequestrati” meri interessi commerciali.
Alberto Palladino - 20 aprile 2016
fonte: http://www.ilprimatonazionale.it
Resta l’ombra di una risoluzione europea votata a gennaio del 2015 in cui nei punti iniziali ( a e b) accetta sostanzialmente la tesi accusatoria indiana che condannerebbe i due Marò, una risoluzione, sempre secondo Di Stefano ed ora alla luce dell’analisi tecnica dei dati, votata sulla base di “falsità” prodotte dal tribunale indiano. Al tempo anche molti deputati italiani votarono una tale dichiarazione e questo resta senza dubbio una macchia sull’operato della delegazione dei parlamentari italiani in UE ma oggi, forse, grazie all’operato di un singolo cittadino della comunità è stata mostrata al parlamento che la rappresenta la via della verità sul caso Marò, stà ora a questa alta istituzione aprire un dialogo risolutivo con l’India anche in vista del tavolo bilaterale di accordo sullo scambio commerciale tra Europa e India che si aprirà a breve e in cui non si dovranno più anteporre ai due nostri Marò “sequestrati” meri interessi commerciali.
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