Stampare moneta per l’economia reale, contro lo strapotere del sistema finanziario. Moneta funzionale, emessa direttamente dallo Stato o dalla “banca centrale di emissione”, di cui il potere pubblico assuma il governo. Obiettivo: fornire «tutto il denaro necessario a fare gli investimenti pubblici diretti», destinati a incentivare «occupazione, domanda interna, adeguamento infrastrutturale, innovazione scientifico-tecnologica, assicurando al contempo l’impossibilità del default». Per Marco Della Luna, è esattamente ciò che servirebbe per «uscire dall’attuale recessione-deflazione, dopo il fallimento ormai visibile delle ricette dell’austerità e del quantitative easing, difese oramai soltanto da soggetti in malafede e per interesse». Di fronte alla possibilità di creazione monetaria, il neoliberismo obietta: non si può immettere moneta a piacimento nell’economia, perché ci deve essere un rapporto tra quantità di moneta e quantità di beni, altrimenti la moneta si svaluta o si generano bolle speculative, mobiliari e immobiliari. L’alternativa? Ce l’abbiamo sotto gli occhi, e si chiama disastro.
Se la moneta aggiuntiva viene usata per aumentare la produzione,
quindi l’offerta di beni e servizi, allora non vi sarà inflazione
monetaria (ossia aumento generalizzato dei prezzi), mentre vi sarà un
aumento della ricchezza prodotta e del reddito, oltre che dell’occupazione.
Certo, aggiunge Della Luna, questa moneta in più «bisogna spenderla
bene, e una classe dirigente avida e idiota, come tale selezionata, non
lo può fare». Se invece la moneta aggiuntiva viene usata per acquistare
titoli finanziari e immobili, «allora vi sarà una salita dei valori
delle Borse e degli immobili, e questo fa piacere a tutti gli
investitori mobiliari e immobiliari». E se anche vi fosse, come
conseguenza dell’immissione monetaria, una certa inflazione iniziale,
«questa aiuterebbe i debitori (cioè gli Stati, molte imprese, molti
privati) e danneggerebbe i creditori non indicizzati all’inflazione,
mentre stimolerebbe le spese che oggi vengono differite perché si
prevede un calo o una costanza dei prezzi, il che alimenta la
deflazione». Quindi, nel complesso, «dopo la presente deflazione, una
certa inflazione o reflazione sarebbe benefica».
Oggi, continua Della Luna, il grosso dell’offerta monetaria è
assorbito dal settore finanziario-speculativo, ossia da “prodotti”
finanziari separati dall’economia
reale (produzione, consumi). Sono “prodotti” producibili all’infinito,
fino alla saturazione del mercato, cioè all’esaurimento «dell’abilità di
collocarli, rifilarli o sbolognarli ai clienti ingenui, allorquando una
bolla sta per scoppiare». Problema: questo settore dell’economia
assorbe il grosso dell’offerta monetaria, «lasciando a secco della
fisiologica liquidità il mercato dei beni-servizi reali e degli
investimenti per produrli». Ed ecco il paradosso di oggi: «Da un lato
un’esorbitante creazione-offerta di moneta, che le banche centrali creano e mettono a disposizione, in quantità enormi, non dell’economia reale ma delle banche universali per le loro speculazioni finanziarie, improduttive anzi distruttive, e dall’altro
una carestia di moneta nell’economia reale, cui le medesime banche
(in Italia) fanno sempre meno credito, con conseguente
declino-insufficienza di domanda solvibile e di possibilità di
investimento e occupazione – onde la deflazione».
In altre parole, l’offerta di moneta «è eccessiva per il settore
finanziario, da cui viene continuamente alimentata, mentre è gravemente
insufficiente per quello reale, a cui viene continuamente ridotta».
Primo passo: non solo «separare le banche di credito e risparmio da quelle speculative», ma anche «fare in modo che la liquidità del settore produttivo, dell’economia
reale (quello da cui dipendono gli stipendi, il cibo, i servizi) sia
assicurata e protetta dalle interferenze e distrazioni del settore
finanziario, molto più grosso e turbolento». Della Luna Parla di
«anemizzazione monetaria dell’economia
reale», con detentori di liquidità che “tesaurizzano” gli investimenti
anche all’estero, mentre il prelievo fiscale imposto dal Mes, il
Meccanismo Europeo di Stabilità, drena altro denaro dal sistema-Italia,
insieme al regime di austerity europea che impone «la realizzazione
forzata di avanzi primari del bilancio pubblico e il pagamento di alti
interessi a detentori esteri di titoli del debito pubblico». Domanda:
«In una situazione di recessione interna e fuga verso l’estero di
imprenditori, lavoratori qualificati e capitali, che cosa potrebbe
essere più demenziale che imporre tasse al paese per sostenere il debito pubblico di paesi in crisi
(Spagna, Grecia) al fine puntellare una valuta, l’euro, che ostacola le
esportazioni e induce la deindustrializzazione del paese?».
«Eppure gli italiani hanno dato fiducia persino a chi ha fatto
questo», continua Della Luna. «Si aggiunga, infine, a questo museo degli
orrori dell’imbecillità politica,
o dell’alto tradimento istituzionale – se preferite – il fatto che la
deprivazione-anemizzazione monetaria del paese, di cui sopra, fa sì che
gli asset produttivi migliori – industria, commercio, finanza,
alberghi, terreni agricoli pregiati – si deprezzino e vengano
massicciamente comperati da soggetti-capitali finanziari stranieri, e
che quindi il reddito generato da questi asset esca dal reddito
nazionale italiano, divenendo reddito dei paesi che li comperano». E
l’auto-privazione monetaria, che produce tutti questi mali, non è che un
trucco: perché la moneta sovrana «è solo un simbolo e non ha costi o
limiti di produzione intrinseci», e i paesi stranieri che rastrellano le
nostre migliori aziende «lo possono fare appunto perché fanno la scelta
opposta all’auto-privazione monetaria, ossia perché scelgono di
produrre a costo zero grandi masse di moneta-simbolo». Che dire: «Il
quadro dell’idiozia totale è perfetto. Non resta che ringraziare i
nostri governanti nazionali ed europei e le nostre banche centrali, e lusingarci per tutti i consensi, i voti, le tasse e gli onori che continuiamo tributare loro».
04/12/2014
fonte: http://www.libreidee.org
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