"Gli immigrati rendono più della droga". Ecco perché, nonostante il tetto di 250 profughi, a Roma ce ne sono più di 2.500
"Gli immigrati rendono più della droga". Ecco perché, nonostante il tetto di 250 profughi, a Roma ce ne sono più di 2.500
"Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno". Massimo Carminati aveva un braccio destro proveniente dall'estrema sinistra.
Ma Salvatore Buzzi, 59 anni, arrestato con il presunto capo della "Mafia Capitale", intercettato dai carabinieri diceva candidamente che "la politica è una cosa, gli affari sò affari".
E
lui, condannato in passato per omicidio, si era inventato prima una
cooperativa sociale con ex detenuti, poi aveva creato un piccolo impero
nel settore. Capace di mettere al tavolo - in senso letterale -
esponenti di destra e di sinistra, a lui Carminati aveva chiesto di "mettersi la minigonna e battere"
per ingraziarsi la nuova giunta Marino. Perché, grazie alla sua
cooperativa e al sodalizio con l'ex vicecapo di gabinetto di Walter
Veltroni, Luca Odevaine, facevano tutti una "paccata" di soldi coi fondi per l'accoglienza degli immigrati e per la gestione dei campi nomadi.
Fare affari (sporchi) col Welfare
"Quando la Lega denunciava che c’è gente che si arricchisce
grazie alla presenza di Rom e immigrati eravamo razzisti: adesso che a
Roma è venuto fuori, forse abbiamo ragione noi?". La denuncia di Matteo Salvini corre su Facebook. E incarna un mal di pancia tutto romano nei confronti del Campidoglio. Il bubbone capitolino esplode a pochi giorni dalle proteste e dagli scontri di Tor Sapienza.
Altro
che accoglienza, dietro al traffico di immigrati e profughi ci sarebbe
un vero e proprio giro d'affari. Che guarda alle cooperative rosse. Il
link col welfare è proprio Buzzi, il "braccio destro imprenditoriale"
del Nero. Il gip Flavia Costantini nell'ordinanza d’arresto descrive "il
suo ruolo apicale indiscusso, la sua posizione di primazia nel settore
dell’organizzazione volto alla sfera pubblica, la sua presenza operativa
in tutti i numerosissimi reati commessi nel settore". Lui, signore delle coop, lo dice chiaramente in un’intercettazione allegata all’ordinanza di circa 1200 pagine: "Il traffico di droga rende meno". L’affare dei centri di accoglienza per rifugiati e immigrati è, secondo la procura di Roma, garantito da Odevaine, descritto nell’ordinanza come "un
signore che attraversa, in senso verticale e orizzontale, tutte le
amministrazioni pubbliche più significative nel settore dell’emergenza
immigrati".
I fondi per i centri d’accoglienza
I fondi per i centri d’accoglienza sono un piatto ricco. Gli inquirenti lo chiamano, appunto, "sistema Odevaine". "La
gestione dell’emergenza immigrati è stato ulteriore terreno,
istituzionale ed economico, nel quale il gruppo si è insinuato con
metodo eminentemente corruttivo – si legge nell'ordinanza del gip
Costantini – alterando per un verso i processi decisionali dei decisori
pubblici, per altro verso i meccanismi fisiologici dell’allocazione
delle risorse economiche gestite dalla pubblica amministrazione". Un sistema studiato per far arrivare i soldi pubblici ai gestori amici che "si dividono il mercato".
La "qualità pubblicistica" di Odevaine sta tutta nella possibilità di
sedere al Tavolo di coordinamento nazionale insediato al ministero dell’Interno
e, al tempo stesso, di essere uno degli esperti del presidente del Cda
per il Consorzio "Calatino Terra d’Accoglienza", l'ente che soprintende
alla gestione del Cara di Mineo. In una intercettazione è lo stesso
Odevaine a spiegare al commercialista che, "avendo questa relazione continua" con il Viminale, è "in grado un po’ di orientare i flussi
che arrivano da… da giù… anche perché spesso passano per Mineo… e poi…
vengono smistati in giro per l’Italia… se loro c’hanno strutture che
possono essere adibite a centri per l’accoglienza da attivare subito in
emergenza… senza gara… le strutture disponibili vengono occupate… e io
insomma gli faccio avere parecchio lavoro…".
Così Roma è stata invasa dai profughi
Siriani, libici, tunisini e iracheni. Tutti smistati a Roma, tra Caracolle e Tor Sapienza. I residenti delle banlieue capitoline lo dicevano che, forse forse, erano un filino troppi. È lo stesso Odevaine a spiegare il perché: "I posti Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo
e rifugiati, ndr) che si destinano ai comuni in giro per l'Italia fanno
riferimento a una tabella tanti abitanti tanti posti Sprar... per
quella norma a Roma toccherebbero 250 posti... che è un assurdo...
pochissimo per Roma, no?... allora... una mia... un mio intervento al
ministero ha fatto in modo che... lo Sprar a Roma... fosse portato a
2.500 per cui si sono presentati per 2.500 posti... di cui loro...
secondo me ce n'hanno almeno un migliaio". Insomma, a Roma erano
destinati 250, ma grazie allo zampino di Odevaine i posti sono lievitati
a dieci volte tanto, in modo che almeno mille venissero "ospitati"
nelle case accoglienza di Buzzi. Per questo "servizio" l'ex vicecapo
gabinetto di Veltroni riceveva un regolare stipendio da 5mila euro.
Il (ri)finanziamento dei campi rom
La cupola di Mafia Capitale specula (e fa affari) con qualsiasi
emergenza della Capitale. Dal maltempo ai protocolli per la prevenzione
del rischio, dal servizio giardini del comune alla raccolta
differenziata. Ma, soprattutto, con i fondi per la costruzione e la
gestione dei campi nomadi. Gli inquirenti hanno, infatti, messo a nudo
la capacità di interferire nelle decisioni dell’Assemblea Capitolina in
occasione della programmazione dei bilanci pluriennale in modo da "ottenere l’assegnazione di fondi pubblici"
per rifinanziare i campi nomadi, la pulizia delle aree verdi e il
progetto "Minori per l’emergenza Nord Africa". Tutti settori in cui
operano le società cooperative di Buzzi. "Noi quest'anno abbiamo
chiuso... con quaranta milioni di fatturato - spiega lo stesso Buzzi -
ma tutti i soldi... gli utili li abbiamo fatti sui zingari,
sull'emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori
finiscono a zero".
Mer, 03/12/2014 -
fonte: http://www.ilgiornale.it
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