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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

04/12/14

L’intervista a tutto campo al presidente siriano Bashar Al Assad

Dalle armi chimiche ai bombardamenti aerei della coalizione, dal ruolo della Turchia a quello di Qatar e Arabia Saudita, il capo dello Stato più colpito dalla guerra sunnita contro lo sciismo mediorientale risponde su tutto. E, a sorpresa, accusa soprattutto gli americani

Syria's President Bashar al-Assad speaks during an interview with French magazine Paris Match,in Damascus
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Mentre aerei iraniani bombardano l’Iraq, mentre in Libano va in scena la contesa tra chi sostiene che la donna fermata al confine siriano sia la moglie del Califfo Abu Bakr Al Baghdadi e chi invece sostiene il contrario, il presidente della Siria Bashar Assad rilascia un’intervista al magazine francese Paris Match dove affronta tutti i temi caldi della politica regionale. A cominciare dal rapporto con la coalizione internazionale.

Il presidente siriano parla dalla capitale Damasco, mentre tutto intorno a lui è un cumulo di macerie, con oltre 190mila morti – stime ONU, contestate nell’intervista dallo stesso Assad – e quasi tre milioni di sfollati nei Paesi confinanti.

Assad dice di disapprovare l’Occidente e lo accusa di essere complice di questo disastro, ma il vero biasimo è rivolto contro i Paesi arabi sunniti. “Credevamo che (gli USA, ndr) ci avrebbero aiutato nell’apertura all’esterno e nello sviluppo della Siria, invece hanno scelto la via opposta. Ma siamo più delusi dal fatto che i loro alleati siano Paesi medievali come l’Arabia Saudita e il Qatar” afferma il presidente. Che aggiunge: “Se il Qatar non avesse finanziato fin dall’inizio questi terroristi, se la Turchia non avesse fornito supporto logistico e sostegno politico all’Occidente, le cose sarebbero andate diversamente”.

Quanto alla guerra, Assad è più prudente. Alla domanda dell’inviato di Paris Match, Régis Le Sommier, “da un punto di vista militare, avete i mezzi per vincere la guerra?” la risposta che segue è la seguente: “Non è una guerra facile, da un punto di vista militare. Tuttavia, l’esercito siriano sta progredendo in molte aree. Nessuno può ancora prevedere quando questa guerra finirà, o come. I nostri avversari pensavano, in un primo momento, di conquistare il cuore dei siriani. Non ci sono riusciti. Hanno perso il sostegno della popolazione locale. Questo è precisamente ciò che ha permesso all’esercito di avanzare. […] Ogni volta che l’esercito decide di prendere una regione, ci riesce. Ma questa non è una guerra tra due eserciti, è un tipo diverso di conflitto. Abbiamo a che fare con gruppi terroristi che s’infiltrano in città e villaggi. Questa guerra sarà lunga e difficile”.


Pungolato sulle sue possibili dimissioni, Bashar Assad cita quindi il proverbiale esempio del capitano della nave “l’ultimo ad andarsene”, con ciò sgombrando il campo da ogni possibile speculazione sulla sua eventuale destituzione, che primo fra tutti il governo francese desidererebbe, e lanciando un messaggio direttamente al presidente Francois Hollande.

“In tutto il mondo, un capo di Stato sale al potere attraverso un meccanismo costituzionale e lascia attraverso lo stesso meccanismo – spiega Assad -. Un presidente non può né vincere né lasciare il potere per il caos. Prova tangibile sono le conseguenze della politica francese in Libia, con la decisione di attaccare Gheddafi. Qual è stato il risultato? […] Qualunque cosa accada, noi siriani non permetteremo mai che il nostro Paese diventi un giocattolo nelle mani dell’Occidente. Si tratta di un principio fondamentale per noi”. In ogni caso, aggiunge il capo dello Stato, “Hollande non è mio nemico, non è una questione personale. Come Sarkozy, non agisce per propria iniziativa”.

Quanto allo Stato islamico, il presidente accusa gli Stati Uniti: “…è stato fondato in Iraq nel 2006. Abu Bakr al-Baghdadi era nelle carceri degli Stati Uniti e non in carceri siriane. Chi ha creato lo Stato islamico allora? La Siria o gli Stati Uniti?”.

Ma il punto probabilmente più importante dell’intervista di Le Sommier è sulla sovranità del territorio siriano e sul coordinamento dei bombardamenti aerei tra Siria e Stati Uniti. “Si tratta di un’azione illegale (quella USA, ndr) e quindi di una violazione della sovranità nazionale, in primo luogo perché non ha ricevuto l’approvazione del Consiglio di Sicurezza (ONU, ndr) e anche perché non ha tenuto conto della sovranità di uno Stato, che è la Siria […] Non vi è alcun coordinamento diretto. Noi attacchiamo il terrorismo ovunque si trovi, senza considerare quello che fanno gli Stati Uniti o la coalizione. Sareste sorpresi di sapere che il numero giornaliero di missioni della forza aerea siriana per colpire i terroristi è superiore a quello della coalizione”.

Quindi, in primo luogo, secondo il presidente non vi è alcun coordinamento con altre forze armate. Anzi, Assad definisce gli strike della coalizione come “cosmétique”, ovvero superficiali e di facciata. E rivendica come preminenti e determinanti le sole missioni condotte dell’aviazione siriana, accusando l’Occidente soltanto di fingere di voler colpire lo Stato Islamico.

“Non è vero che gli attacchi della coalizione ci aiutano. Avrebbero certamente aiutato se fossero stati seri ed efficaci. Siamo soltanto noi che conduciamo battaglie terrestri contro Daesh (lo Stato Islamico, ndr) e non abbiamo visto alcun cambiamento, mentre la Turchia fornisce loro ancora supporto diretto in queste aree”.

Infine, sulle armi chimiche il presidente della Siria risponde categorico. “Non abbiamo usato tali armi. In caso contrario, ci sarebbero state decine, se non centinaia di migliaia di morti, non solo 100 o 200, come si è detto l’anno scorso. E poi, da quando gli americani raccontano la verità sulla crisi siriana?”.

Siria 4 dic 2014
fonte: http://www.lookoutnews.it

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