Dalle armi chimiche ai bombardamenti aerei della
coalizione, dal ruolo della Turchia a quello di Qatar e Arabia Saudita,
il capo dello Stato più colpito dalla guerra sunnita contro lo sciismo
mediorientale risponde su tutto. E, a sorpresa, accusa soprattutto gli
americani
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Mentre
aerei iraniani bombardano l’Iraq, mentre in Libano va in scena la
contesa tra chi sostiene che la donna fermata al confine siriano sia la
moglie del Califfo Abu Bakr Al Baghdadi e chi invece sostiene il
contrario, il presidente della Siria Bashar Assad rilascia un’intervista
al magazine francese Paris Match dove affronta tutti i temi caldi della politica regionale. A cominciare dal rapporto con la coalizione internazionale.
Il presidente siriano parla dalla capitale Damasco, mentre tutto
intorno a lui è un cumulo di macerie, con oltre 190mila morti – stime
ONU, contestate nell’intervista dallo stesso Assad – e quasi tre milioni
di sfollati nei Paesi confinanti.
Assad dice di disapprovare l’Occidente e lo accusa di essere complice
di questo disastro, ma il vero biasimo è rivolto contro i Paesi arabi
sunniti. “Credevamo che (gli USA, ndr) ci avrebbero aiutato
nell’apertura all’esterno e nello sviluppo della Siria, invece hanno
scelto la via opposta. Ma siamo più delusi dal fatto che i loro alleati
siano Paesi medievali come l’Arabia Saudita e il Qatar” afferma il
presidente. Che aggiunge: “Se il Qatar non avesse finanziato fin
dall’inizio questi terroristi, se la Turchia non avesse fornito supporto
logistico e sostegno politico all’Occidente, le cose sarebbero andate
diversamente”.
Quanto alla guerra, Assad è più prudente. Alla domanda dell’inviato di Paris Match,
Régis Le Sommier, “da un punto di vista militare, avete i mezzi per
vincere la guerra?” la risposta che segue è la seguente: “Non è una
guerra facile, da un punto di vista militare. Tuttavia, l’esercito
siriano sta progredendo in molte aree. Nessuno può ancora prevedere
quando questa guerra finirà, o come. I nostri avversari pensavano, in un
primo momento, di conquistare il cuore dei siriani. Non ci sono
riusciti. Hanno perso il sostegno della popolazione locale. Questo è
precisamente ciò che ha permesso all’esercito di avanzare. […] Ogni
volta che l’esercito decide di prendere una regione, ci riesce. Ma
questa non è una guerra tra due eserciti, è un tipo diverso di
conflitto. Abbiamo a che fare con gruppi terroristi che s’infiltrano in
città e villaggi. Questa guerra sarà lunga e difficile”.
Pungolato sulle sue possibili dimissioni, Bashar Assad cita quindi il
proverbiale esempio del capitano della nave “l’ultimo ad andarsene”,
con ciò sgombrando il campo da ogni possibile speculazione sulla sua
eventuale destituzione, che primo fra tutti il governo francese
desidererebbe, e lanciando un messaggio direttamente al presidente
Francois Hollande.
“In tutto il mondo, un capo di Stato sale al potere attraverso un
meccanismo costituzionale e lascia attraverso lo stesso meccanismo –
spiega Assad -. Un presidente non può né vincere né lasciare il potere
per il caos. Prova tangibile sono le conseguenze della politica francese
in Libia, con la decisione di attaccare Gheddafi. Qual è stato il
risultato? […] Qualunque cosa accada, noi siriani non permetteremo mai
che il nostro Paese diventi un giocattolo nelle mani dell’Occidente. Si
tratta di un principio fondamentale per noi”. In ogni caso, aggiunge il
capo dello Stato, “Hollande non è mio nemico, non è una questione
personale. Come Sarkozy, non agisce per propria iniziativa”.
Quanto allo Stato islamico, il presidente accusa gli Stati Uniti: “…è
stato fondato in Iraq nel 2006. Abu Bakr al-Baghdadi era nelle carceri
degli Stati Uniti e non in carceri siriane. Chi ha creato lo Stato
islamico allora? La Siria o gli Stati Uniti?”.
Ma il punto probabilmente più importante dell’intervista di Le
Sommier è sulla sovranità del territorio siriano e sul coordinamento dei
bombardamenti aerei tra Siria e Stati Uniti. “Si tratta di un’azione
illegale (quella USA, ndr) e quindi di una violazione della
sovranità nazionale, in primo luogo perché non ha ricevuto
l’approvazione del Consiglio di Sicurezza (ONU, ndr) e anche
perché non ha tenuto conto della sovranità di uno Stato, che è la Siria
[…] Non vi è alcun coordinamento diretto. Noi attacchiamo il terrorismo
ovunque si trovi, senza considerare quello che fanno gli Stati Uniti o
la coalizione. Sareste sorpresi di sapere che il numero giornaliero di
missioni della forza aerea siriana per colpire i terroristi è superiore a
quello della coalizione”.
Quindi, in primo luogo, secondo il presidente non vi è alcun
coordinamento con altre forze armate. Anzi, Assad definisce gli strike
della coalizione come “cosmétique”, ovvero superficiali e di facciata. E
rivendica come preminenti e determinanti le sole missioni condotte
dell’aviazione siriana, accusando l’Occidente soltanto di fingere di
voler colpire lo Stato Islamico.
“Non è vero che gli attacchi della coalizione ci aiutano. Avrebbero
certamente aiutato se fossero stati seri ed efficaci. Siamo soltanto noi
che conduciamo battaglie terrestri contro Daesh (lo Stato Islamico, ndr) e non abbiamo visto alcun cambiamento, mentre la Turchia fornisce loro ancora supporto diretto in queste aree”.
Infine, sulle armi chimiche il presidente della Siria risponde
categorico. “Non abbiamo usato tali armi. In caso contrario, ci
sarebbero state decine, se non centinaia di migliaia di morti, non solo
100 o 200, come si è detto l’anno scorso. E poi, da quando gli americani
raccontano la verità sulla crisi siriana?”.
Siria 4 dic 2014
fonte: http://www.lookoutnews.it
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