Il non voto, al pari del voto, è un
modo degli elettori per comunicare. In questo caso il loro malessere e
la loro disaffezione, non necessariamente verso il governo o la politica
in generale, sicuramente verso le istituzioni per le quali non vogliono
votare. Del resto, come dargli torto, se c'è nell'Italia
un'articolazione dello stato che andrebbe soppressa senza discettarne
inutilmente a lungo, questa è proprio quella rappresentata dalle
Regioni. Fallito, travolto dagli scandali dei falsi rimborsi spese,
dalle giunte costrette a ripetizione alle dimissioni anticipate, dai
derivati finanziari e dai bilanci sanitari troppo spesso fuori
controllo, il tentativo di avere un federalismo italiano compiuto, oggi
le Regioni incarnano il peggio della spesa pubblica mal gestita. Sono
l'idealtipo della spending review che mai diventa realtà, come i
numerosi articoli di Tino Oldani su questo giornale hanno documentato.
In questo quadro, sorprendersi che gli elettori non perdano più neanche
cinque minuti per contribuire all'elezione di consigli regionali
avvertiti come insostenibile spesa pubblica corrente, non può e non deve
sorprendere.
Anche perché gli elettori sono molto più intelligenti di quanto i politici non credano e hanno già capito che nel 2015 le Regioni si preparano a scaricare sulle loro tasche i tagli per 4 miliardi di euro decisi dal governo Renzi. Non faranno nessuna spending review da 4 miliardi, più semplicemente aumenteranno le addizionali fiscali a loro disposizione per vessare ancora di più cittadini e imprese. Quindi più Irpef e più Irap per consacrare la più tradizionale partita di raggiro italiana: il governo nazionale annuncia tagli che la improduttiva burocrazia regionale trasforma in maggiori imposte. In questo rimpiattino, tutto giocato sulla pelle del pil e della competitività del Belpaese, il premier ha l'occasione di prendere la palla al balzo, messa sul dischetto del rigore dall'astensionismo record dell'Emilia-Romagna, per fare la vera riforma costituzionale che la maggioranza assoluta degli italiani desidera: abolire le Regioni trasferendone le competenze. Questa sarebbe una vera rottamazione capace di rimettere in moto la crescita italiana e di comunicare in maniera forte e chiara agli investitori internazionali che Renzi non ha alcuna intenzione di tirare a campare a Palazzo Chigi. Una riorganizzazione vera di tanta spesa corrente pubblica, che sfugge ai controlli di produttività e ai costi standard con tutta la forza che le lobby sanno esprimere, in grado di dare un'accelerazione al cambiamento. La rottamazione delle Regioni la vogliono i cittadini, Renzi deve solo metterla in pratica.
di Edoardo Narduzzi - 2 dicembre 2014
fonte: http://www.italiaoggi.it
Anche perché gli elettori sono molto più intelligenti di quanto i politici non credano e hanno già capito che nel 2015 le Regioni si preparano a scaricare sulle loro tasche i tagli per 4 miliardi di euro decisi dal governo Renzi. Non faranno nessuna spending review da 4 miliardi, più semplicemente aumenteranno le addizionali fiscali a loro disposizione per vessare ancora di più cittadini e imprese. Quindi più Irpef e più Irap per consacrare la più tradizionale partita di raggiro italiana: il governo nazionale annuncia tagli che la improduttiva burocrazia regionale trasforma in maggiori imposte. In questo rimpiattino, tutto giocato sulla pelle del pil e della competitività del Belpaese, il premier ha l'occasione di prendere la palla al balzo, messa sul dischetto del rigore dall'astensionismo record dell'Emilia-Romagna, per fare la vera riforma costituzionale che la maggioranza assoluta degli italiani desidera: abolire le Regioni trasferendone le competenze. Questa sarebbe una vera rottamazione capace di rimettere in moto la crescita italiana e di comunicare in maniera forte e chiara agli investitori internazionali che Renzi non ha alcuna intenzione di tirare a campare a Palazzo Chigi. Una riorganizzazione vera di tanta spesa corrente pubblica, che sfugge ai controlli di produttività e ai costi standard con tutta la forza che le lobby sanno esprimere, in grado di dare un'accelerazione al cambiamento. La rottamazione delle Regioni la vogliono i cittadini, Renzi deve solo metterla in pratica.
di Edoardo Narduzzi - 2 dicembre 2014
fonte: http://www.italiaoggi.it
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