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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

26/12/14

CASO MARO' " IL SEQUESTRO DEI FUCILIERI DI MARINA LATORRE E GIRONE - "






PERCHE' HO DI RECENTE NUOVAMENTE SOTTOLINEATO CHE LA CARTA DELL'ARBITRATO INTERNAZIONALE E' STATA USATA COME UN'ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA


26 Dicembre 2014
Stefano Tronconi

Utilizzo la tregua negli eventi indotta da questi giorni di festività per una riflessione su un tema che in questa vicenda è stato più volte dibattuto e continua ad essere in primo piano.
Lo faccio senza ovviamente alcuno spirito polemico nei confronti di coloro che continuano a pensarla diversamente.
Mi sembra comunque doveroso provare brevemente a spiegare perché ritengo che quella dell'arbitrato internazionale (cosa ben distinta dalla cosiddetta 'internazionalizzazione') sia una strada che ha perso da tempo la sua validità. Le principali ragioni sono le seguenti:

1) Quella dell'arbitrato internazionale avrebbe ovviamente dovuto essere la strada maestra da intraprendere da subito nei giorni in cui i marò vennero bloccati nel porto di Kochi (prima di esser fatti scendere a terra rimasero per ben quattro giorni a bordo dell'Enrica Lexie).
Purtroppo, non solo rientrando in porto ma ancor di più dando ai marò l'ordine di scendere dalla nave, l'Italia ha nei fatti da subito sciaguratamente accettato la giurisdizione indiana, scelta rafforzata nei mesi successivi decidendo di ricorrere prima all'Alta Corte del Kerala e poi alla Corte Suprema indiana, e da ultimo dalla doppia decisione di far rientrare i marò in India al termine delle licenze concesse.
Senza dimenticare poi i lunghi mesi in cui i politici italiani hanno continuato a 'dilettarci' con le aberranti dichiarazioni secondo cui la soluzione del caso avrebbe dovuto passare attraverso un processo veloce e giusto da tenersi in India (questo anche successivamente a che avevamo già dimostrato la completa manipolazione delle indagini svolte).

2) L'India, che purtroppo ha nelle sue mani ancora oggi Salvatore, non ha alcuna intenzione di accettare un arbitrato internazionale e lo ha sempre dichiarato apertamente. Un arbitrato per definizione richiede che entrambe le parti accettino di sottoporvisi affinché il verdetto sia esigibile (possa cioè trovare applicazione).
E' vero che l'UNCLOS prevede la possibilità di avviare un arbitrato anche unilateralmente (aspetto di per sé abbastanza singolare), ma inutile dire che nell'eventualità di una decisione non gradita l'India deciderebbe semplicemente di non riconoscerla e non ci sarebbe niente e nessuno che potrebbero imporre il rispetto della decisione.

3) Un arbitrato internazionale, che riguarderebbe ancora una volta solo la titolarità della giurisdizione, richiederebbe verosimilmente tempi molto lunghi (in ogni caso si parla di anni prima di una sua conclusione) e purtroppo se si partisse adesso …... povero Salvatore!!
Gli unici felici sarebbero ancora una volta gli avvocati e gli esperti vari che già tanto hanno lucrato sulla vicenda.

4) L'esito di un arbitrato sarebbe tutt'altro che scontato.
Per quanto riguarda la famosa immunità funzionale questa sappiamo che non è codificata nei trattati internazionale, ma esiste solo a livello di costruzione dottrinale e prassi abitudinaria.
Per quanto riguarda l'immunità chiamiamola 'territoriale' derivante dalle norme UNCLOS nel caso specifico vi sono interpretazioni possibili sia a favore della giurisdizione italiana che della giurisdizione indiana (non posso ora illustrarle tutte in questa sede per motivi di compattezza dello scritto).
Vi sarebbero quindi concrete possibilità che al termine di altri anni di lunga attesa sia poi un tribunale internazionale a riconoscere magari definitivamente la giurisdizione all'India. 

5) Considerazione finale e forse la più importante di tutte dal punto di vista degli effetti pratici.
Poiché Salvatore e Massimiliano sono INNOCENTI non hanno proprio alcun bisogno di percorrere l'ulteriore estenuante, tortuosa ed incerta strada dell'arbitrato internazionale.
Certo, se i pescatori li avessero uccisi loro quella dell'arbitrato internazionale sarebbe stata l'unica alternativa possibile per provare a strapparli all'ingiustizia indiana. Ma poiché NON li hanno uccisi loro, la questione non dovrebbe proprio porsi.
Continuare da parte dell'Italia a percorrere la strada della titolarità della giurisdizione anziché quella dell'innocenza significa in pratica negare agli occhi di un miliardo e duecento milioni indiani (come più volte spiegato, oggi il vero ostacolo oggettivo alla soluzione del caso) la loro innocenza.
Perché la reazione più naturale di chi è male informato in quanto vittima di una delle più vergognose campagne mediatiche mai viste, non può essere che quella che 'se i marò fossero innocenti non avrebbero certo bisogno di continuare a ritornare sulla questione della giurisdizione' …...
In conclusione, la strada del'arbitrato internazionale al punto in cui siamo proprio non servirebbe a tutelare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ma solo a continuare a coprire i responsabili del loro sequestro ed a nascondere al mondo il fatto che sono innocenti!
L'unico modo per riportare a casa con onore i due fucilieri di marina innocenti come ripato da un anno e mezzo è quello di sposarne a tutti i livelli (in primo luogo quello politico) l'innocenza.
Se finalmente verranno intrapresi i passi necessario per portare le prove della lora innocenza in primo piano sarà l'opinione pubblica indiana ingannata fin dall'inizio della vicenda a volerli rimandare subito in Italia con tante scuse ed a pretendere che i colpevoli di questa indegna farsa siano consegnati alla giustizia!

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