Il
Presidente Napolitano afferma che la disoccupazione in Italia è
insopportabile, ennesimo e rituale richiamo al Governo. Renzi lo aveva
già dichiarato all’atto della sua nomina, così come tutti
indistintamente i ministri e i leader politici. Ma al contempo si
inchinano ai diktat dell’Unione Europea e alle indicazioni dei
banchieri.
Lo
scorso 28 febbraio l’ISTAT ha diffuso i dati su occupazione e
disoccupazione in Italia, il tasso di disoccupazione è aumentato dello
0,2 per cento rispetto a dicembre 2013, raggiungendo il 12,9 per cento.
In numeri assoluti, significa che ci sono 60 mila disoccupati in più
rispetto a dicembre e 260 mila in più rispetto al gennaio 2013: in
totale, 3.293.000 persone. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24
anni) è aumentato dello 0,3 per cento rispetto a dicembre e dello 0,8
rispetto a un anno fa e ha raggiunto il 42,24 per cento. In questo paese
un giovane su due è senza lavoro per il semplice motivo che il sistema
impresa si è disciolto come neve al sole.
Non
occorrono particolari studi di Economia per comprendere che la
drammatica flessione dell’apparato produttivo e commerciale, espande la
disoccupazione. Di insopportabile c’è solo una cosa, egregio signor
Presidente Napolitano e signor Presidente del Consiglio: la pressione
fiscale che è indegna di un paese civile, dissuadendo qualunque soggetto
italiano o estero dal fare impresa.
O
si è capaci di mettere mano al sistema fiscale riducendolo
drasticamente di almeno la metà o va tutto a carte quarantotto. Non ci
sarà alcun miracolo per mano di un Governo che sta ricalcando gli schemi
precedenti, cioè impegnato prioritariamente nel rispetto di quegli
obblighi finanziari UE che si traducono in una emorragia inarrestabile.
Non c’è un barlume di attenzione dell’Europa verso la condizione sociale
e la dignità della vita dei popoli, esiste solo arida contabilità nella
perversa logica del ripianamento dei debiti bancari, intrisi di titoli
tossici e dissoluzione dei depositi. Stiamo assistendo al gioco delle
tre carte: i responsabili della più grande truffa della storia europea
recitano ogni giorno la parte dei buoni, mentre continuano ad inventare
nuovi balzelli, piegati ad una burocrazia del tutto sterile e
indifferente.
“Scarsa
competitività e riforme insufficienti per tagliare il debito pubblico
ormai fuori controllo”, la Commissione UE farà un controllo mirato sulle
politiche da mettere in atto durante il semestre europeo. Il ministero
dell’Economia risponde: “riforme del governo in linea con l’Europa!”. La
sceneggiata continua, da Monti a Letta a Renzi.
5/3/2014 - NITANO . La nuova Italia
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