‘Guerra al rallentatore’, ‘guerra svogliata’, quasi non
riuscisse a distinguere bene nel torbido intreccio tra amici e nemici.
In nove mesi di bombardamenti della Coalizione pare siano stati
effettuati gli stessi raid di una settimana di incursioni sulla
Jugoslavia nella ‘guerra umanitaria’ per il Kosovo. Milosevic più
‘cattivo’ e pericoloso del Califfato? Per chi? Molte menzogne allora,
legittimi sospetti oggi.
Qualcuno l’ha chiamata una ‘guerra cinematografica’ perché ci viene proposta al rallentatore. Stiamo parlando della guerra all’Isis e al Califfato dello Stato Islamico. Minaccia globale contro cui il mondo occidentale e i suoi valori di democrazia si giocavano la loro stessa esistenza, ci dicemmo. Una sorta di ‘guerra assoluta’. Poi, tra un orrore di gole tagliate e l’altro, tra una strage di innocenti e una di reperti storici, paura e indignazione sono calate nella nostra attenzione in parallelo con notizie sempre più a ‘fondo pagina’. E la guerra lanciata dall’Occidente tutto alla barbarie, si impantana nel tran tran. Un po’ di bombe oggi, qualcuna domani, e la guerra sporca, quella sul campo, delegata in casa islamica: gli amici curdi e quelli iracheni, i meno amici sciiti iraniani e persino i ‘governativi’ del siriano Assad ancora nemico. Ma c’è un dato in particolare che mi ha colpito: in nove mesi di bombardamenti della ‘Coalizione’ a guida Usa, pare siano stati effettuati gli stessi raid di un settimana di incursioni sulla Jugoslavia di Milosevic per il Kosovo, nel 1999. Le ricordo bene quelle bombe in arrivo sulla testa, e per quasi tre mesi. Tante, troppe quelle bombe per la sfida militare di allora. Quindi erano soprattutto ‘bombe politiche’ che sono servite poi a produrre il Kosovo albanese. Riflessione elementare: perché oggi invece tanta ‘prudenza’ militare e politica della Coalizione anti califfato? Per fare la guerra al Califfo, chiunque esso sia adesso al comando, l’Occidente non riesce a mettere insieme più di qualche migliaio di istruttori e consiglieri militari da tenere ben lontani dalla prima linea e poche decine di aerei da combattimento ?
Dopo aver visto impegnati centinaia di migliaia di militari in Iraq, Afghanistan e in varie missioni di ‘stabilizzazione’, tanta neghittosità statunitense e dei Paesi Nato oggi lascia perplessi. Sul terreno del confronto con i miliziani Isis i risultati sono ridicoli se si considera la potenza militare degli Stati della Coalizione, Italia compresa che partecipa alla coalizione con quattro Tornado adibiti a sola ricognizione. Ritrosia occidentale ad impegnarsi sul campo solo per non farsi intrappolare in nuove avventure tipo Afghanistan o paura del terrorismo da esportazione? In attesa di una risposta coerente al quesito, resta da rilevare come gli iracheni abbiano ripreso Tikrit impegnando soprattutto milizie sciite e consiglieri iraniani. Già sappiamo da Kobane, della resistenza curda. Imbarazzante per gli Usa la contraddizione siriana dove la sola forza in grado di contrastare i miliziani è l’esercito lealista di Damasco. Storia potenzialmente clamorosa ma priva di riscontri, le tensioni tra Baghdad e Washington, con l’attacco iracheno su Tikrit non preavvertito per sospetti sulla doppiezza della intelligence Usa. Fantapolitica, forse. Tutto ciò in una situazione torbida di compromissioni sospette tra gli alleati della stessa Coalizione anti Isis. Le petromonarchie arabe, ad esempio, compromesse da sempre con l’estremismo sunnita e jihadista. O all’interno dello stesso blocco occidentale rispetto a incidenti di percorso nello scegliersi gli alleati prima in Iraq poi nella Siria anti Assad. ‘Guerra al rallentatore’, ‘guerra svogliata’, guerra di fatto incerta, quasi non riuscisse a distinguere bene nel torbido intreccio tra amici e nemici.
4 maggio 2015
fonte: http://www.remocontro.it
Qualcuno l’ha chiamata una ‘guerra cinematografica’ perché ci viene proposta al rallentatore. Stiamo parlando della guerra all’Isis e al Califfato dello Stato Islamico. Minaccia globale contro cui il mondo occidentale e i suoi valori di democrazia si giocavano la loro stessa esistenza, ci dicemmo. Una sorta di ‘guerra assoluta’. Poi, tra un orrore di gole tagliate e l’altro, tra una strage di innocenti e una di reperti storici, paura e indignazione sono calate nella nostra attenzione in parallelo con notizie sempre più a ‘fondo pagina’. E la guerra lanciata dall’Occidente tutto alla barbarie, si impantana nel tran tran. Un po’ di bombe oggi, qualcuna domani, e la guerra sporca, quella sul campo, delegata in casa islamica: gli amici curdi e quelli iracheni, i meno amici sciiti iraniani e persino i ‘governativi’ del siriano Assad ancora nemico. Ma c’è un dato in particolare che mi ha colpito: in nove mesi di bombardamenti della ‘Coalizione’ a guida Usa, pare siano stati effettuati gli stessi raid di un settimana di incursioni sulla Jugoslavia di Milosevic per il Kosovo, nel 1999. Le ricordo bene quelle bombe in arrivo sulla testa, e per quasi tre mesi. Tante, troppe quelle bombe per la sfida militare di allora. Quindi erano soprattutto ‘bombe politiche’ che sono servite poi a produrre il Kosovo albanese. Riflessione elementare: perché oggi invece tanta ‘prudenza’ militare e politica della Coalizione anti califfato? Per fare la guerra al Califfo, chiunque esso sia adesso al comando, l’Occidente non riesce a mettere insieme più di qualche migliaio di istruttori e consiglieri militari da tenere ben lontani dalla prima linea e poche decine di aerei da combattimento ?
Dopo aver visto impegnati centinaia di migliaia di militari in Iraq, Afghanistan e in varie missioni di ‘stabilizzazione’, tanta neghittosità statunitense e dei Paesi Nato oggi lascia perplessi. Sul terreno del confronto con i miliziani Isis i risultati sono ridicoli se si considera la potenza militare degli Stati della Coalizione, Italia compresa che partecipa alla coalizione con quattro Tornado adibiti a sola ricognizione. Ritrosia occidentale ad impegnarsi sul campo solo per non farsi intrappolare in nuove avventure tipo Afghanistan o paura del terrorismo da esportazione? In attesa di una risposta coerente al quesito, resta da rilevare come gli iracheni abbiano ripreso Tikrit impegnando soprattutto milizie sciite e consiglieri iraniani. Già sappiamo da Kobane, della resistenza curda. Imbarazzante per gli Usa la contraddizione siriana dove la sola forza in grado di contrastare i miliziani è l’esercito lealista di Damasco. Storia potenzialmente clamorosa ma priva di riscontri, le tensioni tra Baghdad e Washington, con l’attacco iracheno su Tikrit non preavvertito per sospetti sulla doppiezza della intelligence Usa. Fantapolitica, forse. Tutto ciò in una situazione torbida di compromissioni sospette tra gli alleati della stessa Coalizione anti Isis. Le petromonarchie arabe, ad esempio, compromesse da sempre con l’estremismo sunnita e jihadista. O all’interno dello stesso blocco occidentale rispetto a incidenti di percorso nello scegliersi gli alleati prima in Iraq poi nella Siria anti Assad. ‘Guerra al rallentatore’, ‘guerra svogliata’, guerra di fatto incerta, quasi non riuscisse a distinguere bene nel torbido intreccio tra amici e nemici.
4 maggio 2015
fonte: http://www.remocontro.it
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