Non solo
Veneto e Lombardia: dopo la Val d’Aosta l’elenco di chi rifiuta di
ospitare i profughi si allunga sempre più Giovanni Masini, “Il
Giornale”, 07/05/2015 La Val d’Aosta fa scuola. Dopo la decisione del
governatore valdostano Augusto Rollandin di rifiutare i 79 profughi
assegnati da Angelino Alfano alla Regione alpina, sempre più presidenti
di Regione si allineano a questa politica.
Oggi gli
amministratori sono convocati al Viminale per le 17.30, ma il ministro
degli Interni pare aver già preso le proprie decisioni da tempo, senza
dare troppa importanza alle esigenze di chi governa il territorio: la
circolare con cui Alfano imponeva ai prefetti di trovare posto ad altri
9mila disperati ha mandato su tutte le furie i presidenti delle venti
Regioni italiane. Al di là delle Regioni del Sud, che molto spesso si
trovano gli immigrati direttamente sulle spiagge, e ben poco possono
insistere che non ne vogliono più accogliere, le risposte ad Alfano
suonano come un vero e proprio fuoco di fila di “no”.
A partire
dai governatori leghisti delle grandi regioni del Nord, Lombardia e
Veneto. Mentre Maroni accusa il Viminale di “prendere in giro” i
governatori, il presidente del Veneto Luca Zaia conferma al Giornale.it
che nella sua Regione di nuovi ingressi non ce ne saranno, “per nessun
motivo”. È un no ad oltranza, che però non accomuna solo gli
amministratori del Carroccio, spesso accusati di xenofobia e
intolleranza. Chi sostiene questa tesi, difatti, dovrà fare i conti
anche con il rifiuto, ad esempio, del Friuli Venezia-Giulia: pur non
rinunciando alla polemica (“in Friuli ci stiamo organizzando a
differenza di altre Regioni che parlano e basta…”), la presidente Debora
Serracchiani ha già ricordato in più occasione che il suo Friuli,
“Regione piccola”, non può più accogliere profughi perché “saturo”. La
marea del diniego, però, rischia naturalmente di innescare una reazione a
catena, perché se alcune Regioni “chiudono” ai nuovi arrivi, le altre
saranno costrette a dover gestire sempre più arrivi.
E il
problema non riguarda solo il Nord: per il Molise parla, tra gli altri,
il vicepresidente Michele Petraroia, del Pd: “La nostra è la Regione con
il maggior numero di profughi in rapporto alla popolazione, un
immigrato ogni 261 abitanti – spiega telefonicamente al Giornale.it –
Siamo disposti a lavorare sull’accoglienza diffusa, ma non abbiamo
assolutamente intenzione di prendere ordini dal Viminale che agisce
attraverso i prefetti senza tener conto delle esigenze del territorio.”
Dalla Toscana il presidente uscente Enrico Rossi ricorda che “bisogna
porre dei limiti quantitativi all’accoglienza”, sottolineando l’esigenza
di un maggior rispetto delle esigenze del territorio e dei residenti.
Soprattutto a sinistra l’imbarazzo è palpabile: da un lato non si vuole
scontentare il governo Renzi, dall’altro si teme di perdere consenso
elettorale.
Il
governatore del Piemonte Sergio Chiamparino prova timidamente a puntare
il dito contro Roma, parlando in modo piuttosto vago di “branche dello
Stato che non collaborano, quando l’emergenza immigrazione già c’è.”
Altri, come i suoi colleghi Zingaretti (Lazio) e Vendola (Puglia)
preferiscono glissare e non si fanno trovare al telefono. Stessa solfa
con Stefano Bonaccini, governatore dem dell’Emilia-Romagna. Mentre la
rabbia delle Regioni ribolle, Alfano non rinuncia a parlare, anche a
pochi minuti dal vertice con gli amministratori locali: “Credo che un
criterio di giustizia debba valere per tutti: sia per i Paesi d’Europa,
sia per le Regioni d’Italia. Equa distribuzione in Europa ed equa
distribuzione in Italia – ha spiegato – mi sembrano due principi su cui
nessuno può essere contro. I Comuni – ha intimato poi il titolare
dell’Interno – attuino subito la circolare diramata per far lavorare
gratis i profughi”.
Molti
sindaci, però, sembrano schierati fianco a fianco con i presidenti delle
Regioni. Quella della Val d’Aosta rischia di rivelarsi solo la prima
pietra di una frana dalle dimensioni imprevedibili. E dalle conseguenze
imponderabili.
di Giovanni Masini *
tramite: http://www.lanuovaitalia.eu
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