Sono arrivati! Attaccano, ammazzano, minacciano, deridono.
Sono islamici e terroristi. Gridano Allah è grande e sparano. E non
chiamateli martiri: sono solo dei maledetti assassini! L’Occidente cade e
muore sotto i colpi dei loro bastardi kalashnikov. Non c’è
spazio per la comprensione, né voglia di concederla. Sono quello e non
altro! Assassini! E quello che si sente, si legge e si vede sui media
italiani, quelli di Sinistra chiaramente, è vergognoso! Un continuo
negare, annacquare, smorzare, difendere, giustificare. Una schifezza
unica!
Dalle cime delle istituzioni ai politicanti da strapazzo, dai
cattedratici ai comici, dai giornalisti ai conduttori televisivi, tutta
una ciurma di ipocritissimi giuda di casa nostra. Pronti a
farci sgozzare, pur di difendere le bugie cavalcate per anni. Dichiarano
amicizia, amore e fraternità ai terroristi e ai loro familiari, alla
loro gente, seppellendo, di fatto, le nostre Radici, le nostre Famiglie,
i nostri Eroi, il nostro Grande D*o Padre Figlio e Santo Spirito, la
nostra Storia. Si riempiono la bocca di solidarietà, integrazione, fratellanza (parole
ormai svuotate di significato proprio dagli stessi invasori che abbiamo
salvato dalle onde, dalla fame, dalle malattie, dai tiranni, e che
sognano solamente di svuotarci delle nostre vite e impagliarci come
beccacce), ma sono pronti a lapidare la Chiesa di Roma e la nostra tradizione e Fede Cristiana.
No, non ci sto. Né io, né milioni di persone che, come me, pretendono
di restare padroni della propria esistenza e del proprio futuro. Oltre
che della propria Fede. Certa ciurmaglia mediatica non ci rappresenta e
non rappresenta l’intero Occidente, stanco, ormai, del buonismo
scambiato per bontà di questi traditori della nostra Storia.
Mi chiedo come facciano, questi sinistri di Sinistra a odiare
così tanto la propria terra, la propria gente, la propria storia, il
proprio futuro. Dove trovino il coraggio, la forza, di negare
la realtà. Di ammazzare la verità. C’è chi mi ha detto, in queste ore
nefaste, che i musulmani terroristi assassini, che hanno seminato morte e
desolazione in tutta Parigi e in tutto l’Occidente, non fossero neanche
musulmani, ma francesi. C’è chi mi ha messo sotto al naso la foto del
documento di uno di questi maiali per farmi vedere che c’era scritto
Republique Française. Bastardo! Gli ho detto. E l’ho
cancellato dall’elenco degli amici. Come ha potuto pensare di prendermi
per il culo? Certo che i tre assassini fossero francesi, ma solo per il
caso (s)fortuito che siano nati in Francia, la meravigliosa laicissima
Francia. Il loro DNA ha scritto nonfedele in ogni gene.
Queste sono le ore in cui si deve scegliere: o dentro o fuori! Gli amici siano fratelli. Perché io, di un amico, mi devo fidare. Devo poter contare su di lui. Se la bandiera è diversa, o addirittura nemica, non c’è famiglia. Dunque, addio!
Charlie Hebdo, l’ipermarché ebreo, le duemila anime stroncate
da Boko Haram in Nigeria, le centinaia di migliaia di martiri
massacrati in Occidente come in Siria e in Iraq, gridano vendetta!
E l’Occidente glielo deve! Perché è qui, nelle case intellettualchic,
che l’islam si ingrassa e trova la forza di armarsi e ammazzare. Il
coraggio di invadere e annientare.
Dante Alighieri lo aveva capito già ben 700 anni fa. Commedia, Inferno, canto XXVIII
Già veggia, per mezzul perdere o lulla,
com’io vidi un, così non si pertugia,
rotto dal mento infin dove si trulla.
Tra le gambe pendevan le minugia;
la corata pareva e ’l tristo sacco
che merda fa di quel che si trangugia.
Mentre che tutto in lui veder m’attacco,
guardommi, e con le man s’aperse il petto,
dicendo: «Or vedi com’io mi dilacco!
vedi come storpiato è Maometto!
Dinanzi a me sen va piangendo Alì,
fesso nel volto dal mento al ciuffetto.
E tutti li altri che tu vedi qui,
seminator di scandalo e di scisma
fuor vivi, e però son fessi così.
Un diavolo è qua dietro che n’accisma
sì crudelmente, al taglio de la spada
rimettendo ciascun di questa risma,
quand’avem volta la dolente strada;
però che le ferite son richiuse
prima ch’altri dinanzi li rivada.
Ma tu chi se’ che ’n su lo scoglio muse,
forse per indugiar d’ire a la pena
ch’è giudicata in su le tue accuse?».
«Né morte ’l giunse ancor, né colpa ’l mena»,
rispuose ’l mio maestro «a tormentarlo;
ma per dar lui esperienza piena,
a me, che morto son, convien menarlo
per lo ’nferno qua giù di giro in giro;
e quest’è ver così com’io ti parlo».
Più fuor di cento che, quando l’udiro,
s’arrestaron nel fosso a riguardarmi
per maraviglia obliando il martiro.
«Or dì a fra Dolcin dunque che s’armi,
tu che forse vedra’ il sole in breve,
s’ello non vuol qui tosto seguitarmi,
sì di vivanda, che stretta di neve
non rechi la vittoria al Noarese,
ch’altrimenti acquistar non sarìa leve».
Poi che l’un piè per girsene sospese,
Maometto mi disse esta parola;
indi a partirsi in terra lo distese.
Senza aggiungere altro. In attesa di decisioni precise, forti e coraggiose dei Governi Europei.
Resto fra me e me…
di Nino Spirlì - 10 gennaio 2015
fonte: http://blog.ilgiornale.it/spirli
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