Per il governo di Delhi siamo responsabili di tutti i rinvii sui due marò
L'INTERVISTA Lando Fiorini: «Non dobbiamo farli sentire soli»
«Massimiliano e Salvatore, siamo tutti con voi»: questo il messaggio
lanciato dall’Italia intera, nel giorno della Festa della Marina, della
quale, seppur via web, i nostri marò saranno oggi protagonisti. E a
dimostrare il senso di solidarietà e giustizia che abbraccia i due
fucilieri, ingiustamente detenuti da più di due anni in India, ci sono i
ferventi preparativi per la manifestazione in programma sabato 14 nella
Capitale, alla quale ha aderito Il Tempo.
Appuntamento a piazza Bocca della Verità ore 16,45: una marcia per la
pace, apartitica e apolitica, alla quale hanno aderito associazioni
d’arma, molte personalità di cultura, politica e sport per ribadire che
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone devono tornare subito nel loro
Paese, liberi e con onore, perché New Delhi non ha alcun titolo per
trattenerli.
Ma per le autorità indiane la colpa di questa gravissima violazione del
diritto internazionale... è tutta dell’Italia. Lo scrive il quotidiano
The Indian Express spiegando che il ministro dell’Interno del governo da
pochi giorni insediato, Rajnath Singh, ha convocato, nei giorni scorsi,
un vertice con responsabili del ministero, dell’intelligence e della
polizia investigativa proprio sul «caso marò». I motivi dei ritardi e
delle lungaggini nella vicenda e nel procedimento giudiziario ai due
fucilieri italiani sono stati tutti attribuiti all’Italia perché «non ha
permesso l’interrogatorio a Delhi degli altri quattro fucilieri che si
trovavano sulla Enrica Lexie», ha scritto il giornale.
Il responsabile dell’Interno Singh, durante questo incontro dal quale
sono passati alcuni giorni, ma la notizia è giunta solo ora, ha
esaminato il dossier sul caso degli «italian marines» Latorre e Girone,
da oltre due anni in India e, secondo le autorità indiane, ancora in
attesa di un eventuale regolare processo. Ma il «supporto legislativo»
per procedere al giudizio di due militari Italiani che hanno operato su
una nave italiana in acque internazionali è apparso subito un grande
problema. Tanto che, a due anni e più dall’inizio della vicenda, i due
militari italiani vengono trattenuti senza nemmeno un capo di
imputazione. Gli indiani sembrano continuare a interrogarsi su «che cosa
fare» di Latorre e Girone. Ma nessuno sembra avere la forza di prendere
l’iniziativa e rimandare i fucilieri nel loro Paese, avviando un
procedimento internazionale.
In Italia, intanto, si moltiplicano le iniziative: «Lanciamo un appello
a tutte le personalità del mondo della cultura, dello sport e dello
spettacolo» a partecipare alla manifestazione "14 giugno, siamo tutti
marò", che si terrà in piazza Bocca della Verità a Roma questo sabato».
Questo l’appello dell’Unione nazionale sottufficiali italiani che ha
lanciato l’iniziativa per spingere «l’opinione pubblica» e gli
«organismi internazionali» a farsi «promotori di un negoziato
internazionale» che riporti in Italia i due fucilieri.
«La perdurante limitazione alla libertà dei due militari italiani -
commenta il presidente nazionale dell’Unsi Roberto Congedi - equivale,
di fatto, alla detenzione di una parte del nostro Stato. Situazione che
sia per noi, ma soprattutto per l’onorabilità dell’Italia, non è più
accettabile e comprensibile».
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