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"Così Monti ingannò i marò per farli tornare in India"
L'ex
ministro degli Esteri Giulio Terzi: "Il premier li convinse assicurando
il rientro in poche settimane. E quelle pressioni sulla
magistratura..."
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"Così Monti ingannò i marò per farli tornare in India"
L'ex
ministro degli Esteri Giulio Terzi: "Il premier li convinse assicurando
il rientro in poche settimane. E quelle pressioni sulla
magistratura..."
«Basta
con attendismi e furbizie» è l'appello che l'ex ministro degli Esteri,
Giulio Terzi, lancia in vista della manifestazione di oggi a Roma per i
marò.
«Bisogna intraprendere con decisione la strada dell'arbitrato internazionale per riportarli a casa» sottolinea Terzi. E rivela scabrose verità nascoste sulla gestione del caso ai tempi del governo Monti: «Nel marzo 2013 hanno vergognosamente convinto i marò a rientrare in India, dopo che si era deciso il contrario, assicurando che nel giro di poche settimane o mesi sarebbero tornati a casa». Terzi si dimise per protesta. In pratica il governo Monti aveva promesso a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, per tenerli buoni, che tutto si sarebbe risolto in fretta. «Prima hanno deciso di rimandarli a Delhi su istigazione di un ministro che adesso vuole fondare un partito politico» spiega Terzi. Il riferimento è a Corrado Passera, allora responsabile dello Sviluppo economico, che paventava rappresaglie indiane sui nostri interessi in India. Poi per indorare la pillola ai marò «saltò fuori la tesi che gli indiani erano così contenti di avere ottenuto quello che volevano, che ci avrebbero rimandato indietro i marò in poco tempo. Invece non è stato così». Secondo Terzi «l'Italia continua a dar prova di confusione, indecisione o almeno attendismo. Per questo, la manifestazione di oggi organizzata dalle famiglie, alla quale hanno aderito con decisione le associazioni di ex militari, deve dire basta».
Per l'ex ministro degli Esteri «è sorprendente che uomini politici (come Pierferdinando Casini, ndr) difendano ancora Monti, che non solo ha deciso di rimandare i marò in India, ma li ha fatti assicurare che nel giro di pochissimi mesi il problema si sarebbe risolto». Per Terzi il governo Monti ha anche altre responsabilità fino ad ora taciute sul caso marò. «Al primo permesso natalizio concesso da Delhi avevo scritto una lettera al presidente del Consiglio, il ministro della Giustizia e quello della Difesa per sensibilizzare la magistratura che li avrebbe potuti trattenere in patria - racconta Terzi - Temo sia avvenuto il contrario».
Con l'arbitrato internazionale la vittoria dell'Italia, secondo schiere di esperti, dovrebbe essere già in tasca. «Letta ha seguito la linea dell'abbandono dei marò nelle mani degli indiani. Il governo Renzi un giorno parla di internazionalizzazione - sottolinea Terzi - e quello dopo il capo di stato maggiore della Marina dice che comunque il percorso va condiviso con l'India. Basta: che imbocchino definitivamente e celermente la strada giusta dell'arbitrato». Ieri il viceministro agli Esteri Lapo Pistelli ha confermato «che l'Italia non accetterà la giurisdizione indiana sulla vicenda». Pistelli ha rispolverato il vecchio cavallo di battaglia dell'immunità funzionale, un po' debole sul piano giuridico della Convenzione del diritto del mare che prevede l'arbitrato.
Paola Moschetti, compagna di Massimiliano Latorre, lancia un appello per la partecipazione «alla marcia tranquilla e solidale di oggi a Roma che partirà alle 16.45 da piazza della Bocca della Verità. Non sono stati invitati politici di nessuno schieramento. È una manifestazione libera, alla quale potrà aderire chiunque voglia tenere alta l'attenzione sui nostri fucilieri in India». IlGiornale, Libero e Il Tempo hanno aderito. L'associazione degli alpini paracadutisti porterà un grande paracadute con su scritto «marò liberi».
«Bisogna intraprendere con decisione la strada dell'arbitrato internazionale per riportarli a casa» sottolinea Terzi. E rivela scabrose verità nascoste sulla gestione del caso ai tempi del governo Monti: «Nel marzo 2013 hanno vergognosamente convinto i marò a rientrare in India, dopo che si era deciso il contrario, assicurando che nel giro di poche settimane o mesi sarebbero tornati a casa». Terzi si dimise per protesta. In pratica il governo Monti aveva promesso a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, per tenerli buoni, che tutto si sarebbe risolto in fretta. «Prima hanno deciso di rimandarli a Delhi su istigazione di un ministro che adesso vuole fondare un partito politico» spiega Terzi. Il riferimento è a Corrado Passera, allora responsabile dello Sviluppo economico, che paventava rappresaglie indiane sui nostri interessi in India. Poi per indorare la pillola ai marò «saltò fuori la tesi che gli indiani erano così contenti di avere ottenuto quello che volevano, che ci avrebbero rimandato indietro i marò in poco tempo. Invece non è stato così». Secondo Terzi «l'Italia continua a dar prova di confusione, indecisione o almeno attendismo. Per questo, la manifestazione di oggi organizzata dalle famiglie, alla quale hanno aderito con decisione le associazioni di ex militari, deve dire basta».
Per l'ex ministro degli Esteri «è sorprendente che uomini politici (come Pierferdinando Casini, ndr) difendano ancora Monti, che non solo ha deciso di rimandare i marò in India, ma li ha fatti assicurare che nel giro di pochissimi mesi il problema si sarebbe risolto». Per Terzi il governo Monti ha anche altre responsabilità fino ad ora taciute sul caso marò. «Al primo permesso natalizio concesso da Delhi avevo scritto una lettera al presidente del Consiglio, il ministro della Giustizia e quello della Difesa per sensibilizzare la magistratura che li avrebbe potuti trattenere in patria - racconta Terzi - Temo sia avvenuto il contrario».
Con l'arbitrato internazionale la vittoria dell'Italia, secondo schiere di esperti, dovrebbe essere già in tasca. «Letta ha seguito la linea dell'abbandono dei marò nelle mani degli indiani. Il governo Renzi un giorno parla di internazionalizzazione - sottolinea Terzi - e quello dopo il capo di stato maggiore della Marina dice che comunque il percorso va condiviso con l'India. Basta: che imbocchino definitivamente e celermente la strada giusta dell'arbitrato». Ieri il viceministro agli Esteri Lapo Pistelli ha confermato «che l'Italia non accetterà la giurisdizione indiana sulla vicenda». Pistelli ha rispolverato il vecchio cavallo di battaglia dell'immunità funzionale, un po' debole sul piano giuridico della Convenzione del diritto del mare che prevede l'arbitrato.
Paola Moschetti, compagna di Massimiliano Latorre, lancia un appello per la partecipazione «alla marcia tranquilla e solidale di oggi a Roma che partirà alle 16.45 da piazza della Bocca della Verità. Non sono stati invitati politici di nessuno schieramento. È una manifestazione libera, alla quale potrà aderire chiunque voglia tenere alta l'attenzione sui nostri fucilieri in India». IlGiornale, Libero e Il Tempo hanno aderito. L'associazione degli alpini paracadutisti porterà un grande paracadute con su scritto «marò liberi».
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