Continua l’attività di sostegno
sociale del governo Ungherese, capeggiato da Viktor Orban, al proprio
popolo con lo studio dell’introduzione di una tassa sulla pubblicità
televisiva che servirà all’aggiornamento e alla modernizzazione del
sistema scolastico magiaro. Come riferisce il Budapest Business Journal,
le reazioni dei mass media ungheresi non sono state tenere, ma Orban,
forte di un massiccio sostegno popolare, tira avanti senza timori o
condizionamenti di sorta. Il suo capo di gabinetto Lazar ha precisato
che la proposta verrà discussa in estate per diventare operativa già in
autunno. Le proteste dei mass media fanno seguito, sostiene Lazar, a
quelle del sistema bancario al quale sono state di imposte nel 2013
nuove forme di tassazione. A differenza di qualche chiacchierone
nostrano che ha di recente molto dibattuto sugli stessi argomenti,
possiamo scommetterci che la promessa verrà mantenuta. E’ quello
ungherese un raro virtuoso esempio di governo e di Nazione che funziona a
dovere, nell’interesse del proprio popolo piuttosto che di lobbies
particolari. Non a caso l’Ungheria è fuori da particolari vincoli
finanziari con l’estero: nessuno specula sul “piccolo” fiorino della
“piccola” Ungheria, che si tiene stretta la propria valuta nazionale e
non ha nessuna intenzione di avviare processi di avvicinamento all’euro.
È molto più probabile che la stessa lasci la UE piuttosto che entri
nell’eurozona.
La minaccia è talmente seria che Commissione e Consiglio tengono come congelata la questione ungherese: semplicemente non ne parlano. Dovesse uscire dalla UE i riflettori si punterebbero sul Paese magiaro; al che (come vediamo subito dopo) i signori eurocrati non ne uscirebbero con una florida immagine. La Banca centrale ungherese, per quanto i soliti soloni finanziari nostrani, come sempre in malafede, abbiano gridato al golpe, è sotto stretto controllo politico ed agisce negli interessi della nazione e di un governo democraticamente eletto, non certo degli speculatori, fornendo vera moneta alla nazione piuttosto che debito da onorare spremendo con tassazione e tagli di spesa il proprio popolo. Ad esempio, grazie alla ritrovata sovranità monetaria si è liberata in un attimo, con due anni di anticipo rispetto alla scadenza, del proprio debito con il Fondo monetario Internazionale. Dal quale il Paese si tiene adesso bene alla larga. Il grande dogma della necessità di una banca centrale autonoma e indipendente pare che in Ungheria non funzioni e perché avrebbe dovuto funzionare non è nemmeno molto chiaro, visto che economisti del calibro di Joseph Stigliz (premio Nobel Economia 2001),
avevano già motivatamente decretato l’assoluta infondatezza di tale “atto di fede”1. D’altronde i numeri parlano chiaro:
- produzione industriale più 10,6% (aprile 2014);
- Pil dal meno 2,7% dell’inizio 2013 salito al più 3,5 di maggio 2014;
- tasso di disoccupazione sceso dal 10,5% di luglio 2013 al 8,1% di maggio 2014;
- inflazione: 0,2% (e la famosa curva di Philips che correlava la diminuzione della disoccupazione all’aumento dell’inflazione? Non pervenuta…);
- salari in sostanziale crescita (si va da poco più di 200.000 fiorini circa del gennaio 2010 ai 230.000 di aprile 2014)2; il potere di acquisto reale è comunque maggiore di quanto esprimano i dati, atteso che Orban ha avviato ormai da tempo una sostanziale riduzione delle tariffe pubbliche (acqua, gas, energia, rifiuti), il tutto testimoniato dal dato successivo;3
- risparmi dei cittadini: aumentati dai 15598.2 fiorini di fine 2011 ai 20.877.4 di aprile 2014;
- tassi dei prestiti bancari che sprofondano: dal 5,5% appena a luglio 2013 siamo al 3,5% nel maggio 2014. 4
Si potrebbe continuare ma pare inutile. Si può solo aggiungere che l’Ungheria ha aderito al Fiscal Compact ma il suo rapporto debito pubblico Pil al 79% non desta preoccupazione alcuna, in vista dei previsti piani di rientro, perfettamente fronteggiabili grazie alla piena sovranità monetaria e a sani fondamentali economici. Il sistema economico politico è talmente all’interno di un circolo virtuoso che nulla pare poter compromettere la gestione dei conti pubblici nazionali.
Da noi invece essendo paralizzata la spesa pubblica produttiva (soldi a imprese e famiglie al posto di mega stipendi e fantastiche liquidazioni ai soliti manager
pubblici) causa eccesso di deficit e di debito, che ci vengono contestati da soggetti non – italiani, non vi sono speranze di un serio rilancio macroeconomico del nostro Paese. Rivelatasi più che altro un bluff elettorale la promessa degli 80 euro renziani
(1 “Bancarotta. L’economia globale in caduta libera” ed. Einaudi, pag. 201 2 1 euro = 304 fiorini ungheresi (giugno 2014). 3 “Ungheria, varati nuovi tagli delle bollette per le famiglie” di G. De Santis, “il Nord quotidiano”, 28 gennaio 2014. Vds anche “Ungheria. Il governo Orban nazionalizza società di luce, gas e acqua, trasformandole in “no profit” G. De Santis, dal sito “sapereèundovere” 27 marzo 2014. 4 Dati estrapolati da www.tradingeconomics.it) (per eventuali contestazioni attendere i prossimi conguagli in busta paga), del premier resta solo il noto Job Act il quale altro non farà che ufficializzare per sempre la precarietà del lavoro; questo, con buona pace dello stesso Santo Padre, porterà quella drastica riduzione delle famiglie e dei figli che gli stesso ha di recente enfatizzato e biasimato. Chi non ha certezza del proprio futuro, se ha buon senso, si guarda bene dal procreare. Scrupolo che non hanno le masse migratorie in arrivo, pronte a lavorare (sarebbe meglio dire farsi sfruttare) anche con salari da fame, in nome di un malinteso senso dell’umana solidarietà, che pare funzionare a senso unico, dimenticandosi dei nostri concittadini. Speriamo solo che Orban non ci sbarri le frontiere…
by Ludovico Fulci - 9 giugno 2014
fonte: http://www.agoranewsonline.com
La minaccia è talmente seria che Commissione e Consiglio tengono come congelata la questione ungherese: semplicemente non ne parlano. Dovesse uscire dalla UE i riflettori si punterebbero sul Paese magiaro; al che (come vediamo subito dopo) i signori eurocrati non ne uscirebbero con una florida immagine. La Banca centrale ungherese, per quanto i soliti soloni finanziari nostrani, come sempre in malafede, abbiano gridato al golpe, è sotto stretto controllo politico ed agisce negli interessi della nazione e di un governo democraticamente eletto, non certo degli speculatori, fornendo vera moneta alla nazione piuttosto che debito da onorare spremendo con tassazione e tagli di spesa il proprio popolo. Ad esempio, grazie alla ritrovata sovranità monetaria si è liberata in un attimo, con due anni di anticipo rispetto alla scadenza, del proprio debito con il Fondo monetario Internazionale. Dal quale il Paese si tiene adesso bene alla larga. Il grande dogma della necessità di una banca centrale autonoma e indipendente pare che in Ungheria non funzioni e perché avrebbe dovuto funzionare non è nemmeno molto chiaro, visto che economisti del calibro di Joseph Stigliz (premio Nobel Economia 2001),
avevano già motivatamente decretato l’assoluta infondatezza di tale “atto di fede”1. D’altronde i numeri parlano chiaro:
- produzione industriale più 10,6% (aprile 2014);
- Pil dal meno 2,7% dell’inizio 2013 salito al più 3,5 di maggio 2014;
- tasso di disoccupazione sceso dal 10,5% di luglio 2013 al 8,1% di maggio 2014;
- inflazione: 0,2% (e la famosa curva di Philips che correlava la diminuzione della disoccupazione all’aumento dell’inflazione? Non pervenuta…);
- salari in sostanziale crescita (si va da poco più di 200.000 fiorini circa del gennaio 2010 ai 230.000 di aprile 2014)2; il potere di acquisto reale è comunque maggiore di quanto esprimano i dati, atteso che Orban ha avviato ormai da tempo una sostanziale riduzione delle tariffe pubbliche (acqua, gas, energia, rifiuti), il tutto testimoniato dal dato successivo;3
- risparmi dei cittadini: aumentati dai 15598.2 fiorini di fine 2011 ai 20.877.4 di aprile 2014;
- tassi dei prestiti bancari che sprofondano: dal 5,5% appena a luglio 2013 siamo al 3,5% nel maggio 2014. 4
Si potrebbe continuare ma pare inutile. Si può solo aggiungere che l’Ungheria ha aderito al Fiscal Compact ma il suo rapporto debito pubblico Pil al 79% non desta preoccupazione alcuna, in vista dei previsti piani di rientro, perfettamente fronteggiabili grazie alla piena sovranità monetaria e a sani fondamentali economici. Il sistema economico politico è talmente all’interno di un circolo virtuoso che nulla pare poter compromettere la gestione dei conti pubblici nazionali.
Da noi invece essendo paralizzata la spesa pubblica produttiva (soldi a imprese e famiglie al posto di mega stipendi e fantastiche liquidazioni ai soliti manager
pubblici) causa eccesso di deficit e di debito, che ci vengono contestati da soggetti non – italiani, non vi sono speranze di un serio rilancio macroeconomico del nostro Paese. Rivelatasi più che altro un bluff elettorale la promessa degli 80 euro renziani
(1 “Bancarotta. L’economia globale in caduta libera” ed. Einaudi, pag. 201 2 1 euro = 304 fiorini ungheresi (giugno 2014). 3 “Ungheria, varati nuovi tagli delle bollette per le famiglie” di G. De Santis, “il Nord quotidiano”, 28 gennaio 2014. Vds anche “Ungheria. Il governo Orban nazionalizza società di luce, gas e acqua, trasformandole in “no profit” G. De Santis, dal sito “sapereèundovere” 27 marzo 2014. 4 Dati estrapolati da www.tradingeconomics.it) (per eventuali contestazioni attendere i prossimi conguagli in busta paga), del premier resta solo il noto Job Act il quale altro non farà che ufficializzare per sempre la precarietà del lavoro; questo, con buona pace dello stesso Santo Padre, porterà quella drastica riduzione delle famiglie e dei figli che gli stesso ha di recente enfatizzato e biasimato. Chi non ha certezza del proprio futuro, se ha buon senso, si guarda bene dal procreare. Scrupolo che non hanno le masse migratorie in arrivo, pronte a lavorare (sarebbe meglio dire farsi sfruttare) anche con salari da fame, in nome di un malinteso senso dell’umana solidarietà, che pare funzionare a senso unico, dimenticandosi dei nostri concittadini. Speriamo solo che Orban non ci sbarri le frontiere…
by Ludovico Fulci - 9 giugno 2014
fonte: http://www.agoranewsonline.com
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