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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

13/06/14

"Non dimentichiamo i nostri marò" - Tutti a Roma il 14 giugno



La compagna di Latorre invita tutti al corteo silenzioso a Roma: "Quanto tempo perso. In India da 28 mesi, innocenti"



Difficile trovare le parole adatte per descrivere quest'odissea, il dramma umano e familiare, le gravi violazioni dei diritti, la caporetto diplomatica. 



I nostri marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono ancora in India, dopo avervi trascorso quasi due anni e mezzo tra carcere e soggiorno obbligato. Di che cosa sono accusati? «Di nulla. Perché la magistratura indiana in tutto questo tempo non è stata in grado di formulare un capo d'imputazione», afferma Paola Moschetti, la compagna di Latorre. E come potrebbe, New Delhi non ha giurisdizione fuori dalle sue acque territoriali. Perciò siamo in stallo, uno stallo che pesa solo sulle spalle dei due marò e dei loro cari. Errori, faciloneria, conflitti d'interesse hanno costellato questa vicenda, che non sembra di facile soluzione.
«L'importante è non dimenticarsi di loro», sottolinea Paola, che assieme alle amiche sta promuovendo “Tutti insieme nessuno indietro”, la manifestazione per i marò del 14 giugno a Roma. «Ci sarà tantissima gente. E poi le associazioni nazionali d'arma: Alpini, Paracadutisti, Marinai, le Crocerossine, l'Associazione Leone di San Marco, i Sostenitori delle Forze dell'ordine. Un elenco lunghissimo. E naturalmente il sostegno dei quotidiani Il Giornale, Il Tempo e Libero. Il corteo partirà da piazza Bocca della Verità alle 17».
Che cosa vi proponete con questa manifestazione?
«Di tenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica. È fondamentale sia per dare sostegno a chi si occupa del caso sia per Massimiliano e Salvatore, che non si sentono, né mai si sono sentiti, abbandonati dagli italiani».
Sono stati mesi lunghi e difficili.
«Sì, 28 mesi lontani da casa, 28 mesi trattenuti senza accuse, da innocenti».
Qual è stato il momento più delicato, più doloroso?
«Il 21 marzo 2013, quando sono stati rimandati in India (da Monti, ndr). L'annuncio che sarebbero rimasti in Italia ci aveva riempito di gioia. Ma poi, la decisione di farli ripartire… è stata dura. Ed è un trauma difficile da superare ancora oggi».
I nostri governi non hanno brillato in rapidità ed efficacia. Uno ha addirittura peggiorato la situazione: Monti.
«Non voglio commentare l'azione dei governi. Quello che è stato ormai è acqua passata, non porta a nulla cercare dei responsabili o lanciare accuse. Bisogna concentrarsi sul futuro ed essere costruttivi, solo così si potrà trovare una soluzione a questa dolorosa vicenda».
«Il Giornale» scrisse già il giorno dell'arresto che era necessario internazionalizzare il caso e chiedere un arbitrato. Dopo oltre due anni il governo ha preso questa strada. Tutto tempo perduto?
«È vero, è trascorso tanto tempo, ma l'importante ora è non perderne altro»
Deve ammettere però che i tre governi, succedutisi da quando è cominciata l'odissea in India dei marò, hanno avuto atteggiamenti diversi.
«Che l'attuale governo si sia mosso meglio lo dicono e lo scrivono tutti. È evidente il suo impegno nonostante la difficile situazione ereditata».
L'ultima volta che ha visto Massimiliano?
«Sono andata a trovarlo a Pasqua».
Come l'ha trovato?
«Fisicamente in forma. Il morale, come ben può capire, non è sempre altissimo».
Vi sentite spesso?
«Ogni giorno al telefono, con skype naturalmente»
Che cosa pensa Massimiliano della manifestazione e delle iniziative che si susseguono in Italia?
«Gli danno forza. Sapere che gli italiani sono al loro fianco e non li dimenticano, riempie di speranza sia lui sia Salvatore».
Che cosa farà quando ritornerà dall'India?
«Riprenderà la vita che conduceva sino al giorno prima della partenza per questa missione. Cioè tornare al lavoro, alla famiglia, agli amici, insomma a vivere il quotidiano».



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