Riflettori nuovamente puntati sui tormentati rapporti tra Italia e India: accesissimi quelli sul prossimo rientro di Massimiliano Latorre a Nuova Delhi dopo la degenza in Italia; più deboli, quasi spenti quelli riguardanti la storia di Giuseppe Orsi, ex ad e presidente di Finmeccanica, coinvolto nelle inchieste sulle tangenti indiane e quelle sui soldi alla Lega alla fine concluse con un nulla di fatto.
Mancano pochi giorni alla scadenza della
licenza per malattia di Massimiliano Latorre: poi il fuciliere di Marina
tornerà a Nuova Delhi. Le “trattative riservate” non hanno portato
alcuna sostanziale novità nei rapporti diplomatici tra Italia e India
dopo i tre anni di detenzione dei marò. L’intervista rilasciata al
Giornale da Orsi è passata quasi sotto silenzio eppure di clamore ne
avrebbe dovuto suscitare parecchio. Oltre al suo nobile ruolo che
attualmente ricopre nel ristorante Ruben, dedicato a sfamare i più
bisognosi, Orsi ha chiarito alcuni punti su una vicenda che in altri
paesi sarebbe stata gestita molto diversamente.
“Come la Gran Bretagna, dove il Paese fa quadrato intorno alle sue
industrie strategicamente rilevanti”. Da noi, invece, nulla di tutto
questo, anzi: un colosso come Finemccanica, con le aziende collegate
come Agusta Westland e Alenia, è stato abbandonato al suo destino. Un
inquietante silenzio era arrivato dall’allora governo in carica, guidato
da Mario Monti.
Il primo, quello di Monti, di una serie di governi tecnici – non
democraticamente eletti – che la vicenda Finmeccanica-Orsi contribuisce a
considerare come imposto da qualcuno proprio per avviare un processo di
depotenziamento delle risorse italiane.
Le contestazioni a Orsi furono due: tangente alla Lega (secondo il
gip di Busto Arsizio, “l’ipotesi di un finanziamento illecito non ha
trovato alcun riscontro investigativo) e tangente, nel 2005, al capo di
stato maggiore dell’Indian Air Force, Sashi Tyagi, per piazzare 12
elicotteri AW 101 (assolto anche qui). Tutto partì da Napoli, con
Woodcock, poi indagine trasferita a Busto: dopo mesi arrivò l’arresto di
Orsi, senza neanche averlo interrogato.
Legami con la questione dei due marò? Un collegamento diretto,
secondo Orsi, non c’è: l’India però si è sentita sotto pressione su due
fronti, con una perfetta sovrapposizione temporale: da un lato i
giornali scrivevano che l’Italia accusava l’India di essere un Paese di
ladri; dall’altra, gli stessi giornali, sostenevano che noi andiamo a
sparare contro i loro marinai.
Un mix esplosivo, dunque, che ha portato al massacro di una delle
aziende italiane più potenti al mondo (“Vada lei a spiegare al Pentagono
o all’amministratore delegato della Boeing che la tangente non c’era,
che Finmeccanica si è comportata bene, che il suo ad non è un bandito”
ha osservato Orsi) e all’inasprimento dei rapporti diplomatici con
l’India. A farne le spese Salvatore Girone, Massimiliano Latorre e la
rispettabilità di un Paese chiamato Italia.
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