Riflessioni su un tema di capitale importanza - (Famiglia e Società)
La ripresa non può che avvenire esaltando il ruolo
educativo e formativo della famiglia, facendo sì che le scelte, quelle
più importanti, trovino in essa il sostegno adeguato.
La famiglia italiana, secondo i dati forniti
dall'ultimo rapporto ISTAT, diventa sempre più piccola, con un numero
medio di componenti di 2,7. Le modifiche che la interessano direttamente
non riguardano solo l'aspetto quantitativo, ma anche l'aspetto
qualitativo, ossia il tipo di aggregazione che si instaura. Nella
società del nostro tempo, alla famiglia plurinucleare o allargata si
sostituisce rapidamente la famiglia ristretta o mononucleare.
Aumentano i "single", le coppie con un solo figlio e le coppie di fatto senza prole.
Dati questi che evidenziano una profonda crisi della
famiglia, segno tangibile che attraverso le inevitabili evoluzioni della
società si generano profonde conseguenze sul modo di vivere dei
singoli, dei gruppi sociali e, inevitabilmente, della famiglia.
Anche la nostra società ha perso le proprie difese
con la destrutturazione della propria cultura di riferimento, che ha
sempre considerato la famiglia come realtà che sta alla base della
formazione dell'uomo e della società: la famiglia intesa come
"seminarium rei publicae", cioè realtà che dà vita alla società stessa e
nella quale si alimentano preziosi processi di umanizzazione e
socializzazione dell'uomo.
La famiglia, da sempre, si configura come
l'istituzione sostanzialmente più stabile della convivenza umana,
conservando pressochè intatta, pur nel mutare dei tempi e delle
condizioni storiche, la sua natura fondamentale, costituita da rapporti,
vincoli, sentimenti esclusivi e privilegiati.
E' inutile negare che la vera famiglia, quella nella
quale non si riscontrano futili divisioni, consente di perseguire
contemporaneamente importanti conquiste, peraltro con il minimo sforzo:
invero è la famiglia che rende l'uomo consapevole della propria dignità
personale, lo arricchisce di profondità umana, lo inserisce gradatamente
nel tessuto della società, lo fa uscire dall'anonimato, dandogli
consapevolezza dell'unicità e irripetibilità dell'esistenza umana.
Il momento di difficoltà che l’ "istituzione"
famiglia attraversa, è la conferma di una crisi involutiva che investe
l'intera civiltà e che provoca condizioni esistenziali di degrado, oltre
che di allarmismo.
Insicurezza e ricerca di punti di riferimento
alternativi alla figura del padre, l'incapacità di instaurare rapporti
stabili e la disponibilità verso suggestioni violente e di gruppo sono i
frutti della destabilizzazione della famiglia.
Cosa fare allora? Quale strada intraprendere per
uscire dall'impasse che sembra arrestare sul nascere ogni esigua e
flebile speranza di ripresa e rinnovo? Quale terapia adoperare per
avviare il tanto atteso "rilancio" delle nostre coscienze?
"Siamo oppressi, non schiacciati", ha dichiarato
Giovanni Paolo II, durante l'Angelus di domenica 19 gennaio 2003:
oppressi dalle tragedie della vita che spesso sconvolgono la pacata
quotidianità di intere famiglie, oppressi dall'incertezza del futuro,
oppressi dalle violenze dei conflitti (armati e non).
In un contesto così negativo e allarmante, tuttavia,
vi sono le risorse e le potenzialità per riprendere il controllo della
nostra esistenza, evitando, così, di essere schiacciati definitivamente
dal lassismo cronico.
E la ripresa non può che avvenire esaltando il ruolo
educativo e formativo della famiglia, facendo sì che le scelte, quelle
più importanti, trovino in essa il sostegno adeguato. Chiaramente questo
discorso va riferito principalmente ai giovani, che molto spesso vagano
nel buio alla ricerca di falsi miti e di false illusioni, dimenticando
che la famiglia costituisce la più solida ancora di salvezza e
rappresenta quel faro che, incessante, illumina i percorsi della vita
quotidiana.
Peraltro, la tendenza dei giovani a non costituire
una propria famiglia non è imputabile esclusivamente ad atteggiamenti
infantili o irresponsabili.
Le nuove generazioni tendono a valutare con maggiore
consapevolezza i tempi e le condizioni per affrontare un "passo"
decisivo come quello del matrimonio.
Per i giovani il vincolo familiare deve essere
giustificato da una reale corrispondenza di affetti, di stima, di
comprensione: si tende sempre più a cercare di costituire una famiglia
vera, non puramente formale o di convenienza - come spesso accadeva per
il passato -, che sia costruita su basi economiche salde o, almeno, non
precarie. Questa acuta coscienza dei reali problemi spinge i giovani,
quindi, a rimandare a tempi più favorevoli l'assunzione di un vincolo
sacro, che trova il suo giusto compimento nella formazione di una
famiglia.
Non si dimentichi, tuttavia, che sono i rapporti
familiari interni che danno la forza per affrontare qualunque ostacolo,
qualunque delusione, qualunque incertezza la vita ci riserva.
Se la famiglia riacquisterà quella posizione di
centralità, che le spetta di diritto all’interno della nostra società,
valorizzando sensibilmente il dialogo interno (momento educativo di
crescita e maturazione) e promulgherà principi sani e valori forti,
sicuramente si creeranno le precondizioni per avviare il tanto decantato
processo di rinnovo spirituale, morale, sociale e civile.
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