Roma, 29 mar – Maurizio Landini ha rappresentato una novità di rilievo, a sinistra. Tanto per cominciare è un sindacalista che ha la faccia da lavoratore
e non da piccolo lord. E non è poco. Cofferati sembrava un funzionario,
Epifani il padrone della mega-ditta di Fantozzi. Landini assomiglia a
un metalmeccanico. Il che sarà un dettaglio di colore, ma comunque non
guasta.
La sua foga, la sua rabbia, confermano ancora di più l’impressione di autenticità,
così come il suo essere apparentemente estraneo ai condizionamenti
della politica politicante e la sua freddezza nei confronti dei richiami
della tribù sincerodemocratica.
Insomma, poteva, potrebbe fare grandi cose, Landini. Magari lanciare una sinistra a vocazione sociale e nazionale che scompagini le carte. Potrebbe fare tante cose, Landini, e invece sembra aver scelto la via rassicurante del ripiego identitario.
Ieri la manifestazione della Fiom ha attraversato il centro di Roma,
da piazza Esedra fino a piazza del Popolo, che anche in questa occasione
non sembrava straripare, anche se nessuno si è messo a tirar fuori la
planimetria e a calcolare i manifestanti per metro quadro, come accaduto
un mese fa per Salvini.
Accanto al sindacalista c’era la sfilata delle mummie: Bindi, Fassina, Vendola. Rifondazione Comunista e l’Altra Europa con Tsipras. Gente che ha la sfiga nel dna.C’era addirittura Rodotà. Ovviamente c’erano Libera, Arci, Anpi, Articolo 21, persino Libertà e Giustizia di Bonsanti e Zagrebelsky,
che saranno trasaliti a sentire Landini dire che il governo Renzi
rappresenta “un peggioramento rispetto a quando c’era Berlusconi”, raro
sprazzo di coraggio in una giornata in cui ha vinto la voglia di non
rischiare.
Nei megafoni, intanto, partiva il solito palinsesto stile concertone del primo maggio, con “Bella ciao”
intonata dai Modena City Ramblers e gli Inti-Illimani. Mentre va in
scena questa parodia di una farsa di una caricatura, su tutto aleggia lo
spettro di “Coesione sociale”: cos’è? Un partito? Un sindacato? Un
think tank? Una corrente? Un circolo culturale? Non si sa, non si
capisce e neanche Landini dà l’impressione di averlo capito.
I sondaggisti dicono che nonostante tutto uno spazio elettorale per
lui esiste. Uno spazio importante, ma che lo confinerebbe a
rappresentante della sinistra a sinistra di Renzi, una ridotta
simbolica, un progetto privo di sogno e di slancio. Poteva fare di più,
Landini, anziché essere divorato dal richiamo della tribù.
Adriano Scianca - 29 marzo 2015
fonte: http://www.ilprimatonazionale.it
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