La politica degli annunci - I vizi della politica italiana
La politica italiana più che di realizzazioni è fatta di annunci. Che la gran parte delle volte non si traducono in realtà. E’ una prospettiva di piccolo calibro, perennemente elettoralistica (anche quando le elezioni non sono in vista) che tende a conquistare il consenso dell’elettore al di là delle possibilità pratica di traduzione in legge di una direzione, un pensiero, una tendenza. E questo atteggiamento, fortemente orientato al marketing, ha finito col condizionare tutti i partiti e col livellare la proposta abbassando a questo trend a pura ricerca del consenso. Tante volte è la grande stampa a orientare questo fenomeno. Pensiamo a esempio alla politica del vituperato Monti “chiamato a salvare l’Italia”. Dalla Banca Europea e non da una democratica elezione. Il più letto quotidiano italiano gli metteva regolarmente a disposizione la pagina 2 e la pagina 3 neanche fossero la piattaforma- libello di una statista improvvisamente chiamato a salvare la baracca. E i risultati si sono visti. Una mediocrissima percentuale di quanto annunciato si è realizzato. Più in generale e nel concreto il 50% delle leggi varate da Monti con la formula dell’emergenza non ha avuto seguito coi decreti attuativi ovvero con la messa a regime del provvedimento stesso. E, quindi, in un certo senso, è rimasta lettera morta. Fa bene Don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, a ricordare che la legalità non è sempre giustizia. La nostra lodatissima costituzione passa come la migliore al mondo ma non viene applicata. E, nonostante ciò si vuole cambiarla o, quanto meno imbalsamarla, perché i suoi principi programmatici danno fastidio. Il rischio dell’annuncio è insito anche nel governo Renzi ma persino anche nei suoi contestatori. Il più virulento capo dell’opposizione Beppe Grillo a Porta a Porta, di fronte alle domande, pur giustificate di Bruno Vespa, non è riuscito a raccapezzare una risposta coerente sulla possibilità di trovare risorse per 19 miliardi per assicurare un reddito di cittadinanza minimo agli italiani, un ritrovato che tutta l’Europa ha adottato e che rappresenta una risposta civile all’emergenza economica. E non è da meno anche Berlusconi, con un profilo basso che lo ha fatto passare nel giro di un ventennio dalla promessa-miraggio di un milione di posti di lavoro e di “internet per tutti”, al modesto ritrovato delle “dentiere per anziani”. Tutti, a livelli diversi si arrabattano”. In questo contesto gli 80 euro di Renzi possono essere ridotti con qualche ragione a proposta di “voto di scambio”. Di questa politica che ha fatto scivolare l’Italia in basso si fa sempre bene a dubitare. A priori. Per diffidenza storica visto che il paese è ridotto al rango di nazione del “terzo mondo”.
by Daniele Poto
fonte: http://www.agoranewsonline.com
La politica italiana più che di realizzazioni è fatta di annunci. Che la gran parte delle volte non si traducono in realtà. E’ una prospettiva di piccolo calibro, perennemente elettoralistica (anche quando le elezioni non sono in vista) che tende a conquistare il consenso dell’elettore al di là delle possibilità pratica di traduzione in legge di una direzione, un pensiero, una tendenza. E questo atteggiamento, fortemente orientato al marketing, ha finito col condizionare tutti i partiti e col livellare la proposta abbassando a questo trend a pura ricerca del consenso. Tante volte è la grande stampa a orientare questo fenomeno. Pensiamo a esempio alla politica del vituperato Monti “chiamato a salvare l’Italia”. Dalla Banca Europea e non da una democratica elezione. Il più letto quotidiano italiano gli metteva regolarmente a disposizione la pagina 2 e la pagina 3 neanche fossero la piattaforma- libello di una statista improvvisamente chiamato a salvare la baracca. E i risultati si sono visti. Una mediocrissima percentuale di quanto annunciato si è realizzato. Più in generale e nel concreto il 50% delle leggi varate da Monti con la formula dell’emergenza non ha avuto seguito coi decreti attuativi ovvero con la messa a regime del provvedimento stesso. E, quindi, in un certo senso, è rimasta lettera morta. Fa bene Don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, a ricordare che la legalità non è sempre giustizia. La nostra lodatissima costituzione passa come la migliore al mondo ma non viene applicata. E, nonostante ciò si vuole cambiarla o, quanto meno imbalsamarla, perché i suoi principi programmatici danno fastidio. Il rischio dell’annuncio è insito anche nel governo Renzi ma persino anche nei suoi contestatori. Il più virulento capo dell’opposizione Beppe Grillo a Porta a Porta, di fronte alle domande, pur giustificate di Bruno Vespa, non è riuscito a raccapezzare una risposta coerente sulla possibilità di trovare risorse per 19 miliardi per assicurare un reddito di cittadinanza minimo agli italiani, un ritrovato che tutta l’Europa ha adottato e che rappresenta una risposta civile all’emergenza economica. E non è da meno anche Berlusconi, con un profilo basso che lo ha fatto passare nel giro di un ventennio dalla promessa-miraggio di un milione di posti di lavoro e di “internet per tutti”, al modesto ritrovato delle “dentiere per anziani”. Tutti, a livelli diversi si arrabattano”. In questo contesto gli 80 euro di Renzi possono essere ridotti con qualche ragione a proposta di “voto di scambio”. Di questa politica che ha fatto scivolare l’Italia in basso si fa sempre bene a dubitare. A priori. Per diffidenza storica visto che il paese è ridotto al rango di nazione del “terzo mondo”.
by Daniele Poto
fonte: http://www.agoranewsonline.com
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