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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

27/05/14

Anno 2014, esultano i nuovi rampolli della politica: Renzi, la Bindi, De Mita e Prodi…






Anno 2014, così dicono. Anno 2014, il momento della svolta. C’è qualcosa che non quadra, non è proprio così, si ha l’impressione che la televisione sia in bianco e nero, che Pippo Baudo sia un giovincello, che Raffaella Carrà sia la showgirl di Canzonissima. E soprattutto che tutt’intorno ci sia tanta, ma proprio tanta Dc. Sì, quella dello scudocrociato, quella che vinceva le elezioni perché la gente temeva l’arrivo dei cosacchi. E anche il linguaggio è retrodatato. L’ondata rivoluzionaria ha portato un politico in erba, l’adolescente Ciriaco De Mita, ad essere eletto sindaco di Nusco. I giornali sono tutti inginocchiati davanti a Renzi, il rampollo mezzo democristiano e mezzo di sinistra che – proprio come nel tempo che fu – sa fare il chierichetto e il bruto, a seconda delle circostanze. Il monopolio dell’informazione ricorda la stagione del pentapartito, un altro testimone della prima Repubblica (riciclato alla grande nella seconda), e cioè Romano Prodi, riconquista le prime pagine dei quotidiani perché è felice come una pasqua per la vittoria del suo Matteo. E anche Rosy Bindi ha un momento di nostalgia canaglia: «Quando doppi l’avversario non c’è nulla da dire, chapeau. Renzi ha superato pure la mia Dc». Gli avversari interni si inchinano davanti al nuovo monarca, sconfitti e umiliati, e anche questa è una riedizione di un vecchio film delle faide interne demo-socialiste che esplodevano nei congressi, con tanto di botte e sediate. Stavolta ad arrendersi è stato un leone del Pd, Massimo D’Alema, che si è messo sull’attenti scrivendo al vincitore: «Hai fatto la differenza». Anche sull’altra riva politica ci sono paragoni che ricordano il passato: «Il Nuovo Centrodestra di Alfano – ha detto ad esempio Maurizio Bianconi, di Forza Italia – con la sua ormai duratura collaborazione con il governo di centrosinistra,  altro non è che il ritorno in auge della antica funzione Pli-Psdi, nell’orbita della vecchia Dc che il Pd di Renzi reincarna a tutto tondo». Il quadro è completo, viene fuori anche un partito arcidimenticato, il Psdi di Saragat. È l’anno 2014, c’è qualcosa che non va.

di Francesco Signoretta - 27 maggio 2014


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