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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

24/11/15

MA DI QUALE DIFESA DELLA NAZIONE, DELLE SUE RADICI E TRADIZIONI, E DI ANTITERRORISMO VOGLIAMO PARLARE, ABBIAMO GIA' PERSO !!!!!!!! - La scuola vieta la festa di Natale: "Per rispetto delle altre religioni" - L’altra istruzione. Se il Corano non vuole Peppa Pig, Natale e il Crocifisso.

A Caorso per non offendere i bambini stranieri, la direttrice elimina il presepe e altri riferimenti religiosi. In rivolta i genitori di 120 alunni


Togliere il presepe a 120 bim­bi p­er far vincere il multicultura­lismo? In provincia di Piacenza

Bimbi fanno il preesepe vivente


si può. Nella citta­dina di Caor­so, finora cele­bre solo per il tira e molla sulla centrale nucleare, il diktat di una preside sta scatenando un polverone che, addirittu­ra, finisce sul­la scrivania del ministro dell’Istruzio­ne Francesco Profumo. La protago­nista di que­sta storia si chiama Ma­nuela Bruschi­ni e dirige l’istituto scola­stico com­prensivo di Monticelli d’Ongina e San Nazzaro (materne e medie). Alcu­ne settimane fa, Bruschini ha deciso di vietare ogni riferimen­to ai temi religiosi tra le iniziati­ve scolastiche per il prossimo Natale. E, così, anche un classi­co come il presepe è finito nel gi­rone dei simboli proibiti.
Ha tentato di metterci una pezza il sindaco (Pdl) di Caor­so, Fabio Callori, promettendo che stamattina porterà alla scuola materna del suo paese quattro presepi alle quattro se­zioni dell’asilo. Ma la frittata è
fatta:il ministro Profumo e l’as­se­ssore regionale Patrizio Bian­chi, infatti, sono già stati infor­mati della vicenda.
Bruschini giura di non aver fatto tutto da sola: «Anzi- sostie­ne la preside- è stato proprio il collegio a suggerire iniziative sulla multiculturalità. Ho dato indicazione di evitare riferi­menti religiosi per concentrar­si su temi universali come l’ami­cizia e la fratellanza».
Tutti amici e tutti fratelli, in­somma, ma allora perché aboli­re i re magi, le stelle comete o la stalla di Betlemme? Per ora non lo capiscono nemmeno le fami­glie degli oltre 100 bimbi coin­volti o, tanto per buttarla in poli­tica, il capogruppo bersaniano in Provincia, Marco Bergonzi, ha già chiarito che «toccare il Natale ai più piccoli è una vergo­gna », ma sono soprattutto le mamme dei bambini a mostrar­si
allibite. Tra le signore inter­pellate in questi giorni, spicca­no quelle che ammettono che «mi spiace, ma non capisco», oppure chi ricorda che «già i bambini il Natale non lo sento­no più, ora se eliminiamo an­che il presepe… » o ancora colo­ro che si permettono di dire che «le tradizioni non fanno male a nessuno ed è meglio tenerse­le ». Macché.
La preside multiculturale non ha ceduto di un centimetro e, dopo essersi preoccupata di
chiarire che il suo niet al prese­pe è «pedagogico e non politi­co », punta a minimizzare: «Al­cuni genitori si sono detti per­plessi ma non tutti, sono sem­pre pronta al dialogo e alla spie­gazione ».
Intanto, la storia del presepe negato agita le acque della poli­tica non solo locale. Il sindaco, oltre a recapitare i presepi al­l’asilo, annuncia che chiederà di trasferire Caorso in un altro distretto scolastico. Il deputato piacentino Tommaso Foti (Pdl) bolla la sortita della presi­de come «una scelta scellerata» degna «degli eredi di Lenin, Sta­lin, Ceausescu» e ha già presen­tato l’interrogazione al mini­stro.
Il collega della Lega Massimo
Polledri dice che Bruschini gli «ricorda il Grinch, quello stra­no personaggio di fantascienza che odiava il Natale e il clima di festa e andava in giro a rubare tutti i doni, alberi di Natale com­presi ». Mentre il consigliere re­gionale Stefano Cavalli ( di nuo­vo Lega) ha informato la Regio­ne Emilia- Romagna, pure il pre­sidente della Coldiretti Piacen­za, Luigi Bisi, assicura che «can­cellare il presepe significhereb­be cancellare la nostra identi­tà ». Solo Rifondazione ritiene «allucinante il coro di dichiara­zioni a senso unico da parte di fascisti, leghisti ed esponenti del Pd». La preside prova di resi­stere a oltranza: «Non devo ri­spondere degli sviluppi politici della vicenda». Troppo tardi, a quanto pare.

LUCA DONIGAGLIA -  22 NOV 2012
fonte: http://www.ilgiornale.it/

L’altra istruzione. Se il Corano non vuole Peppa Pig, Natale e il Crocifisso


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Il presepe a scuola? Offende l’Islam. La carne di maiale servita agli alunni? Maometto non vuole. L’amata Peppa Pig? Sempre di porcellino si tratta, perciò via anche quella. Magari un po’ di musica? Macché, per il Corano è peccato. Almeno possiamo lasciare il Crocifisso? Ovviamente no, disturba gli islamici. Insomma, per via di una travisata forma di rispetto, un’idea di tolleranza che tale non è, anche l’Italia sta rinunciando ai suoi simboli culturali, inevitabilmente legati alla tradizione cristiana. Proprio ieri il leader della Lega Nord Matteo Salvini ha reso noto che «in una scuola in provincia di Bergamo la dirigenza ha chiesto alla banda di non suonare «Adeste Fideles perché troppo cristiana» e nel bresciano «vorrebbero che, per lo stesso motivo, non si festeggiasse Santa Lucia». Ed è di pochi giorni fa la protesta, a Torino, di due famiglie musulmane contro un progetto musicale scolastico che offenderebbe il Corano. In una scuola materna alla periferia di Milano a farne le spese è stata Peppa Pig, messa da parte dagli insegnanti per le pressioni esercitate da alcune famiglie islamiche, mentre nell’aprile scorso, per via della presenza di alunni musulmani, la preside di una scuola di Decimoputzu (Cagliari) ha vietato al parroco di benedire le aule. Stesso episodio due anni prima in un istituto elementare di Varese.
Anni fa, in una scuola materna di Bolzano, persino una canzoncina contenente un verso su Gesù è stata eliminata per «non offendere la sensibilità degli alunni islamici», mentre all'istituto scolastico di Monticelli d'Ongina di Piacenza, in quello De Amicis di Bergamo e in una scuola di Leinì, nel torinese, a soccombere è stato il presepe, vietato perché esplicito riferimento a temi religiosi. L’anno scorso nelle mense scolastiche delle scuole materne ed elementari di Pescara sono state vietate le bistecche di maiale, mentre in un istituto del distretto Pianura Est del bolognese ad alcuni alunni non musulmani sono state imposte lezioni di Islam. Quanto al crocifisso, tutto è iniziato con Adel Smith, ex presidente dell’Unione musulmani morto di recente, che nel 2003 avviò la sua battaglia contro la presenza di simboli sacri in scuole, aule giudiziarie, ospedali e seggi elettorali. Una «guerra ideologica» che ha fatto proseliti. Niente Cristo in croce, ad esempio, per rispetto della multiculturalità e per via della presenza di bambini di confessioni religiose diverse, nelle aule della scuola Bombicci di Bologna. E pochi giorni fa, infine, i ragazzi della scuola primaria «Matteotti» di Firenze sono stati persino costretti a rinunciare alla mostra «Bellezza divina». Motivo? Fra i dipinti esposti c’era anche la «Crocifissione bianca» di Chagall. «Non volevamo non urtare la sensibilità dei non cattolici», hanno spiegato, convinti di essere nel giusto, i membri del consiglio interclasse.

Luca Rocca - 24/11/2015
fonte: http://www.iltempo.it

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