A
Caorso per non offendere i bambini stranieri, la direttrice elimina il
presepe e altri riferimenti religiosi. In rivolta i genitori di 120
alunni
A
Caorso per non offendere i bambini stranieri, la direttrice elimina il
presepe e altri riferimenti religiosi. In rivolta i genitori di 120
alunni
Togliere il presepe a 120 bimbi per far vincere il multiculturalismo? In provincia di Piacenza
Bimbi fanno il preesepe vivente
si può. Nella cittadina di Caorso,
finora celebre solo per il tira e molla sulla centrale nucleare, il
diktat di una preside sta scatenando un polverone che, addirittura,
finisce sulla scrivania del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. La protagonista di questa storia si chiama Manuela Bruschini
e dirige l’istituto scolastico comprensivo di Monticelli d’Ongina e
San Nazzaro (materne e medie). Alcune settimane fa, Bruschini ha deciso
di vietare ogni riferimento ai temi religiosi tra le iniziative
scolastiche per il prossimo Natale. E, così, anche un classico come il
presepe è finito nel girone dei simboli proibiti.
Ha tentato di metterci una pezza il sindaco (Pdl) di Caorso, Fabio Callori, promettendo che stamattina porterà alla scuola materna del suo paese quattro presepi alle quattro sezioni dell’asilo. Ma la frittata è fatta:il ministro Profumo e l’assessore regionale Patrizio Bianchi, infatti, sono già stati informati della vicenda.
Bruschini giura di non aver fatto tutto da sola: «Anzi- sostiene la preside- è stato proprio il collegio a suggerire iniziative sulla multiculturalità. Ho dato indicazione di evitare riferimenti religiosi per concentrarsi su temi universali come l’amicizia e la fratellanza».
Tutti amici e tutti fratelli, insomma, ma allora perché abolire i re magi, le stelle comete o la stalla di Betlemme? Per ora non lo capiscono nemmeno le famiglie degli oltre 100 bimbi coinvolti o, tanto per buttarla in politica, il capogruppo bersaniano in Provincia, Marco Bergonzi, ha già chiarito che «toccare il Natale ai più piccoli è una vergogna », ma sono soprattutto le mamme dei bambini a mostrarsi allibite. Tra le signore interpellate in questi giorni, spiccano quelle che ammettono che «mi spiace, ma non capisco», oppure chi ricorda che «già i bambini il Natale non lo sentono più, ora se eliminiamo anche il presepe… » o ancora coloro che si permettono di dire che «le tradizioni non fanno male a nessuno ed è meglio tenersele ». Macché.
La preside multiculturale non ha ceduto di un centimetro e, dopo essersi preoccupata di chiarire che il suo niet al presepe è «pedagogico e non politico », punta a minimizzare: «Alcuni genitori si sono detti perplessi ma non tutti, sono sempre pronta al dialogo e alla spiegazione ».
Intanto, la storia del presepe negato agita le acque della politica non solo locale. Il sindaco, oltre a recapitare i presepi all’asilo, annuncia che chiederà di trasferire Caorso in un altro distretto scolastico. Il deputato piacentino Tommaso Foti (Pdl) bolla la sortita della preside come «una scelta scellerata» degna «degli eredi di Lenin, Stalin, Ceausescu» e ha già presentato l’interrogazione al ministro.
Il collega della Lega Massimo Polledri dice che Bruschini gli «ricorda il Grinch, quello strano personaggio di fantascienza che odiava il Natale e il clima di festa e andava in giro a rubare tutti i doni, alberi di Natale compresi ». Mentre il consigliere regionale Stefano Cavalli ( di nuovo Lega) ha informato la Regione Emilia- Romagna, pure il presidente della Coldiretti Piacenza, Luigi Bisi, assicura che «cancellare il presepe significherebbe cancellare la nostra identità ». Solo Rifondazione ritiene «allucinante il coro di dichiarazioni a senso unico da parte di fascisti, leghisti ed esponenti del Pd». La preside prova di resistere a oltranza: «Non devo rispondere degli sviluppi politici della vicenda». Troppo tardi, a quanto pare.
Ha tentato di metterci una pezza il sindaco (Pdl) di Caorso, Fabio Callori, promettendo che stamattina porterà alla scuola materna del suo paese quattro presepi alle quattro sezioni dell’asilo. Ma la frittata è fatta:il ministro Profumo e l’assessore regionale Patrizio Bianchi, infatti, sono già stati informati della vicenda.
Bruschini giura di non aver fatto tutto da sola: «Anzi- sostiene la preside- è stato proprio il collegio a suggerire iniziative sulla multiculturalità. Ho dato indicazione di evitare riferimenti religiosi per concentrarsi su temi universali come l’amicizia e la fratellanza».
Tutti amici e tutti fratelli, insomma, ma allora perché abolire i re magi, le stelle comete o la stalla di Betlemme? Per ora non lo capiscono nemmeno le famiglie degli oltre 100 bimbi coinvolti o, tanto per buttarla in politica, il capogruppo bersaniano in Provincia, Marco Bergonzi, ha già chiarito che «toccare il Natale ai più piccoli è una vergogna », ma sono soprattutto le mamme dei bambini a mostrarsi allibite. Tra le signore interpellate in questi giorni, spiccano quelle che ammettono che «mi spiace, ma non capisco», oppure chi ricorda che «già i bambini il Natale non lo sentono più, ora se eliminiamo anche il presepe… » o ancora coloro che si permettono di dire che «le tradizioni non fanno male a nessuno ed è meglio tenersele ». Macché.
La preside multiculturale non ha ceduto di un centimetro e, dopo essersi preoccupata di chiarire che il suo niet al presepe è «pedagogico e non politico », punta a minimizzare: «Alcuni genitori si sono detti perplessi ma non tutti, sono sempre pronta al dialogo e alla spiegazione ».
Intanto, la storia del presepe negato agita le acque della politica non solo locale. Il sindaco, oltre a recapitare i presepi all’asilo, annuncia che chiederà di trasferire Caorso in un altro distretto scolastico. Il deputato piacentino Tommaso Foti (Pdl) bolla la sortita della preside come «una scelta scellerata» degna «degli eredi di Lenin, Stalin, Ceausescu» e ha già presentato l’interrogazione al ministro.
Il collega della Lega Massimo Polledri dice che Bruschini gli «ricorda il Grinch, quello strano personaggio di fantascienza che odiava il Natale e il clima di festa e andava in giro a rubare tutti i doni, alberi di Natale compresi ». Mentre il consigliere regionale Stefano Cavalli ( di nuovo Lega) ha informato la Regione Emilia- Romagna, pure il presidente della Coldiretti Piacenza, Luigi Bisi, assicura che «cancellare il presepe significherebbe cancellare la nostra identità ». Solo Rifondazione ritiene «allucinante il coro di dichiarazioni a senso unico da parte di fascisti, leghisti ed esponenti del Pd». La preside prova di resistere a oltranza: «Non devo rispondere degli sviluppi politici della vicenda». Troppo tardi, a quanto pare.
LUCA DONIGAGLIA - 22 NOV 2012
fonte: http://www.ilgiornale.it/
L’altra istruzione. Se il Corano non vuole Peppa Pig, Natale e il Crocifisso
Il presepe a scuola? Offende l’Islam. La carne di maiale
servita agli alunni? Maometto non vuole. L’amata Peppa Pig? Sempre di
porcellino si tratta, perciò via anche quella. Magari un po’ di musica?
Macché, per il Corano è peccato. Almeno possiamo lasciare il Crocifisso?
Ovviamente no, disturba gli islamici. Insomma, per via di una travisata
forma di rispetto, un’idea di tolleranza che tale non è, anche l’Italia
sta rinunciando ai suoi simboli culturali, inevitabilmente legati alla
tradizione cristiana. Proprio ieri il leader della Lega Nord Matteo
Salvini ha reso noto che «in una scuola in provincia di Bergamo la
dirigenza ha chiesto alla banda di non suonare «Adeste Fideles perché
troppo cristiana» e nel bresciano «vorrebbero che, per lo stesso motivo,
non si festeggiasse Santa Lucia». Ed è di pochi giorni fa la protesta, a
Torino, di due famiglie musulmane contro un progetto musicale
scolastico che offenderebbe il Corano. In una scuola materna alla
periferia di Milano a farne le spese è stata Peppa Pig, messa da parte
dagli insegnanti per le pressioni esercitate da alcune famiglie
islamiche, mentre nell’aprile scorso, per via della presenza di alunni
musulmani, la preside di una scuola di Decimoputzu (Cagliari) ha vietato
al parroco di benedire le aule. Stesso episodio due anni prima in un
istituto elementare di Varese.
Anni fa, in una scuola materna di Bolzano, persino una canzoncina
contenente un verso su Gesù è stata eliminata per «non offendere la
sensibilità degli alunni islamici», mentre all'istituto scolastico di
Monticelli d'Ongina di Piacenza, in quello De Amicis di Bergamo e in una
scuola di Leinì, nel torinese, a soccombere è stato il presepe, vietato
perché esplicito riferimento a temi religiosi. L’anno scorso nelle
mense scolastiche delle scuole materne ed elementari di Pescara sono
state vietate le bistecche di maiale, mentre in un istituto del
distretto Pianura Est del bolognese ad alcuni alunni non musulmani sono
state imposte lezioni di Islam. Quanto al crocifisso, tutto è iniziato
con Adel Smith, ex presidente dell’Unione musulmani morto di recente,
che nel 2003 avviò la sua battaglia contro la presenza di simboli sacri
in scuole, aule giudiziarie, ospedali e seggi elettorali. Una «guerra
ideologica» che ha fatto proseliti. Niente Cristo in croce, ad esempio,
per rispetto della multiculturalità e per via della presenza di bambini
di confessioni religiose diverse, nelle aule della scuola Bombicci di
Bologna. E pochi giorni fa, infine, i ragazzi della scuola primaria
«Matteotti» di Firenze sono stati persino costretti a rinunciare alla
mostra «Bellezza divina». Motivo? Fra i dipinti esposti c’era anche la
«Crocifissione bianca» di Chagall. «Non volevamo non urtare la
sensibilità dei non cattolici», hanno spiegato, convinti di essere nel
giusto, i membri del consiglio interclasse.
Nessun commento:
Posta un commento