Non
è la prima volta che testate giornalistiche vanno oltre l’informazione,
già sufficientemente drammatica, con titoli da brivido. Non è la prima
volta che vengono diffuse informazioni che devono restare in mani ad
inquirenti. Basta prendere l’esempio della lista di forze dell’ordine
italiane piratata dall’IS di cui la stampa ha pubblicato nomi mettendo
ancor più in pericolo chi era nell’elenco. E’ riuscito a fare questa
idiozia anche un noto quotidiano statunitense pubblicando un elenco di
militari americani target del gruppo terroristico.
Da tempo si sa che l’Isis è meglio organizzata di quanto alcuni
vogliano credere. Dagli iniziali video di esecuzioni che già mostravano
la padronanza della tecnica cinematografica e strategica, ai video in
cui parla il reporter britannico John Cantlie, da quelli in cui lo
stesso assume la posizione di reporter ai più recenti, la produzione è
andata migliorando. Non è un segreto che fra i loro ranghi ci sia gente
tecnicamente molto preparata ed anche esperta in manipolazione.
In tutto sono 6 video i recenti video di minacce da parte dei terroristi dell’Isis negli ultimi tempi.
Come stampa abbiamo il dovere di comunicare minacce incombenti se ne
siamo a conoscenza. Divulgarle è un conto, spiegandole quando e se è
possibile, ma fare da eco ai jihadisti è pura incoscienza, probabilmente
dettata dal mero principio che oscilla tra l’ego editoriale e
l’incoscienza totale.
Da diverso tempo ci sono appelli ai lupi solitari affinché colpiscano
nelle proprie nazioni, ovunque. Appelli ascoltati dagli interessati,
ricevuti via twitter, che ha sostituito il desueto c, troppo
tracciabile, e via altri canali ancora. Pubblicare un fermo immagine è
lecito purché non si abbia sete di sangue sparso per cadere nel
sensazionale. Pubblicare stralci importanti per far capire alle
popolazioni che il momento è grave e che siamo a rischio di altre
tragedie come in ultimo quella di Parigi del 13 novembre scorso è un
conto. Come è un conto pubblicare il fermo immagine di una compagnia
aerea nazionale può far capire che “quel” paese è nel mirino.
Ma aprire le News al computer e scoprire che tra gli annunci degli
ultimi video contro la Francia, e non solo, c’è anche la pubblicazione
di un video per esteso, con sottotitoli in arabo, l’inno jihadista ormai
tradotto in tutte le lingue e l’appello a seguire l’esempio degli otto
terroristi morti “martiri” o meglio “assassini”, mostrare il jihadista
di turno che li ringrazia gioioso è di pessimo gusto. Ma, ancor peggio, è
criminale poiché il pericolo viene sì dai terroristi ma anche da chi si
sta facendo irretire cedendo a falsi Imam, da predicatori che stanno
cercando di radicalizzare il più gran numero di giovani.
Un po’ di buon senso per favore. Ci battiamo per il diritto di
espressione che è anche, lasciatemi dire, un dovere. Voler mostrare un
video integrale significa farsi portavoce dell’Isis e allargare ancor di
più il pubblico che potrebbe esserne influenzato.
I media non devono essere portavoce di carneficine annunciate!
fonte: http://www.lavalledeitempli.net
A mio avviso la sig.a Pace segue il detto "Nomen omen". Mi domando anch'io se e in che misura si debba divulgare il messaggio truculento dell'irredentismo terrorista musulmano. Prendo però atto che il pacifismo europeo ha privato gli europei (italiani e tedeschi in testa) degli anticorpi necessari per continuare una lotta di 14 secoli contro l'espansionismo islamico. Siamo invece i loro finanziatori quando acquistiamo il loro petrolio. Chiediamoci quindi se paradossalmente non sarebbe meglio generare il rigetto per ogni cosa e persona legata all'Islàm. Rileggiamoci la storia di Spagna, dell'incompatibilità dei Moriscos musulmani rivelatisi quinta colonna degli ottomani e poi espulsi. Forse la storia si sta ripetendo... Ricordiamocelo, l'Islàm non è una religione ma una nefasta ideologia contraria alla civiltà.
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