Questa volta non c’entrano i «lupi solitari», schegge impazzite. La
carneficina di Parigi è il risultato di attacchi simultanei coordinati
da un commando di almeno otto terroristi islamici, aiutati da una
ventina di basisti, probabilmente armati. «Sono i soggetti da scovare»
commenta Edward Luttwak, esperto statunitense di strategia militare. «Il
centro nevralgico dell’attacco è probabilmente a Bruxelles. Ma sono
migliaia i maschi musulmani, radicalizzati attraverso conoscenze
personali, Internet o un soggiorno in un campo d’addestramento siriano,
che vivono indisturbati in Europa»
.Luttwak, siamo davvero alla Terza guerra mondiale?
Il linguaggio del Papa non mi appartiene. Con la retorica
dell’accoglienza e dell’umanitarismo ha causato danni enormi. È passata
l’idea, amplificata da mass media stranieri e arabi, che l’Europa possa
accogliere tutti grazie al lassismo buonista dei vostri governi.
Il
presidente francese, Francois Hollande, parlando di un «atto di guerra»
apre alla possibilità di attivare il patto Nato di difesa comune?
Io sono contrario all’ipotesi di bombardare lo Stato islamico. È retto
da sunniti, che vedono nell’Iran sciita un nemico acerrimo. E mi
domando: ha senso attaccare il nemico del tuo nemico? Uno dei kamikaze
del teatro Bataclan era un 29enne francese, di origini algerine, con
otto condanne per reati minori, mai incarcerato e schedato dai servizi
di sicurezza con la lettera «S». Eppure non era monitorato.
Possibile? Sono
almeno 5 mila in Francia le persone schedate con la «S», tutte libere di
condurre una vita normale e di ordire la trama del prossimo attentato.
L’attività di prevenzione non può annullare il rischio di un attacco, ma
deve puntare a minimizzare le vittime. I servizi americani e italiani,
attraverso intercettazioni e infiltrati, ricostruiscono la rete dei
sospettati da fermare prima di un’eventuale azione.
I 17 musulmani arrestati a metà novembre dalle autorità italiane tra
Merano e Bolzano non avevano ancora sparso terrore, ma «parlavano» di
Jihad. I servizi francesi invece adorano compilare dettagliate biografie
dei sospettati di integralismo, ma poi li lasciano liberi di girovagare
per il Paese, di andare e tornare dalla Siria. Si accontentano di
rimuovere il sangue dal pavimento quando ormai è troppo tardi. Il
Bataclan, che ha proprietari ebrei e ospita eventi di organizzazioni
ebraiche, era nel mirino dei terroristi dal 2008. La polizia lo sapeva.
Che cosa doveva fare?
Desta allarme che potenziali jihadisti possano muoversi indisturbati
sul territorio francese e da lì entrare in Belgio o in Italia senza
essere arrestati e messi sotto torchio. A volte i metodi possono non
essere i più garbati, ma è l’unico modo per difendersi, a volte anche a
costo di «sgarrare».
Ma così non si abbassa la guardia sul rispetto dei diritti umani e sullo Stato di diritto?
Pochi giorni fa la polizia francese ha arrestato un gruppo di
manifestanti, tutti incensurati, che chiedevano la chiusura di una
moschea a Brest, in Bretagna. L’organizzazione si chiama Adsav, cioè
«Rinascita»: è repubblicana e nazionalista, e manifestava pacificamente
cantando la marsigliese per contestare un imam locale che lancia furiose
invettive contro la musica occidentale. I francesi hanno alzato la
testa e la polizia ha arrestato loro, quelli accusati di
«anti-islamisation».
Lei descrive uno scenario che ricorda il libro Sottomissione di Michel Houellebecq.
Siamo al suicidio della civiltà europea. Ci scontriamo con il
sistematico rifiuto di accettare una verità lampante: in questa fase
storica l’Islam conduce una «guerra santa» contro l’Occidente. È la
seconda invasione dei barbari, dopo quella avvenuta tra il III e il VI
secolo. L’Europa riuscì allora a rimettersi in piedi. Può reagire anche
oggi. Eppure c’è chi dice che l’Islam è una religione di pace. Il Corano
contiene pagine infuocate che inneggiano alla Jihad globale. È chiaro
che non tutti i musulmani si arruolano, non tutti aderiscono al culto in
modo integrale: c’è chi manda la figlia a studiare nelle università
occidentali senza velo e con lo smalto alle unghie. Ma è un fatto che
tutti i terroristi sono di religione musulmana. Un’interpretazione
letterale del Corano fomenta una vasta comunità musulmana che ha una
straordinaria capacità di penetrazione nel vostro Continente.
Persino la Germania di Angela Merkel ha aperto all’immigrazione: fa male?
La Cancelliera è in difficoltà perché le sue aperture sono parse
improvvide ai suoi stessi colleghi di partito. Su Youtube c’è una
videointervista a un gruppo di giovani profughi afgani arrivati in
Germania: affermano di essere contenti della nuova sistemazione,
desiderano sposarsi e prolificare, dicono che le loro mogli indosseranno
il burqa e la Germania diventerà un Paese musulmano.
Sono queste le loro previsioni. Eppure quando i primi profughi sono
giunti alla stazione di Monaco di Baviera abbiamo visto cittadini
tedeschi cantare l’inno d’Europa e applaudire in lacrime. Una scena
molto commovente, se non fosse che solo il 20 per cento degli immigrati
in Europa è costituito da famiglie siriane, il resto da giovani maschi
musulmani animati dall’ideologia della conquista.
Come possono reagire i governi europei?
Devono anzitutto rispettare le leggi in vigore. Né la Germania né
l’Italia possono violare deliberatamente il trattato di Schengen,
sottoscritto da entrambe. Checché ne dica il Vaticano, l’Italia può
accogliere esclusivamente rifugiati che scappano da guerre in corso, non
migranti economici. L’identificazione deve avvenire nei Paesi
d’origine. Facciamo i conti con flussi di dimensioni colossali. Secondo
l’Onu, nella sola Grecia sarebbero sbarcati 800 mila immigrati. Ed è una
stima al ribasso.
Foto: Ansa, Reuters, AFP, AP
Redazione 22 novembre 2015
di Annalisa Chirico da Panorama
fonte: http://www.analisidifesa.it
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