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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

25/11/15

L'abbattimento della'aereo russo " Erdogan über Alles "


La Turchia ha cercato lo scontro perché vuole causare una rottura tra Russia e Occidente.





Viste le dichiarazioni a caldo di Obama e Hollande - “la Turchia ha il diritto di difendersi” - sembra che la sua versione dei fatti sia stata sposata (il che non vuol dire che sia quella da bere a occhi chiusi) dai due leader a capo della coalizione anti-Isis. Il primo forse felice di liberarsi dall'abbraccio (interessato) di Mosca, il secondo probabilmente a denti stretti visto che con la mossa turca vede andare in fumo il suo progetto di Grosse Coalition antiterrorismo.
I due si trovano così a difendere di fronte all’opinione pubblica occidentale, assetata di sdegno, impotenza e sete di giustizia (o vendetta, va bene lo stesso), il leader islamico che ha imbastito nel suo paese un’ampia caccia alle streghe contro le voci libere del giornalismo, provocato una rottura cruenta con la minoranza curda, lasciato transitare sul suo territorio gente alquanto sospetta di terrorismo, contrabbandato armi verso i ribelli siriani in odor di islamismo e approfittato della situazione caotica nata dopo i tragici attentati contro i giovani del partito di opposizione curdo, di cui ha accusato il terrorismo islamico, per... bombardare i curdi. Manca qualcosa?
Mancava, fino ad oggi - ma ora c’è anche quello - l’atto più spregiudicato e pericoloso che segna un punto di non ritorno della crisi che era siriana fino a ieri, ma che oggi va, indiscutibilmente, definita mondiale.
Abbattere un aereo militare in volo e uccidere dei soldati è un atto di guerra, non l’errore di un debuttante allo sbaraglio. Un atto di guerra contro una delle massime potenze militari al mondo. Fatto sapendo bene di avere le spalle coperte dal patto atlantico.
Il che significa che se la Russia decide di rispondere da par suo - e sarebbe tutt'altro che incomprensibile - potremmo trovarci tutti quanti, noi popoli dei paesi NATO, trascinati in un conflitto mondiale di cui nessuno (a parte le dietrologie complottiste di sempre che lasciano il tempo che trovano) ha ancora capito motivazioni e cause reali.
È palese che non si abbatte un cacciabombardiere solo perché, senza alcuna evidente ostilità, ha sforato lo spazio aereo di qualche chilometro, ammesso e non concesso che sia vero (chi ce lo garantisce? Notate le minime differenze fra le due versioni nella grafica tratta da Repubblica).

 


La domanda non può vertere sulla verità del fatto in sé. La domanda vera è: perché i turchi non si sono limitati a scortare l’aereo russo con un paio di jet “accompagnandolo” gentilmente fuori dai confini in quella manciata di secondi necessari per uscirne? Evidentemente la volontà era un’altra.
Erdogan ha già dimostrato ampiamente la sua spregiudicatezza. Ora dimostra una sua pericolosa predisposizione per l'azzardo al limite della follia. Non solo per i curdi, che ha ripreso a massacrare come la Turchia fa ormai da mezzo secolo, ma per tutti noi.
Avere un alleato così è quanto di peggio ci possa toccare. Peggio tanto quanto dovergli dare ragione (come fanno Hollande e Obama) perché si è sotto il ricatto politico di un sostanziale alleato dei terroristi islamisti di ogni sfumatura di colore oltre che del manovratore dei flussi di rifugiati siriani in fuga dalla guerra.
L’intervento della Russia in difesa di Assad e delle sue basi militari sulla costa mediterranea non aveva causato scandalo nemmeno in Israele, né gli americani si sono mostrati contrari ad avere qualcuno che infilava le mani in quel nido di vipere che è la Siria attuale. 
Sta di fatto che mentre i russi bombardano i turkmeni (alleati della Turchia) e i turchi bombardano i curdi (alleati dell'Occidente) il Califfato se la ride. Nonostante la palese incongruenza di una guerra all'Isis, dichiarata ma non molto praticata, una Siria ridotta in brandelli, in un patchwork di fragili equilibri fra enclave ostili l'una all'altra, potrebbe andare bene a tutti.
Ma la Turchia ha ambizioni ben più raffinate: sul Medio Oriente, sul Mediterraneo, sull’Islam. Vuole essere eletta a gran voce dalle masse sunnite - e dai recalcitranti alleati occidentali - a capo di una versione moderna della potenza ottomana, spodestando per sempre l'influenza degli zar russi sul mondo islamico ed erigendo un baluardo - non belligerante, ma fermo - contro il progressivo dilagare sciita dalle montagne afgane fino alle sponde del Mare Nostrum, reso possibile dall'abbattimento di Saddam Hussein.
Questa potrebbe essere, alla fine, una mano di poker migliore di quella un po’ strampalata dei fanatici e rumorosi straccioni del Califfato.
Migliore e potenzialmente catastrofica, è ovvio.

(Foto: Kremlin.ru/wikimedia.commons)


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