Venti membri del governo guidato da
Matteo Renzi continueranno ad andare in pensione con le vecchie regole
dei vitalizi, perché possono ancora vantare il minimo contributivo
richiesto. Tutti e venti quando smetteranno di fare politica si
troveranno almeno due assegni parlamentari: il vitalizio secondo le
vecchie regole e la nuova generosa pensione che si ostinano a chiamare
contributiva, ma che tale non è se confrontata al regime di tutti gli
altri italiani. Qualcuno di loro avrà anche un secondo
vitalizio/pensione maturato con l’esperienza o da consigliere regionale o
da europarlamentare. Godendo ancora degli antichi privilegi, per tutti e
20 varrà in futuro quel che abbiamo visto in queste settimane sui
vitalizi degli ex parlamentari: gli assegni percepiti saranno ben
superiori ai contributi versati, godendo così almeno di un sistema
retributivo assai spinto. Fra i 20 ci sono 5 ministri (Dario
Franceschini, Andrea Orlando, Roberta Pinotti, Angelino Alfano e Paolo
Gentiloni), 6 viceministri (Gianpiero Bocci, Lapo Pistelli, Filippo
Bubbico, Benedetto Della Vedova, Enrico Costa e Luigi Casero) e 9
sottosegretari (Silvia Velo, Gianclaudio Bressa, Luigi Bobba, Sesa
Amici, Gioacchino Alfano, Antonio Gentile, Antonello Giacomelli, Teresa
Bellanova e Marco Minniti).
Sono in tutto 198 gli attuali parlamentari che smetteranno godendosi almeno una pensione e un vitalizio (molti anche due vitalizi) e di questi la maggiore parte (75) è nel gruppo del Partito democratico, di cui è segretario sempre Renzi. Il presidente del Consiglio ha giudicato «sacrosanta» l’inchiesta sui vitalizi dei parlamentari, ma alle parole fino a questo momento non sono seguiti fatti. Renzi ha sostenuto che di questi privilegi vivessero soprattutto quelli che lui ha mandato via, ma evidentemente non si è accorto che nella stessa identica condizione sono pure quelli più vicini a lui sia nell’esecutivo sia nel partito di cui è segretario. Come capo del governo avrebbe la possibilità di stabilire per legge il cosiddetto principio “una testa una pensione” per fare in modo di costringere chiunque a scegliere un solo trattamento: se si percepisce un vitalizio non è possibile riceverne un secondo o una pensione tradizionale. Per quel che riguarda le generose rivalutazioni dei vitalizi, non è più il Renzi premier in grado di intervenire, ma può farlo il Renzi segretario del Pd, partito che domina Camera e Senato in aula come negli uffici di presidenza. Renzi può dunque cambiare ogni tipo di regola vigente, e se non lo fa è perché non vuole, non perché impossibilitato. Dei vitalizi futuri beneficeranno per altro anche parlamentari di altri partiti di maggioranza come di opposizione che spesso lanciano invettive contro quei trattamenti di favore: 52 appartengono a Forza Italia, 31 al gruppo centrista Alleanza popolare (Ncd ed ex Udc), 11 alla Lega Nord, 6 a Fratelli di Italia, 4 a Sel e due ciascuno ai gruppi Per l'Italia e di Scelta civica.
Come si potrà vedere dai nomi pubblicati nella tabella odierna (TABELLA 1 e TABELLA 2) non manca qualche sorpresa. È giovane ad esempio Giorgia Meloni, ed è pure contraria ai vitalizi. Ma se nessuno cambierà le norme attualmente in vigore, pure lei ne beneficerà a suo tempo (fra decenni naturalmente). Così come molti leghisti, da Giulio Tremonti a Giancarlo Giorgetti da Giacomo Stucchi a Gianluca Pini. Arriverà il vitalizio a Mariastella Gelmini come a Nicola Latorre, a Laura Ravetto come a Marina Sereni. A Paolo Romani come a Bruno Tabacci, che oggi protesta per l’inchiesta di Libero in modo un po’ stravagante: «Mettete quelli che li prendono generosamente, ma non fate l’elenco di noi che ogni mese paghiamo oer loro...». Tabacci, che per altro prenderà un giorno due vitalizi (uno da ex parlamentare e uno da ex consigliere regionale), fa un errore di prospettiva: non versa oggi per chi è già in pensione. Versa per se stesso, e quel versamento non basterà a pagare ciò che prenderà...
di Franco Bechis - 26 maggio 2015
Sono in tutto 198 gli attuali parlamentari che smetteranno godendosi almeno una pensione e un vitalizio (molti anche due vitalizi) e di questi la maggiore parte (75) è nel gruppo del Partito democratico, di cui è segretario sempre Renzi. Il presidente del Consiglio ha giudicato «sacrosanta» l’inchiesta sui vitalizi dei parlamentari, ma alle parole fino a questo momento non sono seguiti fatti. Renzi ha sostenuto che di questi privilegi vivessero soprattutto quelli che lui ha mandato via, ma evidentemente non si è accorto che nella stessa identica condizione sono pure quelli più vicini a lui sia nell’esecutivo sia nel partito di cui è segretario. Come capo del governo avrebbe la possibilità di stabilire per legge il cosiddetto principio “una testa una pensione” per fare in modo di costringere chiunque a scegliere un solo trattamento: se si percepisce un vitalizio non è possibile riceverne un secondo o una pensione tradizionale. Per quel che riguarda le generose rivalutazioni dei vitalizi, non è più il Renzi premier in grado di intervenire, ma può farlo il Renzi segretario del Pd, partito che domina Camera e Senato in aula come negli uffici di presidenza. Renzi può dunque cambiare ogni tipo di regola vigente, e se non lo fa è perché non vuole, non perché impossibilitato. Dei vitalizi futuri beneficeranno per altro anche parlamentari di altri partiti di maggioranza come di opposizione che spesso lanciano invettive contro quei trattamenti di favore: 52 appartengono a Forza Italia, 31 al gruppo centrista Alleanza popolare (Ncd ed ex Udc), 11 alla Lega Nord, 6 a Fratelli di Italia, 4 a Sel e due ciascuno ai gruppi Per l'Italia e di Scelta civica.
Come si potrà vedere dai nomi pubblicati nella tabella odierna (TABELLA 1 e TABELLA 2) non manca qualche sorpresa. È giovane ad esempio Giorgia Meloni, ed è pure contraria ai vitalizi. Ma se nessuno cambierà le norme attualmente in vigore, pure lei ne beneficerà a suo tempo (fra decenni naturalmente). Così come molti leghisti, da Giulio Tremonti a Giancarlo Giorgetti da Giacomo Stucchi a Gianluca Pini. Arriverà il vitalizio a Mariastella Gelmini come a Nicola Latorre, a Laura Ravetto come a Marina Sereni. A Paolo Romani come a Bruno Tabacci, che oggi protesta per l’inchiesta di Libero in modo un po’ stravagante: «Mettete quelli che li prendono generosamente, ma non fate l’elenco di noi che ogni mese paghiamo oer loro...». Tabacci, che per altro prenderà un giorno due vitalizi (uno da ex parlamentare e uno da ex consigliere regionale), fa un errore di prospettiva: non versa oggi per chi è già in pensione. Versa per se stesso, e quel versamento non basterà a pagare ciò che prenderà...
di Franco Bechis - 26 maggio 2015
fonte: http://www.liberoquotidiano.it
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