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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

05/04/15

"Arrestano tutti". La politica va in tilt

Dall’annuncio dei 120 indagati di Marino tanti foschi presagi e psicosi. L’ultimo di Storace: "L’8 aprile Zingaretti si dimette da governatore".


Zingaretti e Storace

In principio fu Ignazio Marino. Il sindaco di Roma, parlando alla propria maggioranza in vista dell’imminente approdo del bilancio in Assemblea Capitolina, chiese ai consiglieri comunali di fare presto ad approvare la delibera 88 sull’alienazione del patrimonio immobiliare capitolino e la manovra finanziaria perché dava per imminente l’arrivo di 120 avvisi di garanzia. Marino s’affettò a smentie categoricamente di aver mai pronunciato quella frase, ma molti big Dem romani, parlando off the records, nella garanzia dell’anonimato, confermarono tutto.
Da quel giorno la psicosi Mafia Capitale è deflagrata. Non passa giorno che i palazzi della politica - da Montecitorio ai consigli municipali - non s’interroghino su quando monterà effettivamente la seconda ondata tante volte evocata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone. L’ondata di nuovi arresti e avvisi di garanzia è data praticamente per certa. C’è chi la preconizzava subito dopo le feste natalizie, chi indicava nella settimana di Pasqua la data fatidica, chi ancora pronosticava per marzo una nuova iniziativa giudiziaria in grado di mettere in ginocchio la politica e gli enti locali di Roma.
Non è accaduto nulla. Almeno fino ad oggi. O forse è accaduto molto. A seconda di come si leggono gli eventi. Si è dimesso il presidente del Municipio di Ostia Tassone con la seguente motivazione: il territorio del Lido di Roma è infiltrato dalla mafia. Si è dimesso il capo di gabinetto del governatore Nicola Zingaretti perché indagati. Luca Odevaine e Salvatore Buzzi - due dei principali indagati dell’inchiesta Mondo di mezzo - hanno deciso di rilasciare dichiarazioni spontanee. Tutti episodi che non hanno fatto altro che aumentare la psicosi politico-istituzionale in previsione di nuovi arresti.
L’ultima «bomba» la sgancia Francesco Storace. Il leader de La Destra e vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio non se la sente di stabilire una quota sulle dimissioni di Zingaretti il prossimo 8 aprile. Data non quotata per eccesso di scommesse, a sentire Storace. «I molteplici rumori di fondo alla Pisana sono arrivati ai pronostici sulla data delle dimissioni di Zingaretti dalla presidenza della Giunta Regionale. La data più gettonata è quella dell’8 aprile: i bombardamenti giudiziari su Mafia Capitale punterebbero su un’équipe a lui non distante». Storace su Il Giornale d’Italia rivela anche l’umore del governatore: «Ha i nervi a pezzi dopo le dimissioni di Maurizio Venafro invischiato, secondo l’accusa, nel il tentativo di truccare la gara sulle prenotazioni sanitarie, il Cup. Zingaretti doveva partecipare col ministro Lorenzin alla conferenza stampa sugli atti aziendali delle Asl, ma il membro del governo non c’era - prosegue - Ufficialmente con l’influenza, si vocifera di un suggerimento di Alfano alla Lorenzin a disertare l’incontro. Dopo Improta, oramai siamo alle autocertificazioni di "non indagato": la notizia dell’indagine a carico della direttrice della Centrale Unica per gli Acquisti, Elisabetta Longo, viene smentita dalla stessa interessata con lettera autoassolutoria e incenso da parte di Zingaretti. E poco importa che magari dovesse essere Pignatone a dirlo. E certo è curioso che nell’abito della stessa indagine, sia indagato il povero Venafro, che non ha firmato l’atto incriminato, ma non la persona che invece vi ha apposto la firma».
Zingaretti replica su Twitter: «Inaugurata la nuova Casa della Salute a Torrenova. La buona sanità ritorna nelle periferie. La prossima il 10 a Ostia. Avanti tutta!». E la controreplica di Storace è al vetriolo: «In effetti, in quei giorni, ci saranno meno impegni in Regione, si dice...».
Ce n’è abbastanza per alimentare la psicosi. L’aria tanto nel centrodestra quanto nel centrosinistra è di pesante attesa. Sia in Regione che in Campidoglio. Perché la sensazione è che il destino del governo di Roma e del Lazio possa essere davvero custodito a piazzale Clodio.

Daniele Di Mario- 4 aprile 2014
fonte: http://www.iltempo.it

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