Dall’annuncio dei 120 indagati di Marino tanti foschi presagi e psicosi. L’ultimo di Storace: "L’8 aprile Zingaretti si dimette da governatore".
In principio fu Ignazio Marino. Il sindaco di Roma, parlando alla
propria maggioranza in vista dell’imminente approdo del bilancio in
Assemblea Capitolina, chiese ai consiglieri comunali di fare presto ad
approvare la delibera 88 sull’alienazione del patrimonio immobiliare
capitolino e la manovra finanziaria perché dava per imminente l’arrivo
di 120 avvisi di garanzia. Marino s’affettò a smentie categoricamente di
aver mai pronunciato quella frase, ma molti big Dem romani, parlando
off the records, nella garanzia dell’anonimato, confermarono tutto.
Da quel giorno la psicosi Mafia Capitale è deflagrata. Non passa giorno
che i palazzi della politica - da Montecitorio ai consigli municipali -
non s’interroghino su quando monterà effettivamente la seconda ondata
tante volte evocata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone. L’ondata di
nuovi arresti e avvisi di garanzia è data praticamente per certa. C’è
chi la preconizzava subito dopo le feste natalizie, chi indicava nella
settimana di Pasqua la data fatidica, chi ancora pronosticava per marzo
una nuova iniziativa giudiziaria in grado di mettere in ginocchio la
politica e gli enti locali di Roma.
Non è accaduto nulla. Almeno fino ad oggi. O forse è accaduto molto. A
seconda di come si leggono gli eventi. Si è dimesso il presidente del
Municipio di Ostia Tassone con la seguente motivazione: il territorio
del Lido di Roma è infiltrato dalla mafia. Si è dimesso il capo di
gabinetto del governatore Nicola Zingaretti perché indagati. Luca
Odevaine e Salvatore Buzzi - due dei principali indagati dell’inchiesta
Mondo di mezzo - hanno deciso di rilasciare dichiarazioni spontanee.
Tutti episodi che non hanno fatto altro che aumentare la psicosi
politico-istituzionale in previsione di nuovi arresti.
L’ultima «bomba» la sgancia Francesco Storace. Il leader de La Destra e
vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio non se la sente di
stabilire una quota sulle dimissioni di Zingaretti il prossimo 8 aprile.
Data non quotata per eccesso di scommesse, a sentire Storace. «I
molteplici rumori di fondo alla Pisana sono arrivati ai pronostici sulla
data delle dimissioni di Zingaretti dalla presidenza della Giunta
Regionale. La data più gettonata è quella dell’8 aprile: i bombardamenti
giudiziari su Mafia Capitale punterebbero su un’équipe a lui non
distante». Storace su Il Giornale d’Italia rivela anche l’umore
del governatore: «Ha i nervi a pezzi dopo le dimissioni di Maurizio
Venafro invischiato, secondo l’accusa, nel il tentativo di truccare la
gara sulle prenotazioni sanitarie, il Cup. Zingaretti doveva partecipare
col ministro Lorenzin alla conferenza stampa sugli atti aziendali delle
Asl, ma il membro del governo non c’era - prosegue - Ufficialmente con
l’influenza, si vocifera di un suggerimento di Alfano alla Lorenzin a
disertare l’incontro. Dopo Improta, oramai siamo alle autocertificazioni
di "non indagato": la notizia dell’indagine a carico della direttrice
della Centrale Unica per gli Acquisti, Elisabetta Longo, viene smentita
dalla stessa interessata con lettera autoassolutoria e incenso da parte
di Zingaretti. E poco importa che magari dovesse essere Pignatone a
dirlo. E certo è curioso che nell’abito della stessa indagine, sia
indagato il povero Venafro, che non ha firmato l’atto incriminato, ma
non la persona che invece vi ha apposto la firma».
Zingaretti replica su Twitter: «Inaugurata la nuova Casa della Salute a
Torrenova. La buona sanità ritorna nelle periferie. La prossima il 10 a
Ostia. Avanti tutta!». E la controreplica di Storace è al vetriolo: «In
effetti, in quei giorni, ci saranno meno impegni in Regione, si
dice...».
Ce n’è abbastanza per alimentare la psicosi. L’aria tanto nel
centrodestra quanto nel centrosinistra è di pesante attesa. Sia in
Regione che in Campidoglio. Perché la sensazione è che il destino del
governo di Roma e del Lazio possa essere davvero custodito a piazzale
Clodio.
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