Khalid Smina, marocchino legato alla rete
jihadista internazionale, viene espulso dall'Italia. E sull'aereo si fa
un selfie ghignante e lo posta su Facebook, irridendo il nostro buonismo
e le nostre leggi che hanno già permesso il ritorno di altri
estremisti. Siamo autolesionisti, e loro lo sanno...
Quell’arroganza intollerabile, è l’arroganza è di chi fa il forte con i deboli e noi, oggi, siamo i deboli. Indeboliti dai buonismi carichi di retorica. Ghigna e si fa il selfie mentre è sull’aereo che lo espelle dall’Italia. Alfano l’ha fatto allontanare perché «aveva aderito a una pratica integralista della religione con una vocazione al terrorismo». Ha mandato la Digos a prenderlo a casa, Imola. E lui si fa il selfie e lo posta su Facebook, ostentatamente divertito dalla fragilità occidentale. A voler sottolineare che non finisce affatto così, che il nemico sa usare le nostre leggi contro di noi . Si chiama Khalid Smina e ci sbeffeggia, lui che s’ispira a chi vorrebbe imporci la sharia e prendersi Roma annaffiandoci del nostro sangue. Ci prendono anche in giro. Sbeffeggiano quest’Italia che non vuole ammettere d’essere immersa fino al collo nella Terza guerra mondiale, che questa volta non ha confini. Resim Kastrati, ricorda il Giornale, è un collega del barbuto integralista Smina e “sbattuto fuori il 19 gennaio è rientrato dalla finestra in Europa lungo le rotte dell’immigrazione clandestina nei Balcani. Attraverso Serbia e Ungheria è arrivato in Germania e vorrebbe far ricorso per tornare in Italia”.
Ovvero va in scena l’ennesimo capolavoro di imbecillità europea, che per raccontarsi di garantire pari diritti e dignità a chiunque in realtà nega diritti e dignità ai più. Perché non proteggere i propri cittadini significa negar loro il diritto alla sicurezza. Alla serenità. Garantire delle regole, garantire opportunità a tutti, agli immigrati che vorrebbero contribuire e costruirsi una vita migliore, è pure ovviare con ogni mezzo all’ipotesi che possano saltare in aria, in quanto vittime, in metropolitana. Per farlo basterebbe, tra le altre cose, cancellare l’autolesionismo per cui le nostre stesse iperbuoniste e masochiste norme ci riportano in casa i terroristi. Checché se ne dica l’America resta la più grande terra d’opportunità – si chiama ancora “sogno americano”, non “russo” o “islamico” -, continua a esserlo mettendo sul piatto chili di meritocrazia, amor proprio e rispetto di se stessa e di chi l’ha fatta grande. Lasciarsi demolire, in questo caso sbeffeggiare e demolire, non è essere inclusivi. Se Smina si sente in diritto di esplicitare arroganza e certezza di vittoria l’errore è prima di tutto nostro. Quel signore potremmo anche considerarlo un cretino, cosa che non sappiamo se sia o meno. Di certo c’è che nessuno, insulso cretino o meno, dovrebbe sentirsi così certo di rientrare dalla porta di servizio in una terra che amerebbe annientare.
Il nostro esser imbelli e chiacchiericcio generico, il nostro continuare a nascondere l’ovvio e la verità perché ci piace maggiormente un altro racconto (ad esempio che gli jihadisti sono dei combattenti per la libertà, mentre sono soldati-assassini in nome dell’oppressione), dirottare l’informazione, che si tratti di Putin che s’è riscoperto brava persona o la jihad, ci rende solo prede più facili. Ed è un peccato, perché a noi la gente piace viva, libera, gay, etero, cristiana, buddista, islamica (sì, se non disturba gli altri fin islamica), ignorante, colta, bionda, mora, mignotta o santa. A noi piace l’Occidente che questo venga preso per i fondelli da un intollerante perché un ammasso di politicamente (s)corretti non hanno le palle di essere fieri di una cultura millenaria, beh, diciamo che oltre a sconcertare, francamente, fa pure…
Ovvero va in scena l’ennesimo capolavoro di imbecillità europea, che per raccontarsi di garantire pari diritti e dignità a chiunque in realtà nega diritti e dignità ai più. Perché non proteggere i propri cittadini significa negar loro il diritto alla sicurezza. Alla serenità. Garantire delle regole, garantire opportunità a tutti, agli immigrati che vorrebbero contribuire e costruirsi una vita migliore, è pure ovviare con ogni mezzo all’ipotesi che possano saltare in aria, in quanto vittime, in metropolitana. Per farlo basterebbe, tra le altre cose, cancellare l’autolesionismo per cui le nostre stesse iperbuoniste e masochiste norme ci riportano in casa i terroristi. Checché se ne dica l’America resta la più grande terra d’opportunità – si chiama ancora “sogno americano”, non “russo” o “islamico” -, continua a esserlo mettendo sul piatto chili di meritocrazia, amor proprio e rispetto di se stessa e di chi l’ha fatta grande. Lasciarsi demolire, in questo caso sbeffeggiare e demolire, non è essere inclusivi. Se Smina si sente in diritto di esplicitare arroganza e certezza di vittoria l’errore è prima di tutto nostro. Quel signore potremmo anche considerarlo un cretino, cosa che non sappiamo se sia o meno. Di certo c’è che nessuno, insulso cretino o meno, dovrebbe sentirsi così certo di rientrare dalla porta di servizio in una terra che amerebbe annientare.
Il nostro esser imbelli e chiacchiericcio generico, il nostro continuare a nascondere l’ovvio e la verità perché ci piace maggiormente un altro racconto (ad esempio che gli jihadisti sono dei combattenti per la libertà, mentre sono soldati-assassini in nome dell’oppressione), dirottare l’informazione, che si tratti di Putin che s’è riscoperto brava persona o la jihad, ci rende solo prede più facili. Ed è un peccato, perché a noi la gente piace viva, libera, gay, etero, cristiana, buddista, islamica (sì, se non disturba gli altri fin islamica), ignorante, colta, bionda, mora, mignotta o santa. A noi piace l’Occidente che questo venga preso per i fondelli da un intollerante perché un ammasso di politicamente (s)corretti non hanno le palle di essere fieri di una cultura millenaria, beh, diciamo che oltre a sconcertare, francamente, fa pure…
di Federica Dato - 7 aprile 2015
fonte: http://www.lintraprendente.it
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