Dopo la strage in Kenya nessuna levata di scudi da parte di chi è sempre pronto a scendere in difesa dei deboli
Dopo la strage in Kenya nessuna levata di scudi da parte di chi è sempre pronto a scendere in difesa dei deboli
In Kenya
è il terzo giorno di dolore: alle 10 di Nairobi inizierà una grande
veglia per l'ultima giornata di lutto nazionale dopo il massacro
all'università di Garissa, dove le milizie islamiche di al Shabaab hanno
ucciso 148 persone.
Ma mentre in Africa le stragi continuano e verso i cristiani si sta consumando un vero e proprio eccidio, l'Occidente sta a guardare.
I "martiri di oggi", li chiama Papa Francesco, indignandosi davanti al silenzio dei potenti verso quelli che nel mondo sono "perseguitati, esiliati, uccisi, decapitati per il solo fatto di essere cristiani".
Se ne è accorto pure Flavio Briatore,
che ieri ha fatto un triste paragone tra la strage in Kenya e quella
nella redazione di Charlie Hebdo: "Il mondo in generale, è molto meno
attento a quanto avviene in Africa. Il mondo dell'Africa è di serie B o
di Serie C". Un'ipocrisia che viene smascherata
guardando la presenza dei politici sui media: all'indomani della
sparatoria in Francia - ma anche dopo quella di Tunisi che aveva toccato
da vicino l'Occidente - erano tutti in tv o sui giornali, esprimevano
il loro cordoglio, erano pronti a scendere in campo contro il
terrorismo. Quella dell'università di Garissa, invece, nonostante sia
avvenuta alla vigilia di Pasqua sembra non abbia colpito nessuno. "Li ho
visti a tutti i tg e i talk show ed erano tutti Charlie", accusa Briatore, "Mentre questa tragedia vera, che poteva succedere in Tanzania o in America, è passata in secondo piano".
Ma a pesare è soprattutto il silenzio della sinistra,
che ha tra i suoi fondamenti quello della difesa dei deboli. La stessa
sinistra che ha manifestato per giorni dopo che era stata attaccata la
redazione di un giornale, che - come fa notare persino Lucia Annunziata
sul suo blog - è sempre pronta a indignarsi quando qualsiasi diritto
viene calpestato. Quelli delle donne, dei giovani, degli omosessuali,
dei lavoratori, della libertà di pensiero e parola. Ma che sembra
addirittura non stupirsi di fronte all'orrore dei cristiani decapitati e vessati dalla furia dell'estremismo islamico.
"Un
pensiero ai 147 ragazzi uccisi per la loro fede, uccisi in una
università", si è limitato a twittare il premier italiano Matteo Renzi,
mentre sul sito del Pd è apparso un breve comunicato del responsabile Esteri, Ezio Amendola, e della responsabile Scuola, Francesca Puglisi. Oggi il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni,
ha sottolineato che contro il terrorismo "è inevitabile il risvolto
militare", anche se non bisogna usare "la parola combattere, altrimenti
mi ritrovo nei panni del crociato...". Poi ha auspicato "segnali
immediati di sostegno" alla comunità cristiana del Kenya, "anche
raccogliendo la disponibilità di diverse università italiane". Parole
istituzionali che non fanno altro che far risaltare un silenzio che si
fa notare ben più di molte parole.
fonte: http://www.ilgiornale.it
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