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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

29/11/14

OSTELLINO CONTRO L'ARROGANZA DI CERTI IMMIGRATI




Come ho scritto la settimana scorsa, constatato il favore di tanti lettori del Camerlengo per il pensiero di Piero Ostellino, mi sono ripromesso di fare da eco alla sua rubrica settimanale pubblicata il sabato sul Corriere della Sera, riportandola sul blog. Ostellino, ai miei occhi, ha il pregio di essere un grande liberale e un bravo giornalista, oltretutto buon conoscitore di storia e filosofia contemporanee. 
Ha ormai, a mio avviso, una fissazione ostile all'attuale Premier, che stronca praticamente ogni volta che scrive, e di cui sempre più esplicitamente teme una predisposizione all'autoritarismo.
Non condivido questa posizione, che ormai ha i contorni del pregiudizio. Non credo che Renzi sia uno statista (felice se mi smentirà, visto che l'Italia se ne gioverebbe) , lo reputo un astuto e abile animale politico, ma, come scriveva bene ieri Salvati (un bell'articolo, chi vuole può leggere il post  http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/11/la-palude-stavolta-minaccia-renzi.html ), non è certo lui il colpevole della condizione italiana, né le sue riforme, tutte da definire, sembrano, da quanto finora si legge, avere un carattere devastante per la democrazia e la nazione in genere. Certo, liscia un po' troppo il pelo al popolo ( e da avvocato sono molto preoccupato per le garanzie e i diritti del processo), si leggono ogni tanto ipotesi legislative sconcertanti (veramente pensa di abolire l'intervento della forza pubblica per liberare le case abusivamente occupate ? e come pensa di restituirle ai legittimi proprietari ??), che però leggi ancora non sono, e quindi bisogna sì vigilare ma anche attendere.
Sul tema dell'immigrazione invece Ostellino ha ragione. Accoglienza non può voler dire né prendersi carico di tutti i disperati della terra (perché non ne abbiamo la possibilità), né tantomeno tollerare atteggiamenti ostili, di chi non pensa affatto ad integrarsi nel paese che li ospita, non adeguandosi a norme ed usanze, anzi cercando di imporre le proprie. Ovviamente per molti non è così, ma per tanti altri sì, e io sto pensando a questi ultimi.
Né è accettabile che, per sensibilità nei confronti di questi stranieri noi si debbano snaturale le nostre tradizioni.
Natale è vicino, a buon intenditor, care maestre e prof....


Dovere di ospitalità,
non con gli arroganti
di Piero Ostellino 


 
Papa Francesco ha fatto un magnifico discorso davanti al Parlamento europeo. Dando pure per scontato che parlava anche ai rappresentanti di molti Paesi dell’Europa del Nord di fede protestante e sensibili alla «centralità e sacralità della Persona», resta che, proprio perché magnifico, non si è trattato di un discorso nelle sue corde. Il Pontefice ha fatto una sola concessione al proprio terzomondismo: l’invocazione a non fare del Mediterraneo un grande cimitero. Ma chi non farebbe nulla, o troppo poco, per evitare una tale degenerazione? Non certo l’Italia, che, se mai, pecca di eccessiva indulgenza nei confronti dell’immigrazione, compresa quella clandestina. Sorge così il sospetto che il Pontefice abbia recitato un testo non suo, ma scritto da qualcun altro. Dunque, non mi pare il caso di rilevare che papa Francesco dice quello che gli passa per la testa ogni volta che apre bocca. Le contraddizioni nelle quali incorre — felici contraddizioni, nella circostanza — sono la cifra del suo pontificato.
   Il discorso al Parlamento europeo è caduto nel momento in cui, da noi, trovavano spazio nelle cronache giornalistiche gli insulti di una giovane immigrata a un poliziotto; un brutto segno dei sentimenti con i quali certa immigrazione intenderebbe comportarsi, con ingiustificata arroganza, una volta integrata. Che essa stia mettendo in circolo anche una buona dose di arroganza come se tutto le fosse dovuto, lo dice, ormai, solo Matteo Salvini. Ma, nei confronti del segretario della Lega, il giornalismo maggiore ha incominciato un’opera di demolizione per il solo fatto che dice cose di buon senso che molti pensano. Matteo Renzi, a sua volta pare stia approntando una qualche forma di depenalizzazione dell’abusivismo, sia da parte di certa immigrazione sia dell’occupazione di case. Diciamola, allora, tutta. Se, oltre che furbo, fosse anche intelligente, Renzi sarebbe già Mussolini. Ne ha adottato — lo commenta il Giornale — con la postura, anche un certo linguaggio. Se potesse, ne adotterebbe, probabilmente, anche i metodi, come ha già mostrato di voler fare con l’inopportuna eliminazione del Senato; fatta, d’accordo con un altro spirito autoritario, Silvio Berlusconi, palesemente non per ridurre le complicazioni del bicameralismo perfetto, ma per eliminare un ostacolo legislativo all’autoritarismo strisciante del governo. Tira una brutta aria.

sabato 29 novembre 2014

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