Cosa si vede in quelle foto ? e cosa evidenziano i tracciati radar ? http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-03-20/maro-chiesta-seconda-rogatoria-132616.shtml?uuid=AbaOKrfH
- Se il Presidente della Republica li riceve al Quirinale in occasione del permesso natalizio del 2012;
- se il C.te in seconda testimonia che l'imbarcazione che aveva attaccato l'Enrica Lexie non era assolutamente il Saint Antony, sul quale peraltro le tracce dei proiettili ricevuti hanno una traiettoria orizzontale e non obliqua;
- se Girone, nel corso della video conferenza del 2 giugno 2014, chiede con voce forte, decisa, a tratti vibrante che venga riconosciuta la loro innocenza;
- se Latorre chiede ai giornalisti che seguono alcuni politici in gita a New Delhi di raccontare la verità e di ascoltare quanto testimonia il C.te Noviello;
- e se dopo circa tre anni l'India non è stata ancora in grado di presentare un capo di imputazione, nemmeno uno straccio di prova, la risposta può essere solo una:
" DIMOSTRANO L'INNOCENZA DEI DUE FUCILIERI DI MARINA"
Non può meravigliare quindi se dopo circa tre anni l'India non sia stata in grado di collaborare con la Procura di Roma che aveva richiesto gli atti sull’omicidio dei due pescatori indiani, avvenuto a febbraio 2012, tanto che la stessa Procura si è vista costretta ad archiviare l'inchiesta romana.
Quello che meraviglia, e non poco, è invece il timido e sottomesso atteggiamento di ben tre governi italiani, di quattro Ministri degli Esteri e dei vertici delle FF.AA .... un incomprensibile immobilismo.
Si discute ancora di internazionalizzazione, di UNCLOS, di regole di ingaggio, di competenza giurisdizionale (indiana o italiana), di diritto internazionale, di quell'arbitrato internazionale sempre invocato, annunciato, ritenuto indispensabile e mai partito ............. ma non si abbracciano e mai si sono volute abbracciare con decisione, convinzione e determinazione, pur in presenza di evidenti incongruenze, le " ragioni dell'innocenza " tanto evidenti nell'Analisi Tecnica del perito Luigi Di Stefano o nel servizio di Toni Capuozzo con Stefano Tronconi, che evidenzia anche come il C.te del Saint Antony, Freddy Bosco, avesse dichiarato al suo rientro in porto di aver subito l'incidente, nel quale avevano perso la vita due pescatori del suo equipaggio, alle ore 21.30, mentre l'Enrica Lexie aveva respinto l'attacco di presunti pirati alle ore 16.30. Già in quell'occasione le autorità italiane avrebbero dovuto pretendere l'immediato rilascio dei due fucilieri.
" Resta ancora misterioso ed incomprensibile il motivo per cui sono stati restituiti all'India nel marzo 2013, dopo che era stato deciso di trattenerli in Italia.
Si sarebbe potuto tener conto che, fin dal 24 febbraio 2012, risultava aperto dinanzi al Tribunale ordinario di Roma il procedimento penale n. 463/2012 nei confronti dei due fucilieri di marina, indagati per il delitto di omicidio volontario ex articolo 575 cod. pen. e poteva essere ordinata, già in occasione della presenza dei marò in Italia per la licenza “natalizia” , la misura del divieto di espatrio, il che avrebbe consentito di accertare, davanti al giudice italiano competente e con tutte le garanzie costituzionali, le eventuali condotte illecite addebitabili ai due marò."
"Inoltre, essendo i nostri fucilieri imputati di omicidio volontario ed essendo prevista nell’ordinamento indiano la pena di morte, la loro riconsegna si poneva in contrasto assoluto con il combinato disposto degli articoli 25 e 27 della Costituzione, dal cui coordinamento discende il divieto di estradizione (o consegna) del cittadino verso uno Stato il cui ordinamento ammetta come sanzione, per il reato per il quale si procede, della pena capitale, che invece è vietata in Italia, oltre alla compressione inammissibile del nucleo insopprimibile dei diritti fondamentali garantiti nel nostro Stato, nell’ambito dei quali è sicuramente rinvenibile il diritto alla vita. Risultano altresì violati, in relazione al medesimo diritto, l’articolo 2 della CEDU (Convenzione europea dei diritti dell'uomo) nonché il protocollo n. 6 alla CEDU concernente l’abolizione della pena di morte. "
Queste motivazioni si potevano far valere a sostegno della revoca dell’impegno preso.
E che dire quando, in esecuzione di una ordinanza, il Ministero dell’Interno indiano ha allertato la polizia di frontiera, portuale e aeroportuale, per impedire l’eventuale partenza dell’ambasciatore Mancini, in flagrante violazione del diritto diplomatico consuetudinario, quale codificato dalla convenzione di Vienna del 1961. Vale la pena richiamare anche l’art. 29 della CVRD (Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche) che, conformemente alla risalente norma consuetudinaria internazionale sulla “sacertà degli ambasciatori”, sancisce che “la persona dell’agente diplomatico è inviolabile. Egli non può essere sottoposto ad alcuna forma di arresto o detenzione. Lo Stato accreditatario lo tratta con il massimo rispetto che gli è dovuto, e adotta tutte le misure idonee per impedire qualsiasi attentato alla sua persona, alla sua libertà ed alla sua dignità”.
Quello che meraviglia, e non poco, è invece il timido e sottomesso atteggiamento di ben tre governi italiani, di quattro Ministri degli Esteri e dei vertici delle FF.AA .... un incomprensibile immobilismo.
Si discute ancora di internazionalizzazione, di UNCLOS, di regole di ingaggio, di competenza giurisdizionale (indiana o italiana), di diritto internazionale, di quell'arbitrato internazionale sempre invocato, annunciato, ritenuto indispensabile e mai partito ............. ma non si abbracciano e mai si sono volute abbracciare con decisione, convinzione e determinazione, pur in presenza di evidenti incongruenze, le " ragioni dell'innocenza " tanto evidenti nell'Analisi Tecnica del perito Luigi Di Stefano o nel servizio di Toni Capuozzo con Stefano Tronconi, che evidenzia anche come il C.te del Saint Antony, Freddy Bosco, avesse dichiarato al suo rientro in porto di aver subito l'incidente, nel quale avevano perso la vita due pescatori del suo equipaggio, alle ore 21.30, mentre l'Enrica Lexie aveva respinto l'attacco di presunti pirati alle ore 16.30. Già in quell'occasione le autorità italiane avrebbero dovuto pretendere l'immediato rilascio dei due fucilieri.
" Resta ancora misterioso ed incomprensibile il motivo per cui sono stati restituiti all'India nel marzo 2013, dopo che era stato deciso di trattenerli in Italia.
Si sarebbe potuto tener conto che, fin dal 24 febbraio 2012, risultava aperto dinanzi al Tribunale ordinario di Roma il procedimento penale n. 463/2012 nei confronti dei due fucilieri di marina, indagati per il delitto di omicidio volontario ex articolo 575 cod. pen. e poteva essere ordinata, già in occasione della presenza dei marò in Italia per la licenza “natalizia” , la misura del divieto di espatrio, il che avrebbe consentito di accertare, davanti al giudice italiano competente e con tutte le garanzie costituzionali, le eventuali condotte illecite addebitabili ai due marò."
"Inoltre, essendo i nostri fucilieri imputati di omicidio volontario ed essendo prevista nell’ordinamento indiano la pena di morte, la loro riconsegna si poneva in contrasto assoluto con il combinato disposto degli articoli 25 e 27 della Costituzione, dal cui coordinamento discende il divieto di estradizione (o consegna) del cittadino verso uno Stato il cui ordinamento ammetta come sanzione, per il reato per il quale si procede, della pena capitale, che invece è vietata in Italia, oltre alla compressione inammissibile del nucleo insopprimibile dei diritti fondamentali garantiti nel nostro Stato, nell’ambito dei quali è sicuramente rinvenibile il diritto alla vita. Risultano altresì violati, in relazione al medesimo diritto, l’articolo 2 della CEDU (Convenzione europea dei diritti dell'uomo) nonché il protocollo n. 6 alla CEDU concernente l’abolizione della pena di morte. "
Queste motivazioni si potevano far valere a sostegno della revoca dell’impegno preso.
E che dire quando, in esecuzione di una ordinanza, il Ministero dell’Interno indiano ha allertato la polizia di frontiera, portuale e aeroportuale, per impedire l’eventuale partenza dell’ambasciatore Mancini, in flagrante violazione del diritto diplomatico consuetudinario, quale codificato dalla convenzione di Vienna del 1961. Vale la pena richiamare anche l’art. 29 della CVRD (Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche) che, conformemente alla risalente norma consuetudinaria internazionale sulla “sacertà degli ambasciatori”, sancisce che “la persona dell’agente diplomatico è inviolabile. Egli non può essere sottoposto ad alcuna forma di arresto o detenzione. Lo Stato accreditatario lo tratta con il massimo rispetto che gli è dovuto, e adotta tutte le misure idonee per impedire qualsiasi attentato alla sua persona, alla sua libertà ed alla sua dignità”.
Sono passati circa tre anni nei quali l'India ha potuto esercitare la sua prepotenza, il disprezzo per il diritto internazionale e per le norme consuetudinarie, .... una costante presa per i fondelli grazie ad un atteggiamento italiano mai fermo, privo di azioni veramente incisive e concludenti, che ha risposto alla strategia indiana dei rinvii con quella degli annunci ad orologeria.
Chi ha seguito i fatti, da quel maledetto 15 febbraio, conosce bene l'evoluzione di questa assurda vicenda, e in attesa che finisca vale la pena ricordarne qualcuno, per non dimenticare .. anche se sarà impossibile. Una "Farsa", una “Caporetto” diplomatica, politica e giudiziaria del terzo millennio.
Spesso, dopo la sconfitta può giungere la vittoria e questo è l'augurio, per Massimiliano e Salvatore, per le loro famiglie, per il prestigio internazionale dell’Italia.
e.emme - 25 novembre 2014
______
Marò, chiesta seconda rogatoria all'India. Perizia sulle foto a bordo dell'Enrica Lexie
La Procura della Repubblica di Roma ha inoltrato una seconda
rogatoria internazionale all'India per avere accesso alle prove
dell'omicidio dei due pescatori indiani ad opera dei due marò,
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Lo rivelano fonti
investigative, le quali hanno disposto per il prossimo 28 marzo una
perizia in contraddittorio. Il perito del procuratore aggiunto Giancarlo
Capaldo incontrerà i consulenti dei due marò per analizzare le immagini
scattate da una macchina fotografica della nave italiana. Si tratta di
scatti compiuti nei momenti precedenti e successivi a quando i marò
spararono. Consulenza, inoltre, sarà compiuta sui computer della nave,
sui quali ci sono gli scambi di email avvenuti con l'armatore e le
autorità italiane. Infine la Procura intende continuare l'interrogatorio
di Girone, uno dei due marò.
di Ivan Cimmarusti - 20 marzo 2013
fonte: http://www.ilsole24ore.com
SILENZIO DA NEW DELHI
Marò, verso l'archiviazione l'inchiesta romana
La procura getta la spugna: «Dall’India nessun contributo»
5 agosto 2014
L’inchiesta della Procura di Roma sui marò Massimiliano Latorre e
Salvatore Girone va verso l’archiviazione. I magistrati capitolini non
possono verificare la veridicità delle dichiarazioni di innocenza
rilasciate dai due fucilieri a marzo 2013, in quanto le autorità di New
Delhi, stranamente, hanno sempre snobbato le richieste di atti
sull’omicidio dei due pescatori indiani avvenuto a febbraio 2012.
Si chiude così il procedimento alla Procura ordinaria, in cui i
militari risultano indagati per il reato di omicidio volontario. Resta,
dunque, il giallo su come sono andati realmente i fatti, quando dalla
nave Enrica Lexie furono esplosi i proiettili verso l’imbarcazione
scambiata per un battello di pirati. Le autorità indiane si tengono
stretti gli incartamenti investigativi, non consentendo all’Italia di
verificare le accuse. Tuttavia, Latorre e Girone restano sotto
procedimento della Procura militare, che ha iscritto entrambi per i
reati di «violata consegna» e «dispersione di oggetti di armamento
militare». L’inchiesta è del procuratore militare Marco De Paolinis, il
quale intende verificare se l’uso delle armi da parte dei due marò si
stato corretto per quanto riguarda le regole d’ingaggio e le
disposizioni che regolano il servizio di protezione a bordo dei
mercantili. La dispersione di armamento militare, invece, riguarda le
ipotizzate sventagliate di fucile che sarebbero state sparate dai due
marò verso la barca dei pescatori indiani.
La Procura ordinaria, invece, è pronta a chiedere l’archiviazione. Il
procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, dopo aver raccolto le
dichiarazione dei due marò, si è dovuto fermare. La mancanza degli atti
investigativi indiani, infatti, non ha consentito di analizzare le
dichiarazioni di Latorre e Girone, così da accertare eventuali reati.
Per il momento, i due fucilieri restano in India. Ma dalla Procura di
Busto Arsizio giunge l’archiviazione dell’inchiesta Finmeccanica sulla
corruzione per la vendita di 12 elicotteri Agusta all’India. La chiusura
di un procedimento penale che potrebbe segnare un punto a favore di
Latorre e Girone. I rapporti tra l’Italia e il sub continente indiano
erano arroventati anche dalle accuse di corruzione rivolte dai giudici
lombardi ad alcuni esponenti di vertice della nomenclatura indiana -
accuse arrivate proprio quando la suprema corte indiana doveva decidere
sulla possibilità di condanna a morte dei due fucilieri di marina - dopo
l’archiviazione del caso le cose potrebbero, questo l’auspicio,
cambiare in meglio. Negli atti del procedimento infatti risultavano
numerosi pezzi da 90 del governo indiano: Sonia Gandhi e il suo
segretario politico Ahmed Patel, il premier Manmonah Singh, i ministri
Veerapa Moily all’Economia e Oscar Ferandes ai Trasporti, il governatore
del Bengala M.K. Narayana e il capo delle ferrovie indiane Vinay Singh.
Nomi pesanti che avevano alzato la tensione nei rapporti tra i due
paesi e che avrebbero potuto riversarsi proprio sulla testa di Girone e
Latorre. Ora però la Procura, con il provvedimento di archiviazione, ha
riconosciuto, da un lato, l’estraneità di Finmeccanica rispetto alla
presunta corruzione e, dall’altro, che Finmeccanica, sin dal 2003, ha
adottato - e, costantemente aggiornato - un modello di organizzazione,
gestione e controllo idoneo a prevenire reati della stessa specie di
quello contestato, rivolgendo grande attenzione anche agli aspetti di
compliance, al fine di garantire adeguati standard di correttezza ed
eticità.
Ma se da una parte, la caduta delle accuse giudiziarie contro i vertici
indiani potrebbero avere reso meno pesante la situazione dei due
fucilieri di marina, dall’altra sono ancora tanti gli intoppi che
ritardano la conclusione della vicenda. Sull’intricato giallo legato
alla morte dei due pescatori indiani è intervenuto anche il Capitano di
fregata Antonio Colombo, rappresentante del Cocer della Marina Militare,
che in un’intervista rilasciata alla radio di Stato australiana si è
scagliato contro l’immobilismo del governo italiano rispetto alla sorte
dei due militari: «La cosa che non mi piace è che non ho ancora sentito
una volta Renzi, la Mogherini. Non parlano di questi ragazzi! Ma perché
non parlano? Li ignorano. Vogliono fare in modo che la cosa cada nel
dimenticatoio? Io non lo capisco, e non lo dico da militare ma da
italiano».
Marò: per la Procura italiana sono
innocenti. Archiviato il fascicolo, e adesso?
di Luigi Di Stefano
Non c’è più ragione alcuna per tenere riservati elementi che potrebbero mettere la parola fine all’intera vicenda: se la magistratura si è chiamata fuori faremo noi. L’altro punto è che ora, di fronte alla impotenza indiana a fornire elementi di riscontro alle accuse, potremo essere maggiormente incisivi, sia sui media internazionali sia in sede istituzionale italiana e europea, a far conoscere “Le ragioni dell’innocenza” e sostenere una richiesta di Commissione di inchiesta in sede europea sul comportamento delle autorità indiane. La decisione della magistratura è quindi una presa d’atto importante, che dal punto di vista della conoscenza dei fatti dovrebbe produrre un effetto immediato e determinante: non esiste più il segreto istruttorio su alcuni elementi importanti, in particolare le registrazioni radar della petroliera Enrica Lexie. Ho chiesto di esaminare le registrazioni radar il 3/7/2013 senza avere risposta, ma ora non c’è più motivo di tenere quei dati riservati, e quindi rinnoverò la richiesta alla luce del provvedimento di archiviazione.
Fonte:http://www.ilprimatonazionale.it/2014/08/08/maro-la-magistratura-italiana-sblocca-la-situazione/
tramite: http://informare.over-blog.it
La recentissima
decisione della Procura di Roma di archiviare il fascicolo a suo tempo
aperto a carico dei due Fucilieri di Marina trattenuti in India con
l’accusa di aver ucciso due pescatori, cambia completamente il quadro
della situazione dal punto di vista giudiziario: in Italia non sono più
accusati di nulla.
Il Procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo
arriva a questa decisione prendendo atto che rispetto alle dichiarazioni
di innocenza dei due accusati da parte degli inquirenti indiani non è
stato trasmesso, a fronte di due richieste della magistratura italiana,
nessun documento processuale a sostegno della ipotesi di colpevolezza.
In sostanza le autorità indiane “non rispondono” alla magistratura
italiana, un gesto sicuramente offensivo e che ha pochissimi precedenti.
Ma
di fatto in questo modo le autorità indiane certificano la loro
impotenza a produrre elementi di prova, o anche semplicemente indiziari
di valenza processuali, a sostegno delle accuse contro i due militari
italiani. E come ho scritto anche recentemente non le producono perché
non le hanno, e se non le hanno sanno anche che i due sono innocenti,
come gli elementi di conoscenza che ormai abbiamo sulla vicenda indicano
con sicurezza da almeno un anno.
Non c’è più ragione alcuna per tenere riservati elementi che potrebbero mettere la parola fine all’intera vicenda: se la magistratura si è chiamata fuori faremo noi. L’altro punto è che ora, di fronte alla impotenza indiana a fornire elementi di riscontro alle accuse, potremo essere maggiormente incisivi, sia sui media internazionali sia in sede istituzionale italiana e europea, a far conoscere “Le ragioni dell’innocenza” e sostenere una richiesta di Commissione di inchiesta in sede europea sul comportamento delle autorità indiane. La decisione della magistratura è quindi una presa d’atto importante, che dal punto di vista della conoscenza dei fatti dovrebbe produrre un effetto immediato e determinante: non esiste più il segreto istruttorio su alcuni elementi importanti, in particolare le registrazioni radar della petroliera Enrica Lexie. Ho chiesto di esaminare le registrazioni radar il 3/7/2013 senza avere risposta, ma ora non c’è più motivo di tenere quei dati riservati, e quindi rinnoverò la richiesta alla luce del provvedimento di archiviazione.
Infine, e questo lo valuterò
nei prossimi giorni con l’avvocato, presentare una querela contro Mr.
Freddy Bosco + ignoti per aver falsamente accusato i due militari
italiani dei tragici fatti con false testimonianze, omissioni,
distruzione di reperti giudiziari, formazione di falsi scenari, etc. Gli
elementi che abbiamo per sostenere una accusa del genere sono ormai
imponenti. E li useremo tutti.
tramite: http://informare.over-blog.it
MARO' LO SFOGO DI GIRONE «Abbiamo obbedito agli ordini e mantenuto la parola che ci era stata chiesta e continuiamo a mantenere. Ma siamo ancora qui»
02 06 2014
Il comandante in seconda della Lexie: ''Non sono stati i marò a colpire i pescatori''
12 marzo 2013
L'attacco respinto dalla Enrica Lexie avviene alle 4.30 pm, il padrone del Saint Antony al suo rientro in porto dichiara ad una emittente locale ( Venad News) di aver subito l'attacco nel quale sono stati uccisi due suoi pescatori alle 9.30 pm.
«Erano le 9 e 30 della sera. Ho sentito un grande rumore. Mi sono svegliato e ho visto Julas che perdeva sangue dal naso e dalle orecchie. Ho gridato. Ho svegliato gli altri. Anche loro urlavano. Quando ci hanno sentito, dalla nave hanno cominciato a spararci addosso. Era nera in alto e rossa alla base». Freddy Bosco è appena sceso su un molo a Neendakara. Parla a una selva di microfoni. Vicino a lui c’è un poliziotto. Un cronista, sorpreso, lo interrompe. «L’incidente — obietta — è avvenuto prima delle 17!». Bosco insiste: «Erano le 9 e 30 di sera».
«Erano le 9 e 30 della sera. Ho sentito un grande rumore. Mi sono svegliato e ho visto Julas che perdeva sangue dal naso e dalle orecchie. Ho gridato. Ho svegliato gli altri. Anche loro urlavano. Quando ci hanno sentito, dalla nave hanno cominciato a spararci addosso. Era nera in alto e rossa alla base». Freddy Bosco è appena sceso su un molo a Neendakara. Parla a una selva di microfoni. Vicino a lui c’è un poliziotto. Un cronista, sorpreso, lo interrompe. «L’incidente — obietta — è avvenuto prima delle 17!». Bosco insiste: «Erano le 9 e 30 di sera».
I Marò sono innocenti, ecco perchè: di Toni Capuozzo
TG5 del 1 luglio 2013
altre fonti: http://www.academia.edu
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