Papa
Francesco ha fatto un magnifico discorso davanti al Parlamento europeo.
Dando pure per scontato che parlava anche ai rappresentanti di molti
Paesi dell'Europa del Nord di fede protestante e sensibili alla
«centralità e sacralità della Persona», resta che, proprio perché
magnifico, non si è trattato di un discorso nelle sue corde.
Il
Pontefice ha fatto una sola concessione al proprio terzomondismo:
l'invocazione a non fare del Mediterraneo un grande cimitero. Ma chi non
farebbe nulla, o troppo poco, per evitare una tale degenerazione? Non
certo l'Italia, che, se mai, pecca di eccessiva indulgenza nei confronti
dell'immigrazione, compresa quella clandestina. Sorge così il sospetto
che il Pontefice abbia recitato un testo non suo, II dubbio Dovere di
ospitalità non con di arroganti ma scritto da qualcun altro. Dunque, non
mi pare il caso di rilevare che papa Francesco dice quello che gli
passa per la testa ogni volta che apre bocca. Le contraddizioni nelle
quali incorre — felici contraddizioni, nella circostanza— sono la cifra
del suo pontificato.
Il
discorso al Parlamento europeo è caduto nel momento in cui , da noi,
trovavano spazio nelle cronache giornalistiche gli insulti di una
giovane immigrata a un poliziotto; un brutto segno dei sentimenti con i
quali certa immigrazione intenderebbe comportarsi, con ingiustificata
arroganza, una volta integrata. Che essa stia mettendo in circolo anche
una buona dose di arroganza come se tutto le fosse dovuto, lo dice,
ormai, solo Matteo Salvini. Ma, nei confronti del segretario della Lega,
il giornalismo maggiore ha incominciato un'opera di demolizione per il
solo fatto che dice cose di buon senso che molti pensano. Matteo Renzi, a
sua volta pare stia approntando una qualche forma di depenalizzazione
dell'abusivismo, sia da parte di certa immigrazione sia dell'occupazione
di case. Diciamola, allora, tutta. Se, oltre che furbo, fosse anche
intelligente, Renzi sarebbe già Mussolini. Ne ha adottato — lo commenta il Giornale
— con la postura, anche un certo linguaggio. Se potesse, ne
adotterebbe, probabilmente, anche i metodi, come ha mostrato di voler
fare con l'inopportuna eliminazione del Senato; fatta, d'accordo in un
altro spirito autoritario, Silvio Berlusconi palesemente non per ridurre
le complicazioni del bicameralismo perfetto ma per eliminare un
ostacolo legislativo all'autoritarismo strisciante del governo. Tira una
brutta aria.
di Piero Ostellino - 29 nov 2014
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