Dritti, a distanza di circa due metri uno dall’altro, leggendo un libro.
Sono loro, i rappresentanti delle Sentinelle in Piedi, che possiamo
incontrare nelle piazze italiane o di fronte ai luoghi di potere. La
rete, apartitica e aconfessionale, non è un movimento, nemmeno
un’associazione, bensì un metodo, uno stile, una forma di testimonianza
che non può escludere nessuno perché riguarda la coscienza di ogni uomo e
il desiderio di infinito che tutti hanno in fondo al cuore. Sono una
resistenza formata da persone che vegliano su quanto accade nel mondo
che li circonda, denunciando ogni occasione in cui si cerca di
distruggere l’umanità.
Nonostante ci siano polemiche e discussioni aperte
l’obiettivo è uno solo: risvegliare le coscienze intorpidite e passive
di fronte ad un pensiero unico, sempre più massificato.
Rispetto alla società attuale in cui sentiamo continuamente di nuovi
modi e di nuove situazioni, vegliano per la libertà di espressione e
sulla tutela per la famiglia naturale fondata sull’unione tra uomo e
donna, vegliano per educare a rifiutare le definizioni che riducono
l’identità umana ad una pulsione sessuale, perché non si deve
dimenticare “il valore infinito di ogni persona”.
Nel
nostro paese le Sentinelle in Piedi, ispirate ai veilleurs francesi,
sono nate dalla messa in discussione del ddl Scalfarotto che, approvata
dalla Camera e dal Senato, dovrebbe servire ad arginare atti di
violenza e aggressione nei confronti di persone omosessuali. Ma il
testo omette di specificare cosa si intenda per omofobia, al giudice è
lasciato il compito di distinguere un episodio di discriminazione e una
semplice opinione. Il liberticidio è compiuto: chiunque faccia
riferimento ad un modello di famiglia “tradizionale” e come tale non
riconosca i diritti e doveri del matrimonio nelle coppie gay potrebbe
essere denunciato e rischiare fino a un anno e mezzo di carcere. Solo
per un’idea diversa, per essersi allontanati dal dominio mentale di
quella teoria del gender che sta diventando una presenza sempre più
invadente e concreta nella nostra società.
I modi di operare della rete sono particolari: il punto
principale è il silenzio, perché “non c’è nulla come il silenzio che
faccia emergere la voce della coscienza”. In un mondo che ha il
proprio potere nella confusione, nella continua offerta di risposte
immediate, parziali, caotiche, luminose, attraenti, con luci e immagini
senza sosta non c’è nulla come il silenzio per poter dare uno schiaffo
al rumore in cui siamo immersi, che non è altro che una quotidiana
rinuncia della libertà per la soddisfazione dei nostri capricci. Il
silenzio ci ricorda che non possiamo autodeterminarci a seconda
dell’umore al risveglio, che l’uomo nella creazione della propria
identità ha un tremendo bisogno di altro da sé, è l’unico antidoto a
questa nuova forma di dittatura, l’unica voce di quel bruciante bisogno
di verità, prima condizione per diventare pienamente liberi.
“Non accettiamo di non poter esprimere le nostre opinioni, per questo vegliamo”. La bocca è chiusa ma gli occhi ben aperti per guardare il mondo con sguardo critico, lo fanno pubblicamente per
“testimoniare che insieme si può vivere ancora così e non c’è
despotismo che possa impedire la libertà”. Non ci può essere nessuna
legge che riesca a zittire le coscienze. Sulle altre modalità spiegano:
leggono perché “in un mondo in cui i mezzi di comunicazione sono
manipolati” non si accontentano di informazioni parziali o di slogan
superficiali, manifestano per un’ora per contrastare la fretta che
caratterizza il nostro vivere e prendersi il loro tempo di riflettere.
Le Sentinelle si alzano in piedi perché sanno, e vogliono comunicare,
che una coscienza non è irriducibile ad un’omologazione, ad una
definizione come “gay” o “lesbica” che sembra aprire infinite
possibilità all’essere umano ma che in realtà lo incatena ad una logica
di potere che anziché servire l’uomo cerca di controllarlo.
Le iniziative si diffondono a macchia d’olio, perché chiunque
può decidere di portare la veglia delle Sentinelle nella propria città.
Perché la voce interiore che tutti abbiamo in molti stanno iniziando a
sentirla, perché ridurre l’uomo ad una pulsione non è accettabile,
perché i punti fermi di ogni bambino, come l’amore dei propri genitori o
la propria dignità di essere umano, non possono essere cancellati senza
che qualcuno si alzi in piedi.
Di Claudia Gennari -30 Jan 2015
fonte: http://www.interris.it
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